Shawn Marion è uno dei giocatori chiave di questi ottimi Dallas d'inizio stagione (Kevin Jairaj-USA TODAY Sports)

Shawn Marion è uno dei giocatori chiave di questi ottimi Dallas d’inizio stagione (Kevin Jairaj-USA TODAY Sports)

Continuano a dominare la Division abbastanza agilmente i San Antonio Spurs con una vantaggio di 4 partite sui Rockets, che però proprio il giorno di Natale hanno imposto a Duncan e soci un brutto stop interno. A Popovich ha però dato molto più fastidio l’ultima gara persa, sempre all’AT&T Center, contro i disastrati New York Knicks, in cui il coach s’è lamentato dell’approccio soft alla gara della sua squadra. Ora sembra evidente come l’allenatore degli Spurs cerchi il pelo nell’uovo visto che la Regular Season finora disputata dai suoi è su ottimi livelli, ma evidentemente all’interno dello spogliatoio dei vice-campioni si cerca sempre di mantenere la concentrazione alta, anche in partite d’importanza minore come poteva essere quella con New York. Proprio contro la squadra della Grande Mela il ‘nostro’ Marco Belinelli ha tirato fuori un’altra grandissima prestazione, registrando il suo nuovo career high con 32 punti (6/7 da due, 6/9 da tre), dimostrando ancora una volta come l’approdo in Texas per lui sia stata una scelta assai azzeccata.

Questo ultimo periodo gli Houston Rockets l’hanno passato soprattutto a sfidare le altre squadre della Division, perdendo solo contro Dallas e battendo invece Spurs, Pelicans e Grizzlies. Qualche problema in più invece è stato riscontrato nelle ultime uscite, in cui gli uomini di McHale sono stati schiantati con prepotenza dai Thunder ed hanno sofferto fin troppo contro Sacramento (perdendo) e Knicks (vincendo). Da segnalare l’insolito record messo a segno da James Harden contro Memphis: l’ex Thunder in quella partita è stato il primo giocatore della storia in NBA a segnare 27 punti realizzando appena due tiri dal campo; il resto dei canestri Harden li ha messi a referto dalla lunetta, da dove ha concluso con 22/25.

Il buon bilancio di 4 vittorie e 2 sconfitte con cui i Dallas Mavericks hanno chiuso queste ultime due settimane permette alla franchigia di Mark Cuban di mantenere saldamente l’attuale posizione playoffs. Poco preoccupanti le due sconfitte in quanto sono arrivate, seppur davanti al proprio pubblico, contro formazione di alto livello come Spurs e Clippers. Importantissima invece la vittoria a Minneapolis contro i Timberwolves, ovvero quelli che al momento sono i principali inseguitori dei Mavs. Ottima anche l’affermazione su un campo difficile come quello di Houston con un Nowitzki straordinario (31 punti con 11/18 dal campo).

Bilancio identico a quello di Dallas anche per i New Orleans Pelicans che evidentemente hanno tratto beneficio dal ritorno in campo di Anthony Davis e provano così a risalire la classifica in cerca di un posto ai playoffs che comunque al momento sembra lontano. Verso la fine del 2013 è arrivata anche un’importante affermazione contro i fortissimi Portland Trail Blazers di questi primi mesi di stagione; una vittoria del genere non fa altro che confermare come il gruppo costruito quest’anno in Lousiana abbia tutte le potenzialità necessarie per competere almeno a livello di playoffs. Interessante soprattutto vedere la recente crescita di Tyreke Evans che nelle ultime 7 gare è salito a 19 punti di media con il 45,7% al tiro con 6.1 rimbalzi e 7.1 assist.

Zach Randolph, con l'assenza di Gasol è diventato il trascinatore assoluto di questi Grizzlies

Zach Randolph, con l’assenza di Gasol è diventato il trascinatore assoluto di questi Grizzlies

Periodo invece altalenante per i Memphis Grizzlies che con un bilancio di 3 vittorie e 3 sconfitte provano comunque a reggere in questo brutto periodo in cui sono costretti a fare a meno di Marc Gasol. Zach Randolph (20.7 punti con il 47.5 % dal campo e 12.3 rimbalzi nelle ultime 7 uscite) sta provando a trascinare la squadra ed obiettivamente si fa fatica a capire come possano essere uscite in precedenza voci su un suo possibile addio (s’era prospettato uno scambio con Ryan Anderson). Nel frattempo è stato firmato Seth Curry, fratello dello Stephen di Golden State, per dare maggiore profondità ad un settore esterni troppo corto e ridotto ulteriormente dal recente infortunio di Pondexter.

HOT – In queste ultime due settimane James Harden ha fatto registrare una media di 26.5 punti con 6.2 rimbalzi e 3.8 assist, cifre che tra l’altro sono state abbassate dalla pessima prova fatta registrare contro la sua ex squadra dei Thunder, altrimenti per il ‘barba’ si potrebbe quasi parlare di cnumeri da MVP.

NOT – Proviamo anche noi a cercare il pelo nell’uovo come Popovich e guardiamo per la prima volta ai dominatori di questa Division per questa categoria. Salta all’occhio come (forse anche per l’inserimento prepotente in squadra di Belinelli) quest’anno sembri faticare maggiormente Danny Green che al momento viaggia in stagione a 7.7 punti, 2.7 rimbalzi, 1.3 assist e il 43.5% dal campo.

ON FIRE – L’immortale Shawn Marion, che recentemente è entrato nel club esclusivo dei giocatori ad aver messo a referto almeno 17000 punti, 9000 rimbalzi, 1500 palle rubate e 1000 stoppate (gli altri sono Garnett, Olajuwon e Karl Malone), è stato il trascinatore dell’importantissima vittoria contro Minnesota, in cui ha messo a segno 32 punti con 10/13 da due e 4/6 da tre punti.

NUMBERS – Uno dei motivi per cui i Mavericks stanno facendo una stagione tutto sommato soddisfacente è probabilmente la crescita difensiva di squadra, evidenziata dall’alto numero di palle rubate (9.6) in cui la squadra è seconda dietro solamente ai campioni in carica dei Miami Heat (9.7).

INJURIES – Nulla di troppo grave per fortuna in questo ultimo periodo in tema d’infortuni. Da segnalare c’è soltanto la paura per Ryan Anderson che nel corso del match contro Boston è stato portato via in barella. Le prime diagnosi parlano di un problema cervicale.