Chris Paul e J.J. Redick (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

Chris Paul e J.J. Redick (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)

La corsa alla Pacific Division sembra rispettare il copione della passata stagione con i Los Angeles Clippers che continuano a guidarla sin dalle prime settimane di regular season, nonostante non convincano ancora del tutto. Il road trip lontano dallo Staples Center è stato parzialmente positivo e ha riportato il record in trasferta sopra al 50% (8-7), ma i blackout collettivi continuano a presentarsi, come sottolineato anche da Chris Paul al termine della sconfitta alla Quicken Loans Arena contro i Cavaliers: “Facciamo un passo avanti e due passi indietro, dobbiamo giocare la palla e giocare tutti assieme”. Molto positive le vittorie al FedEx Forum di Memphis e soprattutto allo Staples Center contro i San Antonio Spurs, anche se, a parte i 115 punti segnati contro la franchigia texana, l’attacco sembra aver perso fluidità (99.1 punti segnati con il 44% al tiro), ma la fase difensiva ha fatto passi avanti (90.1 punti subiti, concedendo il 42% e soprattutto il 28% dal perimetro) per una difesa che fino ad allora subiva 101 punti concedendo il 45% dal campo e il 34% da 3. In questa situazione continua ad essere fondamentale l’apporto di Chris Paul che in più di una occasione si è caricato la squadra sulle spalle (vedi i 22 punti, 9 assist e 7 rimbalzi nella vittoria a Boston, guidando per la prima volta la squadra in ognuna di queste 3 stats, oppure i 38 punti e 12 assist a Washington) e in queste settimane ha tenuto ottime percentuali dal campo (50% al tiro e 43.8% da 3), oltre alla solita mole di assist (9.6) e recuperi (2.4). In questi ultimi 15 giorni in leggera flessione l’apporto di Blake Griffin, non così brillante al tiro (è sceso ampiamente sotto il 50%), ma sempre nei pressi della doppia doppia così come De Andre Jordan (10 punti, 13.4 rimbalzi). In assenza di JJ Redick, buoni segnali anche da Willie Green, spostato però in panchina al posto di Jamal Crawford dopo la sconfitta a Brooklyn, ma in luce contro gli Spurs nell’allargare il campo (3/4 da 3).

Jeff Hornacek a colloquio con Eric Bledsoe e Goran Dragic (Source: Getty Images)

Jeff Hornacek a colloquio con Eric Bledsoe e Goran Dragic (Source: Getty Images)

Alle spalle dei Clippers in netta ascesa i Phoenix Suns, autori di un inizio di dicembre sensazionale, che dopo aver battuto i Rockets al Toyota Center hanno inanellato una serie di 5 vittorie consecutive, battendo 3 rivali della division (Lakers, Kings e Warriors), anche grazie al pieno recupero di Eric Bledsoe (21.5 punti, 48.5% dal campo, 41% da 3 e 8 assist) che assieme a Goran Dragic (23 punti e un incredibile 58% da 3) nelle ultime due settimane sta facendo girare la testa alle difese avversarie. Una squadra che in questi 15 giorni sta producendo ben 110.5 punti (47.7% al tiro e 42.3% dall’arco), con un attacco prolifico da ogni zona del campo. Oltre al backcourt titolare, continua ad essere fondamentale il contributo di Channing Frye nel ruolo di lungo atipico abile ad allargare il campo (oltre il 50% da 3) e sempre efficaci dalla panchina i gemelli Morris (Markieff 14 punti e 7 rimbalzi con il 58% al tiro, Marcus 12.5 punti e il 54% dal campo). La serie di 5W, interrotta la notte scorsa dai San Antonio Spurs, è la più lunga dal gennaio 2011, quando in panchina sedeva Alvin Gentry e in campo c’erano ancora Steve Nash e Grant Hill.

Stephen Curry in penetrazione contro Eric Bledsoe nella sconfitta allo US Airways Center (Source: Getty Images)

Stephen Curry in penetrazione contro Eric Bledsoe nella sconfitta allo US Airways Center (Source: Getty Images)

In casa Golden State Warriors la situazione è piuttosto complicata, lontano dalla Oracle Arena continuano le difficoltà (6W-9L), nonostante uno strepitoso Stephen Curry (28.3 punti, il 47% al tiro e 9.6 assist negli ultimi 15 giorni). In continuo calo l’altro splash brothers Klay Thompson che, dopo un inizio da urlo, stenta a raggiungere il 40% dal campo. Tra le prestazioni da dimenticare, certamente non esaltante la sconfitta contro i non irresistibili Charlotte Bobcats concedendo di tutto agli esterni di coach Clifford e la ripassata presa al Toyota Center dai Rockets subendo un terrificante parziale di 31-10 nei primi 11′ minuti di gioco. L’attacco continua a produrre tanto nonostante la percentuale e l’efficacia dall’arco sia in netto crollo (dal 43.7% al 35%), ma l’aspetto più preoccupante è quello difensivo (101.5 punti subiti a partita), vista la prolungata assenza di un giocatore barometro come Andre Iguodala (rientrato contro i Pelicans pochi giorni fa), a cui purtroppo si è aggiunto l’infortunio di Jermaine O’Neal, operato al legamento del polso destro. Positivo ma silenzioso come sempre il contributo di David Lee, che mantiene costante la sua produzione da quasi 18 punti con il 50% al tiro e 12 rimbalzi.

