LaMarcus Aldridge e Wesley Matthews, due basi da cui ripartire per conquistare i playoff (fonte: Sam Forencich/NBAE/Getty Images)

LaMarcus Aldridge e Wesley Matthews, due basi da cui ripartire per conquistare i playoff (fonte: Sam Forencich/NBAE/Getty Images)

LA STAGIONE – Stagione in chiaroscuro per Portland. Partiti con tanti punti di domanda (a causa di una formazione molto rinnovata) e timidi obbiettivi di playoff, i Blazers si sono ritrovati in casa la più bella rivelazione della stagione (Damian Lillard) e sono rimasti in lizza per l’ottavo posto ad ovest fino a marzo, quando una striscia di 17 sconfitte nelle ultime 21 partite giocate ha compromesso il finale di stagione (ed è valsa un record di 33 vinte e 49 perse). Portland ha pagato oltremodo la scarsa produzione della sua panchina (ultima in tutta la lega con soli 18,5 punti di media). L’arrivo a febbraio di Eric Maynor ha leggermente migliorato la situazione, ma senza risolverla. Fortuna che Nicolas Batum, fresco di firma sul “contrattone” (da oltre 10 milioni di dollari a stagione) non si è seduto sugli allori ma ha proseguito con la sua crescita, chiudendo la stagione a 14,3 punti, 5,6 rimbalzi e 4,3 assist di media (tutti record carriera), Wesley Matthews, nonostante qualche lieve infortunio, si è confermato a quota 14,8 punti mentre J.J. Hickson, a dispetto dei pochi centimetri a disposizione (2.06), ha disputato da centro titolare la miglior stagione in carriera (chiusa con una doppia doppia di media a quota 12,7 punti e 10,3 rimbalzi).

MVP –  Visto che dell’MVP in pectore parliamo più sotto, qui puntiamo su LaMarcus Aldridge, stella di prima grandezza della squadra e della Lega (quest’anno al 2° All Star Game consecutivo), nonché miglior marcatore dei suoi (21,1 punti con 9,1 rimbalzi di media). La sua pericolosità sia vicino che lontano (fino ai 5-6 metri) da canestro è ormai riconosciuta. Finora gli è però mancato il supporting cast giusto per ottenere risultati di squadra pari al suo valore.

Damian Lillar, Rookie of the Year all'unanimità. C'erano dubbi dopo una stagione così? (fonte:  Doug Pensinger/Getty Images)

Damian Lillar, Rookie of the Year all’unanimità. C’erano dubbi dopo una stagione così? (fonte:
Doug Pensinger/Getty Images)

LA SORPRESA – Scelto al n° 6 nell’ultimo draft, reduce da un quadriennio all’università di Weber State, Damian Lillard ha disputato una stagione ben al di sopra delle aspettative, segnando (career-high a quota 38), facendo segnare e giocando tutte le 82 gare a 19 punti, 6,5 assist e 3,1 rimbalzi in 38,6 minuti di media. Ciò gli è valso un plebiscito per il premio di rookie dell’anno (4° giocatore nella storia a vincere il premio all’unanimità). Forse neanche a Portland si aspettavano un giocatore cosi. Di certo, però, è nata una stella.

LA DELUSIONE – L’intera panchina ha prodotto ben poco. Certo, non ci sono nomi altisonanti e diversi giocatori sono alla prima esperienza (o quasi), ma dai vari Babbit, Claver, Leonard, Smith, Pavlovic, Freeland e Jeffries ci si aspettava  qualcosa di più. Solo Eric Maynor, dal suo arrivo a febbraio, e Will Barton, nel finale di stagione quando ha avuto qualche minuto in più a disposizione, si sono rivelati adeguati alle esigenze della squadra.

PROSPETTIVE FUTURE – Dello starting five l’unico giocatore in scadenza è J.J. Hickson, per il quale la dirigenza ha già fatto sapere che non farà offerte, andando alla ricerca di un giocatore più fisico e più difensore dell’ex Cavs (e sperando anche in una crescita maggiore del rookie Meyers Leonard). Maynor può essere trattenuto con la qualyfing offer mentre saluterà sicuramente Nolan Smith che non ha convinto per nulla in questi 2 anni. Il salary cap è impegnato per circa 60 milioni di dollari ma, non considerando i quasi 18 dell’amnistiato Roy, c’è margine di manovra per operare sul mercato. Probabile che il General Manager Neil Olshey cerchi di mettere a disposizione di coach Terry Stotts dei veterani da “usato sicuro” per potenziare la panchina e portare esperienza alla seconda squadra più giovane della Lega, sfruttando verosimilmente anche qualche scambio che includa una o più delle scelte (magari quelle al secondo giro) che arriveranno dal prossimo draft, dove Portland pescherà alla 10 (piace molto C.J. McCollum), 39, 40 e 45.


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati