Riuscirà Doc Rivers a far toccare ai Los Angeles Clippers nuove vette finora mai sfiorate? (Nick Ut/AP)

Riuscirà Doc Rivers a far toccare ai Los Angeles Clippers nuove vette finora mai sfiorate? (Nick Ut/AP)

L’estate 2013 è probabile che nella storia della seconda franchigia di Los Angeles diventerà di un’importanza quasi pari all’autunno 2011, quando l’arrivo di un playmaker svoltò il destino di quella che è sempre stata considerata la squadra barzelletta della lega. Le operazioni dell’ultimo mercato dei Clippers non sono certo state sconvolgenti come fu con l’approdo di Paul a danno dei cugini giallo-viola, ma consolidano certamente il giocattolo di Donald Sterling ai vertici del nuovo campionato NBA. Il nuovo contratto firmato per cinque anni con quello che è ormai considerato unanimemente il miglior playmaker al mondo dà la certezza ai tifosi dei Clips di poter ammirare ancora per un po’ di anni una squadra che non ha come principale obiettivo la lottery e soprattutto offre quell’appeal solitamente molto utile alle franchigie in fase di mercato.

Chris Paul sarà la guida dei Clippers ancora per cinque anni

Chris Paul sarà la guida dei Clippers ancora per cinque anni

La buona riuscita del quinquennale di Paul non avrebbe però avuto esito senza un’operazione fondamentale siglata poco prima, ovvero la firma di coach Doc Rivers, l’allenatore campione NBA nel 2008 con i Boston Celtics. Dopo tre anni di lavoro sulla panchina dei Clippers era infatti ormai evidente che Vinny Del Negro non poteva essere l’allenatore adatto a portare la squadra a lottare per un obiettivo ambizioso come il titolo. Troppi i problemi avuti con diversi giocatori (si ricorda soprattutto la stagione 2011/12 quando molti di questi si lamentarono apertamente delle rotazioni troppo confuse che l’ex coach dei Bulls compiva in partita), ma a suo sfavore depone anche il fatto di non aver mai trovato un gioco offensivo convincente, affidandosi troppo spesso alle invenzioni di elementi come Paul o Crawford. Chris Paul aveva quindi richiesto alla società un segnale forte per poter rifirmare, e Sterling, tramite un coach blasonato come Rivers, gliel’ha dato.

Le lacune difensive di Griffin e Jordan potrebbero essere un problema per la stagione a venire (Elsa/Getty Images)

Le lacune difensive di Griffin e Jordan potrebbero essere un problema per la stagione a venire (Elsa/Getty Images)

E’ possibile però che queste due operazioni di mercato, per quanto fondamentali, possano davvero proiettare la franchigia bianco-rossa-blu ai vertici della lega? C’è da evidenziare il fatto che il mercato Clips non s’è certo fermato qui, e l’arrivo di due tiratori come Redick e Dudley, o l’ottima sostituzione del partente Bledsoe con Collison, sono sicuramente operazioni importanti. Il problema principale della squadra però, a nostro modo di vedere, è rimasto, ovvero alcune lacune tecniche nel settore lunghi. A dir la verità gli arrivi di Mullens e Jamison hanno colmato un problema che in questi ultimi due anni i Clippers hanno sempre avuto, ovvero la mancanza di lunghi capaci di colpire con continuità dalla media e lunga distanza. Ma Mullens e Jamison, benché ottimi elementi offensivi, lasciano aperto il buco difensivo che Griffin e Jordan in passato hanno dimostrato di non poter colmare. La coppia di lunghi titolare, sebbene sia una delle attrazioni più spettacolari dell’NBA di oggi, manca di esperienza e cattiveria necessaria nella fase difensiva (spesso ad esempio un giocatore come Jordan, va piuttosto alla ricerca della stoppata spettacolare) e il tutto è drammaticamente emerso nella sfida degli ultimi playoffs contro la coppia RandolphGasol (forse al momento la coppia di lunghi più temibile con cui scontrarsi). Ricordiamo come infatti due anni fa fu soprattutto la panchina composta da Martin ed Evans a permettere ai Clippers di superare lo scoglio Grizzlies (poi la barca di Del Negro naufragò contro gli Spurs, ma allora i problemi erano diversi).

Il rischio di cedere nuovamente di fronte ad una squadra forte sotto le plance è estremamente alto quindi, ma ciò non toglie che le ambizioni della franchigia di Sterling siano quest’anno più elevate che mai e che, comunque vada a finire la stagione 2013/14, le prospettive future della squadra potranno rimanere alquanto rosee (almeno per qualche anno). Insomma, sembra quasi che la situazione a Los Angeles fra le due franchigie cittadine si stia lentamente ribaltando, portando sempre più gloria a quella che fino a soli due anni fa era ancora considerata la squadra barzelletta per eccellenza in NBA.