Kobe Bryant contro l'ex compagno di avventura Derek Fisher durante la sconfitta contro i Thunder (Credit: Mark D. Smith-USA TODAY Sports)

Kobe Bryant contro l’ex compagno di avventura Derek Fisher durante la sconfitta contro i Thunder (Credit: Mark D. Smith-USA TODAY Sports)

Alle spalle degli Warriors troviamo ancora i Los Angeles Lakers che dopo aver ritrovato il proprio leader Kobe Bryant, hanno inanellato una serie di prove poco convincenti. Le tre sconfitte consecutive seguenti il ritorno di Bryant nello starting five hanno riportato la squadra californiana ben al di sotto del 50% e in questo difficile contesto si è anche aggiunto l’infortunio di Steve Blake (lesione al legamento dell’ulna del gomito destro che lo terrà fuori almeno 6 settimane) che era anche l’ultima point guard fino ad allora sana rimasta a roster. Mike D’Antoni ha così schierato Bryant da point guard titolare a partire dalla trasferta a Oklahoma City, con risultati non certo esaltanti, anche perché il 24 è ancora piuttosto arrugginito nei movimenti, ed è apparso appesantito e fuori ritmo al tiro (13.8 punti, ma il 42.5% dal campo, 18.8% da 3), nonostante abbia tentato più volte di coinvolgere bene i compagni (6.3 assist) a fronte però di una enormità di palle perse (5.7). Non si vedono miglioramenti nella propria metà campo e la difesa Lakers continua ad essere tra le tre peggiori della lega (quasi 105 punti a partita), subendo troppo in area e concedendo troppo al ferro. Importante come fino ad oggi il contributo della second unit che continua ad essere la più prolifica della NBA nonostante i tanti infortuni, grazie a Nick Young, Xavier Henry e in parte a Chris Kaman, quest’ultimo molto scontento della situazione e dello scarso utilizzo e probabilmente prossimo all’addio. 

DeMarcus Cousins e Rudy Gay, la nuova coppia dei Sacramento Kings (Photo: Kelley L. Cox, USA TODAY Sports)

DeMarcus Cousins e Rudy Gay, la nuova coppia dei Sacramento Kings (Photo: Kelley L. Cox, USA TODAY Sports)

Infine, chiudono la Pacific Division i Sacramento Kings che dopo aver scambiato Luc Mbah a Moutè per Derrick Williams a inizio mese, hanno deciso di rivoluzionare ulteriormente il roster spedendo ai Toronto Raptors la loro point guard titolare Greivis Vasquez, John Salmons e i due lunghi Chuck Hayes e Patrick Patterson, in cambio di Rudy Gay, Quincy Acy e Aaron Gray. L’arrivo di un realizzatore come Rudy Gay (19.4 punti e 7.4 rimbalzi fino ad ora con Toronto) porterà ancora più qualità all’attacco di Michael Malone, anche se l’ex Grizzlies non sta certo brillando (39% dal campo, la % più bassa in carriera). Il debutto di Gay da 23 punti (8/12 al tiro) contro i Suns, seguito dai 26 punti (10/20 al tiro) e vittoria contro i Rockets è stato notevole, ma la quadratura del cerchio è ben lontana, ed infatti si inseguono rumors su un interessamento per Rajon Rondo, anche se questo potrebbe comportare l’addio giocatori giovani (si parla di Thomas e McLemore) e scelte future. Nel frattempo DeMarcus Cousins continua ad essere il faro della squadra (23.9 punti, 13 rimbalzi e 4 assist con il 51% al tiro) e al suo fianco dopo la partenza di Vasquez, Isaiah Thomas ha preso il ruolo di titolare in cabina di regia e lo sta svolgendo degnamente (21.9 punti, 7.1 assist, il 45.2% da 3 e il 93.9% ai liberi). L’attacco ha prodotto molto in queste settimane (106.3 punti rispetto ai 96.9 del primo mese), essendo molto più aggressivo al ferro, ma la difesa resta tra le peggiori della lega con quasi 106 punti subiti.

 

HOTGoran Dragic e Eric Bledsoe sono senza dubbio la coppia di guardie più calde della lega al momento e nella vittoria contro i Kings hanno segnato rispettivamente 29 punti (10/14 al tiro) e 28 punti (11/16 al tiro), diventando la terza coppia di guardie nella storia dei Suns ad aver prodotto tali numeri tirando con più del 65% dal campo (Kyle Macy, Jay Humpries nel 1985 e Kevin Johnson, Dan Majerle nel 1995). 

NOTBen McLemore sembrava aver trovato sempre più confidenza, partendo stabilmente in quintetto e portando il proprio mattoncino alla causa, poi dopo la trade che ha portato Gay in California, il suo contributo è crollato: 4.4 punti, il 17% al tiro e 1.4 perse a partita.

LOSING EFFORTStephen Curry nelle sconfitte contro i Bobcats e contro i Suns è stato l’ultimo ad arrendersi. Contro Charlotte ben 43 punti (15/32 al tiro), 6 rimbalzi e 9 assist, mentre nella trasferta allo US Airways Center 30 punti, 6 rimbalzi e 7 assist, aggiornando a 4 il numero di partite in stagione in cui ha segnato più di 30 punti in una sconfitta.

NUMBERSChris Paul nella vittoria contro i Washington Wizards al Verizon Center ha realizzato 38 punti (11/14 al tiro) e 12 assist. Solo altri 3 giocatori nella storia del gioco hanno avuto serate simili tirando con almeno il 78% dal campo e sono Wilt Chamberlain, Nate Archibald  e Clyde Drexler. Nella partita in questione Paul ha anche realizzato tutti i liberi tentati (11/11) e tra gli altri tre Hall of famer solo Archibald fu perfetto dalla lunetta.


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