DeMarre Carroll: sinora, il migliore di Atlanta

DeMarre Carroll: sinora, il migliore di Atlanta

5. DEMARRE NON CI STA – Si ha come la sensazione che DeMarre Carroll si fosse stancato di essere il quinto dei cinque. L’unico che non va all’All-Star Game, l’unico che non finisce sulle copertine o viene inseguito dai media. Non che non si fossero notate le sue qualità, ma di certo era il meno chiacchierato dei titolari degli Hawks. In questa post-season ha sorpreso tutti, e non solo per una capigliatura che farebbe un baffo al miglior Arturo Vidal. Il ventello è ormai abitudine consolidata, la leadership anche. Atlanta ha fatto più fatica del previsto, soprattutto contro i Nets, e Carroll è stato l’appiglio a cui aggrapparsi di volta in volta. Contro Washington la storia si sta ripetendo: il #5 è il go-to-guy della squadra di Budenholzer.

4. BG 3-TRIPLE 2-DOUBLE – E pensare che c’è chi ancora dice che sa solo saltare. Che sappia volare non c’è dubbio, ma dove mettiamo tutti il resto? Blake Griffin sta giocando da MVP dei playoffs, mostrando una completezza che in pochi immaginavano. Schiaccia e stoppa come sempre, ma le tre triple doppie di questa post-season non si spiegano solo così. Adesso si mette anche a portare palla, regalare assist a ripetizione e prendersi responsabilità da cui prima fuggiva. A volte esagera, per carità, ma il suo stato di forma è paradisiaco. Che lo spirito di Westbrook si sia impossessato del corpaccione del lungo dei Clips? Mai dire mai. Certo è che BG32 è esploso nel momento giusto. Senza Chris Paul, L.A. aveva bisogno di un nuovo punto di riferimento. Ed eccolo qui, in tutti i suoi 115 chili e i suoi 10 metri di elevazione: 26 punti, 14 rimbalzi e 13 assist in gara-2 e prestazioni che toccano vette inesplorate. Per lui ha speso parole dolci anche un duro (per usare un eufemismo) come Barnes: Oggi è più maturo, prende sempre le decisioni giuste, è la nostra point-forward”.

3. TIMBRO REALE – Eh no, quando gioca così non ce n’è per nessuno. Il LeBron James di gara-2 è ancora il cestista più forte del pianeta. LBJ aveva voglia di riscattare una gara-1 un po’ sottotono, in cui si era fatto ‘gabbare’ troppo spesso dal buon Jimmy Butler. Sono bastati pochi istanti per capire che non sarebbe accaduto di nuovo. Già al momento dell’ingresso in campo, lo sguardo era di quelli che incutono timore. In più, il ritorno alla celeberrima fascetta faceva intuire che era arrivato il momento di cambiare qualcosa. Un pò come quando Stallone girava il cappellino in ‘Over the Top’. Quando il ‘Prescelto’ ha quella faccia, bisogna prepararsi a tuoni e fulmini. Onnipotente, inarrestabile, semplicemente immenso. Ha dominato in attacco (33 punti) e fatto piazza pulita su entrambi i lati del campo. Si è preso la rivincita su Butler, con molti interessi, e ha trascinato la Quicken Loans Arena per 48 minuti. Cosa aggiungere: il Re è lui. Basterà ai Cavs?

 

2. ‘LA ROSA’ PUNGE ANCORA – Derrick l’avrà dichiarata quella tabellata? Poco importa. La tripla che ha regalato ai Bulls la vittoria in gara-3 sui Cavaliers entra di diritto nella nostra classifica settimanale. Un finale emozionante per una partita giocata punto a punto, a conferma del fatto che la serie tra Chicago e Cleveland sarà da vivere sino all’ultimo possesso. Un tiro fortunoso, ma comunque difficilissimo. Difensore che lo insegue alle spalle, un altro che gli si fa incontro, secondi che passano veloci ed equilibrio precario. Mettiamoci pure che D-Rose non è mai stato un Kyle Korver (tutt’altro). Insomma, una grande giocata baciata dalla Dea bendata. Per fare strada nei playoffs ci vuole anche questo. Ora che i ‘Tori’ hanno ritrovato anche un Rose decisivo e col piglio da leader, tutto è possibile.

1. A TUTTO PAUL – Facciamo un lungo passo indietro. In pratica, la posizione più alta della nostra chart era già stata decisa una settimana fa. Lo scenario è quello di gara-7 tra Clippers e Spurs, il protagonista Chris Paul. Scegliere un momento o una giocata precisa è quasi impossibile: il buzzer-beater, le lacrime, l’abbraccio con Duncan, le dichiarazioni emozionanti nel post-partita…Tanti frammenti di un film stupendo. E tutto questo giocando a un decimo del proprio ritmo a causa di una gamba malandata. Già, perchè la serata del prodotto da Wake Forest è stata resa ancor più leggendaria dalle sue precarie condizioni fisiche. Epica la tripla con crossover mentre si tiene il muscolo dolorante. E’ stato il degno epilogo di una sfida da urlo durata sette partite, e che, purtroppo, rappresentava solo un incrocio di primo turno (il più bello di sempre). Una contesa degna delle migliori Finals, un Chris Paul in formato MVP.


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