Difficile fare di più, difficile, quasi impossibile, toccare nuovamente standard vicini all’eccellenza assoluta.

La Regular Season 2015/2016 ci regala una corsa all’MVP scontata, senza suspense alcuna.

Da quel 27 ottobre dello scorso anno, notte dell’esordio casalingo dei Golden State Warriors contro i New Orleans Pelicans, Stephen Curry ha dato vita alla sua personalissima ispirazione stagionale, una ispirazione su base continuativa che ne ha fatto l’uomo copertina della NBA, oscurando persino il Re, LeBron James.

Per rendimento e continuità di prestazione, premiamo al secondo e terzo posto di questa classifica, Kawhi Leonard e Russell Westbrook, due giocatori che, insieme ai rispettivi compagni di squadra, nei Playoffs che scattano oggi proveranno a fermare la cavalcata di Curry ed i suoi Warriors.

1) Stephen Curry

Giù il cappello. Nell’ultima recita stagionale ha perfino superato quota 400 triple segnate in stagione.

Il #30 manda agli archivi la sua soprannaturale regualr season con più di 30 punti di media realizzati per partita in appena 32 minuti di impiego malcontati.

Nei mesi scorsi, tra le righe di questa rubrica, abbiamo fatto abbondante uso di aggettivi per descriverne la grandezza.

Rispetto ad altri giocatori del suo livello, inoltre, c’è un aspetto che lo differenzia davvero: quello di farsi amare incondizionatamente da tutti i tifosi.

I cross over, le triple da metà campo, gli assist dietro la schiena, persino la faccia da bambino aiutano, ma non diventi un campione trasversale se non hai delle qualità umane che esulano il mero lato cestistico.

2) Kawhi Leonard

Quanto fatto da Curry e compagni ha oscurato l’incredibile cavalcata dei San Antonio Spurs, di cui Kawhi Leonard è ormai l’elemento di riferimento.

Se un allenatore come Popovich, ti affida le chiavi della fuoriserie in nero argento, vuol dire che sei una stella a 360°, senza se e senza ma.

Definire l’ex San Diego State un piccolo LeBron James non è più un accostamento azzardato: fa tutto e lo fa al meglio, in entrambe le metà campo. Un po’ fa (o forse come faceva…) il #23 dei Cavs…

Russell Westbrook3) Russell Westbrook

Il dilemma che ci ha accompagnato in questi mesi è stato sempre il medesimo: chi inserire nel gradino più basso del podio tra l’ex UCLA e Kevin Durant. La scelta definitiva cade su Westbrook che si è congedato dalla regular season con l’ennesima tripla doppia mandata a referto.

Un animale da parquet, un giocatore in grado ormai di guidare una squadra da solo.

4) Kevin Durant

Se Golden State ha oscurato un po’ tutto e tutti, per Kevin Durant, in fondo, può essere un vantaggio.

In questi mesi si è parlato poco di un fuoriclasse tornato ad esprimersi a livelli assoluti.

Nei Playoffs ormai alle porte, sarà chiamato insieme al già citato Westbrook, a condurre i Thunder il più lontano possibile. La free agency si avvicina. O vince adesso o la sensazione è che il suo futuro sarà lontano da Oklahoma. If not now, when?

5) Draymond Green

La ferocia agonistica con la quale approccia le partite, è paragonabile a quella di Russell Westbrook.

Definirlo il leader emotivo della squadra che ha polverizzato il record di vittorie in singola stagione non è affatto un ‘esagerazione. E se fosse anche il Most Improved Player del 2016?

Damian Lillard

Damian Lillard

6) Damian Lillard

Impossible is nothing. Citofonare alla meravigliosa point-guard dei Blazers per le conferme del caso.

Il più classico dei: “un uomo solo al comando”.

Da solo o quasi, infatti, Damian Lillard ha condotto Portland ai Playoffs. Confermarsi in post season sarà impresa quasi proibitiva ma la stagione giocata dall’elemento chiave dei Blazers resta da appalusi, a scena aperta.

Sì, un uomo solo al comando!

 

7) LeBron James

La sensazione è che stia crescendo.

Attenzione, perché un LeBron in modalità Playoffs è animale difficile da arginare.

Le luci della ribalta della regular season sono state tutte per Curry ma non ci stupiremmo se il nostro dovesse, a fine stagione, condurre i suoi Cleveland Cavaliers al tanto agognato titolo NBA.

8) DeMar DeRozan

Sempre più forte. Sempre più decisivo. Sempre più una stella.

Questo è quanto ha suggerito la splendida stagione regolare giocata dalla guardia losangelena.

Tutto ciò, però, non può bastare. DeRozan è adesso chiamato a far parlare di sé anche in postseason.

9) Andre Drummond

Fino a gennaio, è stato probabilmente uno dei primi 4-5 giocatori della lega, quantomeno se si prendevano in considerazione le mere statistiche, eccezionali soprattutto alla voce rimbalzi catturati.

Verso il crepuscolo della stagione è un minimo calato, ma non si può non dare il giusto merito ad un lungo che ha fatto le fortune di Stan Van Gundy e dei suoi Pistons, al ritorno ai Playoffs dopo tanto tempo.

butler_harden10) James Harden

Ha vinto il nostro personale ballottaggio per il decimo posto con Isiah Thomas, stella dei Celtics.

Diciamo la verità. Il suo modo di stare in campo, soprattutto in difesa, ci convince poco.
Con la palla in mano, però, fa quello che vuole.

Se non ci fosse stato lui, la stagione comunque in chiaro-scuro dei suoi Rockets sarebbe stata un fallimento assoluto.

 

Honorable mention: Kobe Bryant

Ci permettiamo di andare fuori tema spendendo due righe su Kobe Bryant.

E’ stato un MVP, è stato un simbolo per milioni di appassionati.

E’ stato un giocatore che ha emozionato ma che ha anche diviso, che è caduto più volte ma che ha saputo rialzarsi, con quella ostinazione e fiducia in se stesso marchio di fabbrica dei numeri 1.

E’ stato un’icona, semplicemente uno dei più grandi interpreti del gioco di tutti i tempi.

Nella rubrica che celebra il miglior giocatore dell’anno, non potevamo congedarci ricordando un 37enne che ha salutato la NBA realizzando 60 punti nel suo commiato d’addio.

Ci mancherai Kobe. A noi che scriviamo, a voi che leggete.