Karl-ANthony Towns

Karl-Anthony Towns

Ritorna anche quest’anno l’NBA Rookie Report, la rubrica che prova a mettere in fila i giocatori all’esordio in NBA.

Dopo 3 settimane scarse di stagione regolare, al momento Karl-Anthony Towns leggittima la prima scelta assoluta e questa classe del Draft 2015 si dimostra piuttosto interessante

1 – Karl-Anthony Towns (15.7ppg, 10.3rpg, 2.3bpg)
La scelta numero uno al draft sta dimostrando tutto il suo potenziale. Nelle prime 6 partite è andato 4 volte in doppia cifra ai rimbalzi e nelle uniche due gare in cui ne ha raccolti di meno, i Wolves hanno perso. Soprattutto ha mostrato una capacità di passaggio che era semi-sconosciuta ai tempi di Kentucky e spesso usa questa caratteristica dal gomito liberando il compagno di front court nei tagli a canestro. Nelle 9 gare giocate, poi, per 6 volte ha dato 3 stoppate o più stoppate. I compagni si fidano già molto di lui e Rubio lo cerca costantemente dai Pick And Roll in punta. Fiducia ben ripagata perché Towns ha letteralmente dominato la seconda parte di gara contro Chicago portando i suoi alla vittoria. Il tutto dovendo compiere ancora 20 anni.

2 – Jahlil Okafor (19ppg, 6.8rpg, 1.8bpg)
In attacco è destinato a metterne 20 a sera anche nel sonno per il resto della sua carriera. Io devo aiutarlo ad essere efficace in difesa”. Parole e musica di Brett Brown, suo coach ai Sixers. Offensivamente in effetti il talento dell’ex Duke non si discute e nelle prime gare segna in post con il 42.4% essendo anche il giocatore che ci va di più nella lega. Ma è difensivamente che colpiscono le sue cifre, perché in post Okafor concede agli avversari il 40.7%  e il 44.4% da isolamento percentuali non così brutte per un giocatore tacciato di essere un difensore sotto la media.

3 – Krystaps Porzingis (11.5ppg, 8.8rpg, 1.1bpg)
Il lettone è stato ampiamente fischiato in sede di draft, come spesso accade ai giocatori scelti da New York, ma anche tra gli addetti ai lavori la chiamata alla 4° posizione assoluta era stata accolta con qualche scetticismo. Il lungo dei Knicks però, grazie anche ad un’etica del lavoro elevatissima, ha saputo zittire i critici con prestazioni di alto livello già dalle prime gare. Nelle prime 10 partite è andato 8 volte in doppia cifra e realizzato 4 doppie doppie. In attacco ha dimostrato di avere talento, anche se le percentuali sono ancora piuttosto basse. La difesa, sulla quale si nutrivano dubbi, è già buona. Nelle prime 7 partite ha viaggiato a 1,3 palle rubate a gara (secondo tra i rookies) e 1,3 stoppate, ma soprattutto un Defensive Rating di 97,3 punti per 100 possessi, quasi 4 punti di percentuale in meno della media di squadra.

Gallinari, Mudiay e Miller (NBA.com)

Gallinari, Mudiay e Miller (NBA.com)

4 – Emmanuel  Mudiay (11.9ppg, 4.1rpg, 6.8apg)
Il play di Denver, reduce dall’esperienza nella CBA cinese ha già le chiavi in mano di Denver, franchigia che a dir la verità ha tutto il tempo di svilupparlo senza fretta, non avendo obiettivi di vertice per la stagione in corsa. Il rookie era considerato molto acerbo e non pronto e tutto sommato si sta dimostrando tale (siamo a quasi 5 palloni di media persi a partita). Però la sensazione è che sia meno indietro di quanto fosse previsto, perché il decision making è già da NBA e soprattutto ha dimostrato, quando vuole arrivare al ferro, di saperci arrivare sfruttando la sua velocità. Deve carrozzare il suo fisico per reggere ai contatti e finire con più efficacia (tira con il 33% scarso al ferro), ma i lampi sono tutti lì da vedere.

