Stephen Curry infiamma il pubblico di Oakland

Stephen Curry infiamma il pubblico di Oakland

La stagione. L’annata dei Golden State Warriors è da considerarsi assolutamente positiva, con tantissime luci e pochissime ombre, e la consapevolezza di aver gettato le basi per un futuro roseo. Stephen Curry è esploso definitivamente, David Lee è stato convocato in occasione dell’All Star Game ed è divenuto il primo rappresentate dei Warriors in questa manifestazione nel nuovo millennio, ma soprattutto questo gruppo di ragazzi uniti, nel quale ogni membro ha portato il proprio prezioso contributo, è tornato a disputare i playoffs che mancavano dalla stagione 2006-2007. I tifosi della Oracle Arena hanno apprezzato lo spirito e la qualità del gioco espressa dai propri beniamini, e hanno giocato un ruolo importante nella serie vincente contro i Nuggets al primo turno e nel corso della combattuta serie di semifinale contro gli Spurs persa in sei partite più per inesperienza che per manifesta inferiorità. Un plauso particolare lo merita coach Mark Jackson, che al secondo anno sulla panchina di Golden State, succedendo ad un santone come Don Nelson, ha instaurato nei suoi giocatori una mentalità vincente, combattiva e difensiva (termine che nella storia recente dei Warriors non era propriamente all’ordine del giorno), ottenendo un record di 47W-35L e giungendo settimo nella graduatoria di allenatore dell’anno.

MVP. Stephen Curry ha iniziato la stagione con la nomea di giocatore potenzialmente importante e perennemente infortunato. Dopo i playoffs è giustamente considerato da addetti ai lavori e tifosi uno dei migliori giocatori della lega avendo chiuso la regular season con 22.9 pts, 6.9 ast e 4 reb di media, che sono diventati 23.4+8.1+3.8 a partita nella post-season. La dirigenza dei Warriors è stata lungimirante nell’aver avuto fede nel 25enne uscito da Davidson facendogli firmare un quadriennale da 44 milioni di dollari. Curry ha aggiunto alla sua perfezione balistica una pericolosità importante in penetrazione,  il suo pick’n’roll con David Lee ha creato seri problemi alle difese avversarie e con Klay Thompson sono stati ribattezzati gli “Splash Brothers”. Nella gara conclusiva della regular season Curry ha soffiato a Ray Allen il record di triple in una stagione regolare, e si è anche piazzato al secondo posto nella graduatoria della precisione ai liberi con il 90%. Il suo rendimento sarà la chiave per trasformare i Warriors da una squadra da postseason ad una vera contender.

Coach Mark Jackson a colloquio con Jarrett Jack

Coach Mark Jackson a colloquio con Jarrett Jack

La sorpresa. Jarrett Jack è arrivato ai Warriors senza troppe pretese, per far tirare il fiato per qualche minuto a  Curry. L’ex Raptors, invece, si è ritagliato un ruolo fondamentale nello scacchiere di coach Jackson. I suoi “floaters”, la qualità in cabina di regia che ha permesso a Curry di giocare in diverse occasioni da guardia, la sua esperienza nei momenti caldi della partita, sono stati determinanti e non sarà facile sostituirli nel caso le strade di Jack e di Golden State si dovessero dividere come appare probabile. Il playmaker 30enne ha chiuso la stagione con numeri decisamente positivi: 12.9 pts, 3.1 reb e 5.6 ast a partita in media.

La delusione. Andris Biedrins sta diventando un peso per la squadra con la sua totale allergia alla palla in fase offensiva e l’incapacità di andare a segno dalla lunetta. In difesa la sua presenza si fa sentire, ma certo non vale i 9 milioni di dollari l’anno che percepisce. Il minutaggio in questa stagione è sceso drasticamente, quasi dimezzandosi dai 16 della scorsa stagione ai 9 di questa. In otto anni in NBA questo è di gran lunga il peggiore come fatturato offensivo, con la miseria di 0.5 pts di media a partita. Il lettone ha ancora un anno di contratto, i Warriors proveranno a scambiarlo anche solo per una scelta al Draft o a convincerlo a tornare in Europa.

Prospettive future. La stagione delle conferme è sempre più difficile di quella dell’esplosione. Curry e i Warriors dovranno confermarsi nelle prime posizioni della Western Conference e lottare per raggiungere la finale ad Ovest. Per perseguire questi obiettivi sarà necessario evitare assolutamente infortuni e ricadute per i top players Curry (caviglia), Bogut, Lee. Inoltre Carl Landry e Jarrett Jack sono free agents, e difficilmente resteranno entrambi. Bisognerà dunque rinforzare la panchina con i giusti rimpiazzi. Il gioco dei Warriors è ancora troppo legato alla corsa: contropiede e transizione. A difesa schierata la scelta di affidarsi sempre e solo al tiro da tre punti potrebbe essere nociva a lungo termine. Le fondamenta per un futuro ricco di soddisfazioni sono state gettate, riuscendo a trovare il giusto mix tra giovani affamati di successo (Curry, Thompson, Barnes, Ezeli, Green) e giocatori esperti (Bogut, Lee, Jack, Landry). Coach Jackson, grande motivatore, dovrà esser bravo a non caricare i ragazzi di aspettative esagerate, perché il rischio di rimanere delusi, in un ambiente complesso e pieno di avversari competitivi quale è la Western Conference, è sempre dietro l’angolo.