Dragic contro Nash: presente e passato dei Suns (fonte:David Kadlubowski/AZCENTRAL SPORTS)

Dragic contro Nash: presente e passato dei Suns (fonte:David Kadlubowski/AZCENTRAL SPORTS)

LA STAGIONE – Stagione ben al di sotto delle aspettative per i Phoenix Suns. Terminata l’era di Steve Nash e Grant Hill, la franchigia dell’Arizona aveva basato la sua rifondazione sul cavallo di ritorno Goran Dragic, reduce da un’ottima stagione a Houston, sull’amnistiato (dai Rockets) Luis Scola (12,8 punti e 6,6 rimbalzi di media), su Michael Beasley, in cerca di riscatto, e sull’esperienza di Jermaine O’Neil. Le scelte del GM Lance Banks si sono però rilevate sfortunate ed il mix ha prodotto un record finale di 25-57 (secondo peggior record nella storia della club, dopo il 16-66 della stagione di debutto in NBA, il ‘68-‘69) che è valso l’ultimo posto nella Western Conference. Le carenze d’organico (soprattutto nel ruolo di “2” dove si sono alternati Jared Dudley e Wesley Johnson) e gli infortuni (su tutti quello del centro Marcin Gortat, out 21 gare) hanno inciso in modo pesante ed indotto, a metà stagione, alle dimissioni di coach Alvin Gentry. La decisione di promuovere ad interim Lindsey Hunter ha creato solo malcontento, inducendo gli altri assistant a lasciare.

MVP –  Goran Dragic ha riconfermato quanto di buono fatto vedere in maglia Rockets e dimostrato di poter guidare con personalità una franchigia NBA. Pecca ancora di continuità (ma è in netto miglioramento sotto questo aspetto), ma ha ritoccato quasi tutti i suoi record carriera chiudendo la stagione con 14,7 punti, 7,4 assist, 3,1 rimbalzi di media col 44,3% al tiro (31,9% da 3).

LA SORPRESA – Difficile trovare un giocatore-rivelazione. Quindi indichiamo come sorpresa, in negativo, la stagione disputata dalla franchigia. Sulla carta non sembrava una formazione male assortita, con veterani da “usato sicuro” (Scola e O’Neal), delle certezze (Dragic e Gortat) e qualche scommessa (Beasley). Evidentemente non si è trovata la chimica giusta e la stagione è ben presto naufragata.

Tanti (troppi?) dubbi sul futuro di Michael Beasley (fonte: Christian Petersen/Getty Images)

Tanti (troppi?) dubbi sul futuro di Michael Beasley (fonte: Christian Petersen/Getty Images)

LA DELUSIONE – Sicuramente Michael Beasley. Reduce da due stagioni in chiaroscuro a Minneapolis, l’ex seconda scelta di Miami si è “perso” nel corso dell’annata, mostrando ancor più quei momenti di vuoto, soprattutto mentale, che già nelle precedenti avventure, gli erano costati l’affermazione ad alti livelli. Peccato, perchè il talento c’è ed in abbondanza, anche se quest’anno s’è visto poco (peggior stagione in carriera con 10,1 punti e 3,8 rimbalzi di media, con solo 20 presenze in quintetto e season-high a quota 27).

PROSPETTIVE FUTURE – A fine stagione il GM Lance Banks è stato costretto ad abbandonare la nave ed il suo sostituto Ryan McDonaugh ha deciso di puntare su un nuovo coaching staff con a capo Jeff Hornacek, alla prima esperienza da head coach dopo una brillante carriera disputata tra Phoenix, Philadelphia e soprattutto Utah, dove ha iniziato l’avventura da allenatore nell’entourage di Tyrone Corbin. A loro il compito di risolvere le principali grane estive dei Suns: Michael Beasley e Marcin Gortat. Il primo è sotto contratto per altri 2 anni, ma a cifre ragionevoli (12,25 milioni complessivi). Hornacek potrebbe provare a recuperarlo, altrimenti bisognerà trovare qualcuno disposto a cercare di “domarlo”. Il polacco, invece, entra nel suo ultimo anno di contratto (diventando quindi appetibile sul mercato) ed ha manifestato il suo disappunto nel giocare in una formazione perdente. Preferirebbe cambiare aria, ma il nuovo corso dirigenziale-tecnico vorrebbe ripartire (anche) da lui. Per il resto si punterà sulla crescita, alle spalle di Dragic, di Kendall Marshall mentre bisognerà far chiarezza nel reparto lunghi: i gemelli Morris in ala offrono grande versatilità, ma ancora incostanza di rendimento (ma per ovviare a quello c’è Scola). Jermaine O’Neal ha disputato una discreta stagione (8,3 punti e 5,3 rimbalzi), pur con un minutaggio limitato (18,7). E’ free agent e si parla di un suo ritorno a Portland, dove ha debuttato in NBA. Il draft porterà la scelta n° 5 (oltre alla 30 e la 57) e verosimilmente ci si orienterà su una guardia o ala piccola (per riportare così i vari Dudley, Johnson e Tucker ad un più consono ruolo dalla panchina). Ben McLemore e Otto Porter difficilmente saranno ancora disponibili. Più facile quindi arrivare a Victor Oladipo, da Indiana. Per puntellare il resto della squadra ci si rivolgerà al mercato, con circa 5 milioni di dollari di margine rispetto al salary cap per operare.


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