5. QUEL TOCCO UN PO’ VIN-TAGE – Dai che una lacrimuccia vi è scesa. Non vergognatevi. E’ normale. Vince Carter ci ha riportato indietro di qualche anno, quando passava metà della sua giornata nella stratosfera, salvo poi riscendere e andarsene in motorino. No, ahimè quel Vince Carter non si vedrà più, ma l’inchiodata in gara-5 ha quel sapore retrò che piace ai nostalgici e agli intenditori. I Grizzlies volano, Vincredible solo ogni tanto. Però quell’esultanza, quei pugni chiusi…ah i bei tempi!

4. E’ UN MONDO DIFFICILE – Guardi Chris Paul e pensi: “Certo che è proprio ingiusto il mondo. Come fa uno del genere a non aver mai vinto nulla?”. Capita; in qualsiasi sport. Ciò non toglie che CP3 sia un campione straordinario e un uomo dagli attributi sconfinati. I suoi playoffs sono per ora straordinari: 22 punti, 8 assist, 5 rimbalzi e 2 rubate. Ma vabbè, i numeri non dicono tutto. Ha sempre quel piglio da direttore d’orchestra severo ma giusto. Il capitano che ti accarezza, ti incoraggia e ti difenderebbe in ogni modo. E’ tra i più piccoli in campo ma si batte da gigante; sempre nella mischia, sempre con le mani sulla palla. E’ un duro: poco ma sicuro. Con le sue magie (e mettiamoci anche il grande aiuto di Griffin) ci ha regalato una gara-7 che si preannuncia una lotta all’ultimo sangue (sempre sportivamente parlando). Se non dovesse andar bene, vi sfido a dirglielo in faccia che è un perdente.

3.“LA VERITA’” TI FA MALE LO SO – Gara-3; 23” e spicci alla fine. Washington è sopra 102 a 99 ma Toronto è in rimonta. Palla in mano a Wall che parte, penetra e scarica per Pierce. The Truth’ finta, esita e poi spara: splash! E allora l’ex-Boston si gira, guarda la folla con sguardo da gladiatore, alza il dito, si indica e dice: “That’s why i’m here! That’s why i’m here!”. Parole sante caro Paul. In una semplice frase, un mondo intero, una serie, una squadra, un giocatore e, soprattutto, un uomo. Un leader come pochi; uno di quelli col sangue gelato anche quando la palla è rovente. Pierce non ha brillato nella regular-season, ma si è svegliato appena le cose si sono fatte importanti. Washington va, lui guida e distribuisce saggezza e carisma. Che campione!

 

Harden e Howard, le due stelle dei Rockets (Foto: sportsnaut.com)

Harden e Howard: provate a fermarli! (Foto: sportsnaut.com)

2. H2-HOUSTON: “Houston, non abbiamo un problema”. Eh no, stavolta no. Tutto fila liscio e corre spedito. Spazzati via i Mavericks, i Rockets sono pronti a giocarsi al meglio le proprie chances, in barba (e che ‘Barba’!) agli infortuni e agli scetticismi della vigilia. Nessuna ricetta segreta: Harden è lo chef pluristellato, Howard il sous-chef che mezza NBA invidia. H+H = W: la formula è semplice.
Alla sua terza post-season in biancorosso, l‘ex OKC sta incantando le platee: 28.4 punti e 7.8 assist, il 63% da due, il 39% da 3 e quei tocchi di genio a cui ci ha piacevolmente abituato.
Se sul #13 c’erano pochi dubbi, soprattutto vista la stagione da urlo, ben più fosca era l’atmosfera attorno a Dwight Howard. ‘Superman’ si è presentato al rendez-vous col piglio che serve, prendendosi qualche rivincita sulle malelingue. Nonostante qualche acciacco, DH ha fatto terra bruciata: 28 punti in gara-1, 26 rimbalzi in gara-3, doppia-doppia (18 punti e 19 rimbalzi) in gara-5. Dominante, ingiocabile, illegale.
Harden avvisa tutti: “E’ solo l’inizio, abbiamo obiettivi più importanti”. Pronti al decollo.

1. SPERONI ALLA BOLOGNESE – 7/11 da tre. Le due bombe che hanno tenuto aperto il match sino alla fine. Fuori equilibrio, con le mani dell’avversario in faccia e una pressione che solo Atlantide può capire. Scatti del Marco Belinelli di gara-6. Una serata di magie tricolori che entra di diritto nell’album dei ricordi preziosi del #3 da San Giovanni in Persiceto. Lampi nel nulla? No, proprio no. Belinelli sta giocando i suoi playoffs, facendosi trovare pronto volta dopo volta. Ne può segnare 6 o 23: da un certo punto di vista poco cambia. Pop ha visto che il Beli ha gli occhi giusti e gli ha dato più minuti. Marco se li è presi e ha giocato da go-to-guy. Non è bastato agli Spurs, ma tant’è: il tabellino è di quelli da stampare, incorniciare e appendere sopra il camino. Magari accanto all’anello.

https://www.youtube.com/watch?v=Q4LER1hlQiw


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