Inizia oggi il nostro viaggio con “Road to MVP”. Un appuntamento su base mensile che vi accompagnerà alla scoperta dei possibili migliori giocatori della lega. Il nostro obiettivo non è emettere sentenze, ma semplicemente motivare le scelte che ci spingono a sostenere la candidatura di un giocatore piuttosto che di un altro. Per la prima puntata, corriamo il rischio di dare giudizi prematuri visto che la stagione è iniziata da appena una decina di giorni. Un rischio di cui ci assumiamo la responsabilità perché siamo certi che gran parte dei nomi che faremo da qui in futuro saranno tra i favoriti per vincere il premio di miglior giocatore della stagione NBA 2015-2016.

1) Stephen Curry

Come te nessuno mai, o quasi. Il fuoriclasse dei Golden State Warriors ha iniziato la stagione come meglio non avrebbe potuto. Al netto di una serie di giocate da fantascienza, il nostro sta collezionando dei numeri irreali se si considera la stazza del #30 e le scelte di tiro non propriamente usuali. Oltre ai 35.5 punti di media e alle solite eccellenti percentuali ai liberi e dalla lunga distanza, Curry ha riscritto il libro dei record. Nelle prime tre partite di Regular Season, infatti, il figlio di Dell ha totalizzato 118 punti, impresa che non riusciva dalla stagione 1989-1990, quando una cifra analoga la accumulò niente meno che Michael Jordan. Inoltre, se prendiamo in considerazione le prime quattro gare disputate proiettate su 36′ e non sui canonici 48′, Curry ha viaggiato a 41.3 punti di media a partita. Irreale, o più semplicemente, MVP.

Kevin Durant

Kevin Durant

2) Kevin Durant

He’s back. Il ritorno di Kevin Durant fa bene ai Thunder ma fa bene anche alla NBA intera. L’infortunio al piede sembra un lontano ricordo nonostante si continui a parlare di un giocatore cui andrebbe riservato un minutaggio controllato, aspetto già rispedito con decisione al mittente dal diretto interessato. A Orlando, sul finire della scorsa settimana, oltre a realizzare 43 punti (con 15/30 dal campo), ha firmato uno dei due canestri decisivi per allungare la partita all’overtime. La sensazione è che stia benissimo, tanto da poter condurre i suoi verso il tanto agognato titolo NBA. Bentornato.

3) Russell Westbrook

Per fare in modo che il sogno di Oklahoma City diventi realtà, non si può prescindere, oltre che dal ritorno di Durant ai massimi livelli, anche da un Russell Westbrook ispirato e decisivo come quello ammirato nella stagione scorsa. Se il buongiorno si vede dal mattino, il rischio di vedere il #0 frenato dal ritorno di Durant non esiste. Sì, perché l’ex UCLA è in stato di grazia, tecnico, fisico e mentale. Come il suo compagno di merende, nella trasferta a Orlando ha fin qui giocato la partita migliore, come testimoniano i 48 punti messi a referto. Difficile sarà ipotizzare un calo di rendimento da parte di un giocatore a volte sopra le righe e un po’ egoista, ma in grado come pochi altri di spezzare in due l’inerzia delle gare.

4) Andre Drummond

Sgombriamo subito il campo da equivoci. Cifre alla mano sembra Wilt Chamberlain ma NON è Wilt Chamberlain. Ciò non toglie, però, che il lungo dell’ottima Detroit vista fin qui stia inanellando numeri da capogiro. Volete degli esempi? Eccovi serviti: 25 punti e 29 rimbalzi totalizzati nella sconfitta casalinga contro Indiana, o i 20 più 20 nel successo casalingo contro i Bulls. Talento non straordinario ma giocatore al momento tremendamente efficace. La partenza di Greg Monroe ne sta aiutando una crescita esponenziale. Non è Wilt Chamberlain, d’accordo, ma che bravo Andre Drummond.

