Il tatuaggio di Steven Adams (Steven Adams official Facebook Page)

Il tatuaggio di Steven Adams (Steven Adams official Facebook Page)

Il tatuaggio che Steven Adams porta sul pettorale destro è la chiave per capire il giocatore e l’uomo. Le cicatrici disegnate sul petto di Adams mostrano la materia di cui è fatto questo giocatore. I disegni maori sono più che un modo per ricordarsi le proprie origini, sono la sostanza che fa di questo spigoloso ragazzone di 213 centimentri uno dei prospetti più interessanti di questa stagione di Rookies NBA. Andiamo con calma. Partiamo dall’inizio.

Steven Adams è l’ultimo dei 18 figli di Sid Adams, marinaio inglese stabilitosi in Nuova Zelanda. Avuti da cinque madri diverse, gli Adams sono una di quelle famiglie predestinate. L’altezza media dei figli maschi è di 206 cm, e delle ragazze di 191 cm. Una delle sue sorelle, Valerie Adams, 193 cm per 120 kg, è una famosa lanciatrice del peso, campionessa olimpica a Pechino e Londra e campionessa mondiale per 4 volte consecutive. Suo fratello Sid Adams Jr. gioca nella lega di pallacanestro neozelandese (NBL). Steven Adams nasce a Rotorua, piccola città dell’Isola del Nord famosa per il turismo naturalistico e il rugby: non proprio il centro cestistico dell’universo. Nel 2006, accade qualcosa che cambierà la sua vita. Sid, padre e punto di riferimento nella vita del giovane Steven, muore. Nel 2012, Steven parlerà di quello che è successo dopo con molta franchezza: “Non avevo più una figura paterna e, da stupido ragazzino, pensavo di potermi approfittare di quella situazione, iniziai a non andare più a scuola, dicendo ai miei fratelli bugie di tutti i tipi e cominciai a bazzicare le strade della periferia con alcune cattive compagnie”.

Quando si parla di periferie disagiate neozelandesi non bisogna cadere nel tranello di pensare che un paese piccolo come la Nuova Zelanda, con 4 milioni di abitanti, non possa presentare situazioni di disagio estremo. Abbiamo nella nostra testa un’idea della Nuova Zelanda come di un paese pieno di antiche foreste e spettacolari montagne innevate che ci arriva soprattutto dalla saga del Signore degli Anelli. Vero, anzi verissimo. La maggior parte della Nuova Zelanda è un posto da sogno. Natura incontaminata che ha goduto di migliaia di anni di completo isolamento che frutta al paese 15 miliardi di dollari l’anno provenienti dall’indotto del turismo, zone urbane dall’invidiabile qualità di vita e un’economia settoriale specializzata nell’esportazione di una delle migliori lane del mondo. Il tutto fa della Nuova Zelanda la 63° economia del mondo e obiettivo di un’immigrazione specializzata, anche dal nostro paese. Tuttavia, un’economia così fiorente ha attirato in Nuova Zelanda immigrati da tutte le isole del pacifico (Samoa e Tonga in particolare ndr), centinaia di migliaia di persone che hanno trovato posto nelle periferie delle grandi città. Nei sobborghi urbani, si sono uniti ai moltissimi maori che non hanno trovato posto nel recente ordine delle cose neozelandese, dove molti ragazzi hanno nascosto nella legge della strada un modo per sfogare la naturale indole guerriera (per avere un’idea di cosa stiamo parlando, consigliamo la visione del film Once Were Warriors ndr). Insomma, un panorama non molto lontano dalle periferie delle grandi città americane e, proprio come nelle periferie americane, lo sport è per molti ragazzi un’ancora di salvezza, un modo per scappare da una vita di strada. La differenza sta nel fatto che invece del basket, solitamente, è il rugby a portare nelle aule delle High School i talentuosi i giovani neozelandesi e che, invece del lucido legno del parquet e del tetto della palestra, i ragazzi passano i loro allenamenti sotto l’immancabile pioggia in un fangoso campo da rugby. Questo, però, non è stato il destino di Steven.

