Paul George (Getty Images)

Paul George (Getty Images)

Una quindicina di giorni di partite non può ancora bastare a togliere la ruggine estiva dalle formazioni NBA. Tanti gli equilibri da trovare, specie in una Eastern Conference che al momento presenta solo 3 squadre sopra al 50%: ma una sembra esserci riuscita prima degli altri. Si tratta degli Indiana Pacers, ultimi rimasti imbattuti e protagonisti di un inizio da record franchigia. Senza Granger infortunatosi al polpaccio in preseason, e per una settimana anche senza George Hill – alle prese con fastidi all’anca –, ben rimpiazzato in quintetto da C.J. Watson, Vogel può viaggiare con un gruppo consapevole dei propri mezzi che, come dice West, non sta facendo “niente di diverso dall’essere se stesso e dal verificare la propria preparazione”.

E i ragazzi di Indiana stanno dimostrando di aver studiato bene. L’8-0 iniziale – traguardo platonico ma raggiunto da sole 7 squadre dal 2000 –, che ha mostrato un Paul George con accresciute doti di aggressività e convinzione (“E’ uno dei giocatori più completi in assoluto” lo ha descritto Vogel) e con un Lance Stephenson a sorpresa secondo realizzatore, è in gran parte dovuto ad una fisicità che stronca gli avversari sulla distanza: 6 vittorie sono infatti arrivate in rimonta dopo l’intervallo ed aver saputo alzare i toni della miglior difesa per punti subiti (84.5) e percentuale dal campo concessa (39.2%).

“Tutti sanno difendere, proteggono bene l’area e aggrediscono già con le guardie per contestare ogni tiro” ha riconosciuto Mike Conley, quinta vittima in sette giorni, coi suoi Memphis Grizzlies, tenuti circa 20 punti sotto la media offensiva stagionale. In questo incidono i centimetri e la stazza che partono sul perimetro ed arrivano all’apice in mezzo ad un’area ben protetta da Hibbert, che piazza oltre 4 stoppate a serata e concede agli avversari appena il 33% al ferro.

Alle spalle dei Pacers, le gerarchie sono totalmente in divenire ed è l’equilibrio almeno per il momento a farla da padrone tra le altre quattro, tutte accomunate da una clamorosa fragilità lontano da casa. Cleveland può già mettere in conto qualche esibizione di lusso di Kyrie Irving, ma commette ancora errori enormi in difesa, palesando lacune in termini di atteggiamento non digeribili per un coach esigente e attento ai dettagli, come Mike Brown, indotto a variare le rotazioni alla ricerca di risposte. Panchinato Clark, non ha avuto problemi a dare minuti anche a Sims e Dellavedova pur di trovare l’energia richiesta a tutti. Chicago ha recuperato finalmente il tanto atteso Rose, che ha messo la firma col game-winner sui Knicks, ma sta faticando in termini di gestione, di precisione al tiro e pare aver inciso in negativo anche sulla difesa dei Bulls: se l’attacco è tra i peggiori in assoluto in molte specialità, sorprende trovare gli uomini di Thibodeau in cima alla lista delle squadre meno efficaci in difesa contro il tiro da tre punti (concesso oltre il 42%). Urge un’inversione di tendenza nella propria metà campo, in attesa di rivedere il numero 1 – uscito acciaccato con Cleveland – nella propria miglior versione, altrimenti le possibilità di insidiare i Pacers – che nel primo scontro diretto hanno evidenziato una superiorità piuttosto netta – rischiano di svanire in fretta.

A Detroit la potenza fisica può farla da padrone, con una frontline formata da Smith, Monroe e Drummond. Ma le dichiarazioni del prodotto di Georgetown – pur in doppia-doppia di media con 18 e 11 di fatturato – di confidenza nel gioco fronte a canestro e nel tiro dalla media distanza sono smentite dai numeri (6/17 fuori dal pitturato) e diventa più evidente ad ogni gara la mancanza di pericolosità dall’arco (26° posto col 29%), una lacuna che potrebbe agevolare Datome, che si sta guadagnando lentamente i primi minuti e, anche se in una rotazione affollata, potrebbe anche continuare ad averli giocando da numero 4, come contro Indiana, quando Cheeks ha provato con l’ex romano a punire la lentezza nelle rotazioni difensive di Scola. Il tiro di Gigi non è entrato ma ha avuto diversi buoni palloni e c’è da credere che altre occasioni non mancheranno. A Milwaukee, i Bucks hanno sostanzialmente consegnato nelle mani di O.J. Mayo (oltre 18 di media) il ruolo di prima punta dell’attacco, ricevendone in cambio l’ ormai consueta discontinuità, fatta di tante palle perse, tiri scelti in maniera ondivaga, ma anche canestri incredibili e buona difesa (decisivo su Irving contro i Cavs). Gli infortuni di Knight e Ridnour hanno creato spazi imprevisti in regia per Wolters, poco efficace al tiro ma già a proprio agio nel giocare il pick-and-roll e capace di gestire i possessi in maniera oculata (pazzesco rapporto assist/palle perse a quota 6.2).

HOT – Paul George sa di avere i Pacers sulle spalle e che quest’anno, ancora più dello scorso, si fa sul serio. Le risposte nelle prime uscite sono state clamorose. Talento, completezza, convinzione, aggressività sono i termini migliori per descriverne l’inizio di stagione. 24.9 punti di media con 7.8 rimbalzi e 3.6 assist, tirando il 47.9% dal campo e il 40.4% da tre sono numeri da top 10 della lega.

NOT – Ancora non al meglio, non è brillante l’inizio di Joakim Noah. Quasi in doppia cifra a rimbalzo, ma solo 7.7 punti col 45% sono pochi anche per un attaccante non naturale come lui. In un ruolo in cui i Bulls non sono fornitissimi è un dato pesante. Fuori fino ad inizio dicembre per l’infortunio al pollice destro, Larry Sanders paga i problemi “extra-parquet” e deve rinviare il ritorno in campo, dove manca dal 2 novembre.

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Derrick Rose

ON FIRE – Kyrie Irving ne ha messi 39 con 12 assist e il layup vincente allo scadere dell’interminabile battaglia con i Sixers. Sta andando a strappi, ma qualche lampo è già di alto livello. Grande partenza per Lance Stephenson, culminato nella prima tripla-doppia in carriera contro i Grizzlies: 13 punti, 11 rimbalzi, 12 assist.

INJURIES – A poco più di 3’ dalla fine della sfida vinta la scorsa notte con i Cavs, Derrick Rose è uscito per un problema al tendine del ginocchio sinistro, accusato andando a segnare in layup a tutto campo: “Niente di grave” ha minimizzato il giocatore, che verrà rivalutato per maggiori accertamenti e sarà a riposo in attesa della partita di venerdì contro Toronto. Stagione probabilmente finita per Delfino: la frattura al piede destro non è guarita nel modo corretto e sarà richiesta una nuova operazione.

UNEXPECTED – Se il tiro di Irving e Waiters fatica a trovare continuità (entrambi sul 39% complessivo), i Cavs stanno trovando un’arma a sorpresa dalla panchina in C.J. Miles, 4° realizzatore di squadra, 12.6 punti giocando una ventina di minuti col 49% su azione e il 39% da tre. A Detroit, in un roster in cui non deve essere una delle prime opzioni, si sta ritrovando Stuckey: quasi 14 a sera col 50% dall’arco.