5) Blake Griffin

E se affermassimo che, Anthony Davis permettendo, Blake Griffin sia al momento la migliore ala forte della NBA? Per forza, direte voi, gioca con il miglior playmaker puro della lega, Chris Paul. È vero, poter contare su un compagno del genere aiuta, ma Griffin è ormai in grado di costruirsi da solo le proprie fortune. Miglioratissimo ai liberi e con un jumper dalla media letale, il #32 ha saputo lasciare da parte l’atletismo nudo e crudo per sviluppare molto più in profondità il suo gioco, diventando il primo violino di una squadra piena di bocche da fuoco. I 28.2 punti, i 9.4 rimbalzi e i 4 assist di media a partita ne fanno uno dei migliori giocatori di questa prima decade di stagione. A prescindere da Chris Paul.

Damian Lillard

Damian Lillard

6) Damian Lillard

Gli hanno disintegrato la squadra, infarcendola di onesti mestieranti ma nulla più. Lo hanno investito del ruolo di uomo franchigia dopo la partenza verso altri lidi di LaMarcus Aldridge. Lo hanno probabilmente costretto a dire addio all’obiettivo playoffs, eppure Damian Lillard è sempre più uno dei “piccoli” più determinanti della NBA. Portland non è più una delle squadre più forti della Western Conference (almeno sulla carta), ma nonostante questo Lillard sta facendo dei Blazers una squadra di tutto rispetto. Il 2 novembre ne ha scritti 34 per battere i T’wolves, due giorni dopo ne ha aggiunto uno in più per avere la meglio dei Jazz. Un uomo solo al comando.

7) DeMar DeRozan

Così come Blake Griffin, anche DeMar DeRozan ha saputo emanciparsi dalle sue irreali doti di atleta che ne facevano un giocatore spettacolare ma poco concreto. Un percorso di maturazione, quello intrapreso dal natìo di Compton, che crediamo sia il vero segreto della partenza a razzo dei Raptors. Rispetto agli altri giocatori citati finora, sta probabilmente inanellando cifre meno esaltanti (22.3 punti, 4.8 rimbalzi e 3.8 assist), ma continuità, affidabilità e capacità di segnare canestri decisivi ne fanno uno dei migliori interpreti del gioco.

8) John Wall

Se chiedete a lui, vi dirà che è già oggi il miglior playmaker della Lega. Esagera, d’accordo, ma John Wall può legittimamente ambire al titolo di MVP stagionale. Molto più maturo rispetto alle prime annate disputate in maglia Wizards, l’ex Kentucky è capace di brillare di luce propria e al contempo far brillare gli altri. È accaduto lo scorso anno, sta accadendo anche quest’anno. Per le conferme del caso non chiedete a lui, ma a Bradley Beal.

9) Kawhi Leonard

Se Gregg Popovich ti investe del ruolo di leader tecnico della sua squadra, vuol dire che hai qualcosa di speciale. In un certo senso, per Leonard questo è l’anno zero di una carriera che, nei piani del suo coach, dovrebbe proiettarlo tra i “mammasantissima” della NBA. L’inizio è stato confortante, visto che, nella gara inaugurale contro i Thunder, il #2 ha risposto con 32 punti (career high in regular season), 8 rimbalzi e una grande difesa su Kevin Durant. Il prosieguo di stagione ci dirà qualcosa in più su un giocatore il cui limite è il cielo. Garantisce Popovich, il che non è poco.

LeBron James

LeBron James

10) LeBron James

Se il nostro focus fosse incentrato su chi sia il miglior giocatore in assoluto, non avremmo dubbi nel citare LeBron James (ok, Curry permettendo). In questa sezione, però, si parla di candidati MVP e al momento ci sembra sufficiente porre James al 10° posto nella nostra classifica. L’impressione è che finché non si entrerà nel vivo, leggasi playoffs, “The Chosen One” viaggerà molto spesso a marce basse, più che sufficienti, comunque, a farne uno dei migliori interpreti della stagione. In fondo, parliamo sempre del miglior giocatore in assoluto. Vero?