Steven Adams con la maglia dei Wellington Saints (zimbio.com)

Steven Adams con la maglia dei Wellington Saints (zimbio.com)

Dopo la morte del padre, vedendo che si stava perdendo sulla strada, suo fratello più grande, Warren, ha convinto il giovane Steven a seguirlo a Wellington per unirsi alla locale accademia di pallacanestro. Sul parquet, Steven trovò il suo ambiente naturale. L’allenatore della squadra riuscì a fargli ottenere un provino allo Scots College di Wellington dove giocò fino al 2011. In Nuova Zelanda, alcuni addetti ai lavori non lo credevano in grado di giocare a livello di college nel suo paese. Steven in effetti non riuscì a giocare al college, però fu scelto per andare a giocare in NCAA. Prima di partire per gli Stati Uniti, Adams ha giocato metà stagione nella NBL con i Wellington Saints dove ha fatto in tempo a vincere il premio di Rookie dell’anno. Nel gennaio del 2012, Steven si trasferisce alla Notre Dame Preparatory School dove gioca un semestre aspettando di andare al college. Notre Dame è famosa per il suo programma di pallacanestro, trampolino di lancio per moltissimi giocatori NBA e non solo (Michael Beasley, Kim English, Shawn James tra i tanti). Nei sei mesi a Notre Dame Preparatory School, sotto la guida di coach Ryan Hurd, Adams ha migliorato moltissimo il suo gioco in attesa di poter entrare al college. La scelta è stata Pittsburgh. Nella sua stagione da freshman con i Panthers, Steven Adams ha fatto registrare 7.2 punti (57% dal campo), 6.3 rimbalzie e 2 stoppate in 23.4 minuti di media a partita. E’ stato il miglior freshman della storia dei Panthers per percentuale dal campo, secondo per numero di stoppate a partita e sesto per rimbalzi. Il giovane Adams sorprese tutti quando alla fine della sua prima stagione decise di dichiararsi eleggibile per il Draft NBA. La notizia sconvolse quasi tutti a Pittsburgh che avevano costruito su Adams, e sulla sua solidità sotto canestro, il sogno di un campionato vincente. Moltissimi scout NBA non lo ritenevano pronto tecnicamente, pur ammettendo che un corpo come quello non si vedeva spesso.

Le doti fisiche del ragazzo sono incredibili. Non si parla solo di centimetri e chili, che comunque si fanno sentire (213 cm, 115 kg), si tratta di molto di più. Pur giocando pallacanestro organizzata da non più di 6 anni, il sottofondo rugbistico di Steven Adams, la sua passione per la pallacanestro e la sua voglia di allenarsi ne fanno un giocatore destinato solo a migliorare. E’ stato chiesto a un noto insegnante di CrossFit, che nel suo passato ha allenato giocatori di rugby professionisti in Nuova Zelanda, una valutazione del giocatore. Il personal trainer ha detto di essere rimasto incredibilmente impressionato dal giocatore ma non sorpreso: “Il rugby è uno di quegli sport che permette ai propri atleti di apprendere con facilità altri sport, grazie alla grande mobilità, al lavoro di piedi, alla coordinazione mano-occhi, al lavoro di squadra e all’etica del lavoro necessari per giocare a Rugby”. Aggiungiamoci che le botte che si prendono su un campo da rugby, soprattutto se neozelandese, ti fanno cambiare prospettiva su quello che molti intendono per “duro contatto sotto canestro”, e inizieremo a comprendere qualcosa di più di questo giocatore.

Steven Adams, OKC (okhoops.com)

Steven Adams, OKC (okhoops.com)

Le prospettive di Steven Adams sono state ben chiare fin da subito al front office degli Oklahoma City Thunder. Sam Presti ha deciso di chiamarlo con la dodicesima chiamata assoluta, facendo storcere il naso a molti addetti ai lavori e rendendo Steven Adams il primo neozelandese a essere chiamato al primo giro a un Draft NBA. I Thunder sono famosi, così come i loro “parenti” stretti San Antonio Spurs, per la capacità di fare scelte lungimiranti nei Draft, e con Adams non hanno tradito le aspettative. Infatti hanno a disposizione uno dei giocatori più duri della lega e a farne le spese sono stati Jordan Hamilton (Denver Nuggets) e Vince Carter (Dallas Mavericks) entrambi trovatosi a lottare con Adams sotto canestro e, dopo aver perso la battaglia cestistica, essere stati espulsi dal campo per aver rifilato una gomitata al roccioso neozelandese. Adams spesso si ritrova a giocare gli ultimi minuti di partite già ampliamente decise ma comunque, più di una volta si è tuffato di testa (213 cm) per recuperare palloni che a quel punto molti darebbero per persi. Gesti come questo hanno un valore incommensurabile per Sam Presti.

Steven Adams è stato scelto come sportivo neozelandese dell’anno, davanti a un personaggio come Kieran Read, miglior All Black nell’anno in cui la squadra di rugby più forte del mondo non ha perso neanche una gara: insomma, adesso, il rugbista più forte del mondo. Adams è stato preferito a Read proprio perché sta eccellendo in un mondo così lontano dalla mentalità Kiwi, riuscendo però a restare neozelandese nel cuore, così come dice il suo soprannome. Steven Adams: Il fenomeno Kiwi.

Torniamo così al tatuaggio sul petto di Steven Adams, un rugbista neozelandese in un corpo da NBA.


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