5 – Nemanja Bjelica (8.9ppg, 7.0rpg, 2.8apg)
Arrivare in NBA a 27 anni e con una lunga esperienza da protagonista in Eurolega è stato sicuramente un vantaggio per l’ex Fenerbahce, che ha da subito potuto dare un ottimo contributo alla causa dei suoi Timberwolves. Il suo apporto è risultato importante in tanti aspetti del gioco, sia dal punto di vista realizzativo, aprendo l’area con la sua pericolosità dall’altro, sia sotto le plance con i suoi 7 rimbalzi di media a gara, sia nel favorire il gioco per i compagni. Con uno usage rate del 12.1% ha un assist rate del 21.9%, che dimostra di come sia capace di far girare il pallone.

6 – Justise Winslow (7.2ppg, 4.7rpg, 1.4apg)
Il rookie di Miami ha da subito avuto molto spazio in una squadra che viaggia al momento ad est ampiamente sopra il 50%. Deve necessariamente migliorarsi nel tiro da fuori, dove adesso è risultato decisamente poco pericoloso, però il suo atletismo sta migliorando di molto i suoi Heat, soprattutto difensivamente. Con lui in campo, parametrato sui 100 possessi gli Heat subiscono 87.7 punti contro i 93.5 di squadra.

7 – Willie Cauly-Stein (5.8ppg, 6.1rpg, 1.0bpg)
In una franchigia che pare sempre più allo sbando, l’ex Kentucky ha già fatto vedere di essere un difensore potenzialmente ottimo, caratteristica per la quale era già conosciuto a livello di College. Nelle ultime gare è anche riuscito a stare lontano dai falli, cosa che è un passo fondamentale nel percorso di crescita di un lungo come lui.

8 – Stanley Johnson (7.6ppg, 4.1rpg, 1.3apg)
Stan Van Gundy lo sta usando dalla panchina per dare la giusta energia. In realtà al momento le sue migliori prestazioni sono coincise con le sconfitte dei Pistons, ma il 19enne ex Arizona ha dalla sua la possibilità di ottenere un buon minutaggio dietro i titolari Morris ed Ilyasova. Intanto ha messo in cascina il suo primo ventello da pro.

Mario Hezonja (nba.com)

Mario Hezonja (nba.com)

9 – D’Angelo Russell (9.2ppg, 3.9rpg, 2.9apg)
Il povero D’Angelo ha a che fare con un coach che, a voler essere buoni, non è tagliato per sviluppare i giovani prospetti. Byron Scott infatti ha già fatto la sua sparata dicendo che la scelta di Russell invece che Mudiay è stata fatta perché l’ex Ohio State si è dimostrato più playmaker del giocatore dei Nuggets. Ecco, se uno dovesse cercare di riassumere le caratteristiche dei due, in realtà, direbbe che il lacustre è sicuramente più uno scorer e il Nugget più playmaker, come dimostrano anche le percentuali di squadra quando lui è in campo. Volendo sorvolare, questa versione dei Lakers non è comunque quella più indicata per la crescita del talento nato a Louisville, anche perché più di una volta si è visto panchinare nei momenti in cui stava giocando meglio. La speranza è che tutto serva per forgiare il suo carattere.

10 – Mario Hezonja (4.9ppg, 1.2rpg, 0.6apg)
L’ex Barcellona sta assaggiando la cura-Skiles, per nulla accondiscendente verso i giocatori talentuosi ma un po’ matti come il croato. Al momento la regola che pare abbia messo in pratica Skiles è: se Mario è in ritmo offensivo gli concede più minuti, altrimenti guarda gli altri giocare. Nella prima partita, in cui è partito con due bombe, gli ha infatti concesso 25 minuti in cui il 20enne nativo di Dubrovnjk ha mostrato lampi della sua classe, con anche una buona attitudine difensiva, condizione necessaria per poter avere spazio nei Magic. Da tre è già piuttosto pericoloso, soprattutto dal lato destro.