I Nuggets festeggiano una importante vittoria (Robert-Gauthier-Los-Angeles-Times-January-6-2013)

I Nuggets festeggiano una importante vittoria (Robert-Gauthier-Los-Angeles-Times-January-6-2013)

La stagione. Una stagione incredibile, iniziata in malo modo con 3 sconfitte consecutive e proseguita tra alti e bassi fino a gennaio anche a causa di un calendario folle con 17 delle prime 23 in trasferta (non accadeva dal 1985 che una franchigia disputasse così poche partite casalinghe ad inizio regular season). La svolta decisiva ad inizio 2013 fermando la striscia di 17W consecutive dei Los Angeles Clippers, a cui faranno seguito altre 15 vittorie a fronte di 3 sole sconfitte, tra cui quelle al Pepsi Center del 3 gennaio contro i Timberwolves e del 18 gennaio contro i Wizards che saranno le ultime sconfitte dell’intera stagione davanti al pubblico amico. Infatti dalla figuraccia contro Washington faranno seguito 23W consecutive nella Mile High City per un record finale di 38-3 al Pepsi Center, il migliore dell’intera NBA e il migliore nella storia della franchigia. Un team imbattibile in casa che ha cavalcato anche una striscia di 15 successi consecutivi tra fine febbraio e fine marzo, la striscia più lunga nella storia della franchigia, chiudendo la stagione regolare con un record di 57-25 (quarto miglior record della lega e miglior record da quando il team è nella NBA), guadagnandosi il terzo seed nella Western Conference. Il tutto con una squadra giovane, dall’età media di 24.9 anni (terza più giovane alle spalle di Rockets e Hornets), con nessuna vera e propria superstar (nessun giocatore supera i 17 punti segnati a partita), ma mettendo in mostra doti di atletismo, capacità di correre in campo aperto, di creare buona pallacanestro segnando tanto (106.1 punti a partita, miglior attacco della NBA e terzi nella classifica degli assist con 24.4 a partita) nonostante una difesa non sempre impenetrabile, in particolar modo sul perimetro (101.1 punti subiti a partita). Ad aprile tutto sembrava pronto per una lunga avventura ai playoffs, ma a 6 partite dal termine in occasione della sfida interna contro i Dallas Mavericks arriva l’infortunio di Danilo Gallinari. Torn ACL è la diagnosi, una botta incredibile a cui i Nuggets non riusciranno a porre rimedio crollando in 6 sole gare contro i Golden State Warriors. Ancora il 1° turno, fatale ai Nuggets di Karl per la ottava volta negli ultimi 9 anni (solo nel 2009 passarono il 1° turno arrivando fino alle WCF). George Karl (divenuto nel corso della stagione il 6°allenatore più vincente nella NBA con 1131 vittorie) a pochi giorni dall’eliminazione viene votato come NBA coach of the year e solo poche settimane dopo arriva la beffa. Masai Ujiri (executive of the year) lascia il ruolo di GM dei Nuggets approdando ai Raptors e Karl viene in seguito clamorosamente licenziato con un anno di anticipo rispetto alla fine del contratto chiudendo per sempre la sua carriera a Denver con 432W-257L.

 

MVP. Ty Lawson (miglior marcatore di squadra con 16.7 punti, 46.1% al tiro e miglior passatore di squadra con 6.9 assist) e Danilo Gallinari (secondo marcatore con 16.2 punti, 41.8% al tiro, 37.3% da 3 e terzo rimbalzista di squadra con 5.2 rimbalzi) sono stati i trascinatori dei Nuggets in questa stagione. Non è un caso infatti che le difficoltà iniziali della squadra di Karl siano corrisposte con i problemi alla caviglia e al tiro di Gallinari (il mese di novembre chiuso sì con 15.6 punti ma con le medie dal campo più basse in carriera, 38% al tiro e il 28% da 3) e con un Lawson non al meglio (13.5 punti tra novembre e dicembre con il 40.8% dal campo e il 30% dall’arco). Da gennaio in poi il cambio di ritmo del Gallo con 19.3 punti di media, il 46.9% dal campo e il 43.2% da 3 (medie più alte in carriera), a cui ha fatto seguito un mese di febbraio di Lawson da 23.3 punti, il 50.3% dal campo e ben 8.4 assist, sono stati fondamentali per i successi e le strisce vincenti dei Nuggets.

