Con l’inizio delle gare 3 si entra davvero nel vivo dei Playoffs; tutte e tre le partite della notte si concludono sul 3-0, ma non si può certo dire che siano state vittorie facili. A Boston i Celtics ancora una volta vendono cara, carissima la propria pelle, e si arrendono ai Cavs solo per l’evidente differenza di talento. Cleveland guida quasi sempre nel punteggio, ma Boston è sempre lì, tanto che a 2:45 dalla fine una tripla di Turner riporta i padroni di casa a -3. Due triple di Love e una pazzesca stoppata di James sullo stesso Turner chiudono però i conti.

Derrick Rose e Jimmy Butler, ancora una volta protagonisti (Foto: probasketballtalk.nbcsports.com)

Derrick Rose e Jimmy Butler, ancora una volta protagonisti (Foto: probasketballtalk.nbcsports.com)

Totale e avvincente equilibrio invece a Milwaukee, dove i Bulls purtroppo vincono dopo ben due supplementari; diciamo “purtroppo” perché con la vittoria dei Bucks la serie si sarebbe sicuramente allungata di almeno una partita, e una serie del genere è una gioia per gli occhi. I padroni di casa toccano anche il +18 a metà del secondo quarto con due triple di fila di Dudley, ma i Bulls ci mettono meno di 4 minuti a rientrare a -2. Allo stesso modo, ma al contrario, nel quarto periodo Chicago è a +10 a 2:40 dalla fine: partita finita? Assolutamente no, perché con un incredibile 11-0 firmato da Middleton e Henson Milwaukee ribalta addirittura il risultato, andando a +1 a 10 secondi dalla sirena. Rose dalla lunetta ha la possibilità di vincere la partita, ma sbaglia il primo libero e segna, con un po’ di fortuna, il secondo: overtime. Il primo supplementare si riassume facilmente: Chicago segna e Milwaukee risponde, per tre volte; poi, nell’ultimo minuto, sbaglia Middleton, sbaglia Butler, sbaglia Mayo. Secondo overtime: qui le cose cambiano fin da subito. Pare chiaro che i Bucks non ne abbiamo davvero più, mentre i Bulls si caricano con un furto chiuso in contropiede da Butler, aprendo le danze a un break tagliagambe di 12-0, che mette la parola fine alla gara dopo 58 minuti intensissimi.
Anche a New Orleans la gara va in modo più o meno simile, con la differenza che in questo caso i Pelicans controllano quasi per tutto l’incontro con un Anthony Davis irreale, toccando anche il +20 giusto alla fine del terzo quarto (69-89). I Warriors provano quindi a rientrare, ma i Pelicans rispondono colpo su colpo con un ottimo Anderson, tanto che a 3 minuti dalla fine il divario è ancora di 10 punti. Barnes, Thompson e Green riaccorciano, ma a 17 secondi dalla sirena Holiday mette due liberi per il +5. Sembra finita, ma mai fare i conti senza Stephen Curry, che prima segna da 3 per il -2 e poi, dopo l’1/2 dalla lunetta di Anthony Davis, prima sbaglia e dopo 3 secondi (e rimbalzo offensivo preziosissimo di Speights) segna la tripla del pareggio (subendo anche fallo, ma va be’, diciamo che gli arbitri erano ammaliati dalla sua giocata e non ce l’hanno fatta a fischiare). Nel supplementare è ancora Curry ad aprire le danze, e in generale i Warriors a condurle; dal -6 i Pelicans tornano a -1 con Evans e Anderson, ma non si va oltre, con Davis a sbagliare piuttosto malamente il tiro del possibile pareggio a 6 secondi dal termine.

Cleveland Cavaliers @ Boston Celtics 103-95 (3-0)
Chicago Bulls @ Milwaukee Bucks 113-106 2OT (3-0)
Golden State Warriors @ New Orleans Pelicans 123-119 OT (3-0)

Stephen Curry, miglior marcatore di giornata (Foto: oddsshark.com)

Stephen Curry, miglior marcatore di giornata (Foto: oddsshark.com)

MVP. Derrick Rose sembra davvero tornato un fattore: 34 punti, 5 rimbalzi, 8 assist, 3 recuperi, 12/23 al tiro (con 5/9 da tre) e tanti canestri pesanti. A parimerito, però, ecco Stephen Curry: 40 punti, 5 rimbalzi e 9 assist, con l’unica pecca della percentuale al tiro (10/29, con 7/18 da tre!) controbilanciata dal peso specifico dei tiri messi alla fine del quarto periodo.

LVP. Il grande assente di giornata è stato Eric Gordon, che ha chiuso con soli 6 punti, frutto di un pessimo 2/10 al tiro. I Pelicans sono andati a un passo dalla vittoria; forse sarebbe bastato che lui facesse il suo…

Losing Effort. Due le prestazioni che, per un pelo, non sono rientrate nella categoria MVP: per i Bucks, Giannis Antetokounmpo chiude con 25 punti, 12 rimbalzi e una costante pericolosità offensiva nell’area dei Bulls. Per i Pelicans, invece, altra grande prova per Anthony Davis: 29 punti, 15 rimbalzi e 3 stoppate, ma non si possono non segnalare anche i 26 punti con 10/14 dal campo di un Ryan Anderson mentalmente assente nelle prime due partite della serie.

The Unexpected. Tante le sorprese in queste tre gare: per i Bulls, ottima prova di Tony Snell (16 punti con 4/8 da tre), mentre per i Bucks Jared Dudley è stato protagonista del massimo vantaggio dei suoi nel secondo quarto (11 punti con 4/6 al tiro alla fine). Per i Warriors 12 punti di Shaun Livingston, che ha lottato con il pariruolo dei Pelicans Norris Cole, autore di 16 punti con 7/10 dal campo.

Ottima serata al tiro per Kevin Love (Foto: fearthesword.com)

Ottima serata al tiro per Kevin Love (Foto: fearthesword.com)

Up. Solita “serata in ufficio” per LeBron James, che finisce con 31 punti, 11 rimbalzi, 4 assist e altrettanti recuperi, ma decisivo per i Cavs è stato, finalmente, anche Kevin Love, che di punti ne ha messi 23 con 6/10 da tre e 9 rimbalzi. Per i Celtics, con Thomas sottotono, ci hanno provato Evan Turner (19 punti, 8 rimbalzi, 8 assist), Avery Bradley (18) e Jae Crowder (16 punti con 5/6 al tiro, più 7 rimbalzi e 4 assist), mentre nella sfida tra Bulls e Bucks si sono fatti notare l’ormai solito Jimmy Butler (24), Pau Gasol (17+14+5) e John Henson (15+14). Infine, 28 punti di Klay Thompson e doppia doppia di Draymond Green (12 punti e 17 rimbalzi, più 5 assist) per i Warriors.

Down. Come detto, battuta d’arresto per Isaiah Thomas (5 punti e 2/9 al tiro), così come ha avuto qualche difficoltà il suo diretto avversario Kyrie Irving (13 con 3/11 dal campo). Va poi aperta una parentesi per Khris Middleton e Michael Carter-Williams dei Bucks: da un certo punto di vista si possono considerare tra i migliori in campo, ma a guardare bene i 37 punti in coppia arrivano con percentuali al limite del pessimo (15/38); e in partite come queste le differenze le fanno anche dettagli del genere.