Corey Brewer (Foto: latimes.com)

Corey Brewer (Foto: latimes.com)

La sorpresa. Dopo 3 annate anonime e ai margini delle rotazioni Corey Brewer ha prodotto una stagione regolare di alto livello tornando in doppia cifra come ai tempi dei Timberwolves con 12.1 punti, 2.9 rimbalzi in 24 minuti di impiego. Fondamentale il suo apporto per la second unit in termini di atletismo, energia in transizione e soprattutto solida difesa. Infatti per tutta la stagione ha tenuto alta l’intensità nella propria metà campo, in difesa 1vs1 rendendo difficile ogni conclusione del diretto avversario (35.5% concesso al tiro), ma anche sulle linee di passaggio forzando palle perse (1.4 recuperi a partita).

La delusione. Difficile trovare un reale delusione dopo una regular season del genere. Sicuramente dopo la firma dell’estensione del contratto per 4 anni a 40 milioni complessivi ci si aspettava di più in termini di maturità e consistenza da JaVale McGee che ha chiuso una stagione fatta di alti e bassi (9.1 punti, 4.8 rimbalzi e 2 stoppate) non riscuotendo la fiducia di Karl e giocando tutta la stagione da riserva per soli 18 minuti a partita. I suoi vuoti mentali e la scarsa concentrazione hanno portato Karl a preferirgli Kosta Koufos in quintetto. Il greco (8 punti, 58% al tiro e 6.9 rimbalzi in 23′) pur avendo meno atletismo dell’ex Wizards ha messo in mostra migliori doti nelle rotazioni difensive, salvo poi sparire per impatto nel corso delle 6 sfide ai Warriors (3.3 punti, 37% dal campo e 3.5 rimbalzi in 16′).

Prospettive future. La situazione è in continuo divenire e il terremoto post eliminazione al 1° turno è culminato solo pochi giorni fa con la scelta di Andre Iguodala (13 punti, 5.4 rimbalzi e 5.3 assist) di uscire dal contratto con un anno di anticipo, rinunciando a ben 16.2 milioni di dollari. Non è escluso che possa rifirmare con Denver, come anticipato anche dal presidente Josh Kroenke e molto probabilmente aspetterà la decisione del neo assunto GM Tim Connely (in arrivo da New Orleans) sul nuovo head coach. Fonti vicine alla squadra parlano di primi contatti presi con Lionel Hollins e con Brian Shaw, assistente di Vogel ai Pacers. Ma Iguodala potrebbe non essere l’unico a partire, infatti anche il contratto di Corey Brewer è in scadenza e vista la stagione si aspetterà un ritocco dell’ingaggio e i Nuggets non possono permettersi di perdere un altro esterno con buoni doti difensive. Denver resta comunque attiva sulla free agency, in cui cercherà di rinforzare i propri punti deboli, tra cui il tiro dal perimetro (solo il 34% di squadra) e un cambio affidabile a Lawson. Tutte le attenzioni sembrano rivolte verso JJ Redick, Chase Budinger e OJ Mayo. Il tutto tenendo conto anche dell’unica prima scelta al prossimo draft, la 27; tra i possibili candidati Allen Crabbe, Glen Rice jr e Reggie Bullock. In ogni caso le basi per il futuro dei Nuggets sono state gettate in questi anni (Gallinari, Lawson e Faried come punti centrali del progetto), il gruppo è giovane e ricco di talento e stando alle prime indiscrezioni da Vail, il legamento di Danilo Gallinari (operato la settimana passata) non sarebbe completamente rotto, anticipando i tempi di recupero e permettendo a tutti i tifosi Nuggets di ricominciare a sognare in grande.


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati