Rudy Gay (Andrew Francis Wallace/Toronto Star via Getty Images)

Rudy Gay (Andrew Francis Wallace/Toronto Star via Getty Images)

LA STAGIONE. Partiti per l’ennesima volta con ambizioni importanti, dopo un mercato che lasciava intendere un futuro roseo, i Toronto Raptors si sono scontrati presto contro una dura realtà. La squadra ha mostrato ampi limiti tecnici e caratteriali e a fine novembre aveva già il pessimo record di 4-13. I due acquisti principali, Kyle Lowry e Landry Fields, anche a causa di seri problemi fisici, non hanno reso secondo le aspettative. Infortuni che hanno attanagliato anche Andrea Bargnani, che comunque stava disputando una stagione tutt’altro che esaltante.  La dirigenza ha provato a dare la scossa portando in Canada Rudy Gay, sacrificando un Josè Calderon che soffriva il confronto con Lowry e il promettente Ed Davis. Un’ottima mossa che però non è bastata per tornare ai playoffs. Dopo l’All Star Game il bilancio è stato di 13-16, nettamente migliore del 21-32 con cui si era arrivati al weekend delle stelle.

MVP. Arrivato in corsa, Rudy Gay ha portato nuova linfa a Toronto. Con lui in campo i Raptors hanno chiuso con un dignitoso record di 17 vittorie e 16 sconfitte. Gay ha portato punti veloci (19.5 di media con la maglia dei Raptors), carisma per giocare i palloni decisivi nel finale di partita e tanto atletismo in più. Senza contare il suo decisivo contributo a rimbalzo (6.4 carambole catturate per partita). Per entrare nell’elite della Lega deve migliorare nel tiro dalla grande distanza (ha tirato con il 33.6%).

Jonas Valanciunas (Photo by Ron Turenne/NBAE via Getty Images)

Jonas Valanciunas (Photo by Ron Turenne/NBAE via Getty Images)

LA SORPRESA. Nonostante le gravi lacune difensive, Jonas Valanciunas ha dimostrato di essere già pronto per la NBA: il lituano, alla prima stagione in America, si è dato subito da fare garantendo una dimensione interna e una fisicità che mancavano da tempo alla front line dei canadesi. Le sue cifre parlano di 8.9 punti e 6 rimbalzi di media che gli sono valsi la nomination nel secondo quintetto dei rookie.

LA DELUSIONE. Al netto dei gravi infortuni che gli hanno permesso di giocare solo 35 partite in questa stagione, Andrea Bargnani ha disputato la peggior annata della carriera. Da leader designato non è riuscito a diventare il perno della squadra e se il suo talento offensivo non si discute, l’ex prima scelta assoluta ha fatto altri passi indietro a rimbalzo e nel gioco sotto canestro, suo autentico tallone d’Achille.

Masai Ujiri

Masai Ujiri

PROSPETTIVE FUTURE. Altro giro, altra rivoluzione in Canada. Questa volta si comincia dai piani alti con l’ingaggio di Masai Ujiri, fresco di premio di Executive of the Year a Denver. Ujiri a dire il vero non potrà fare moltissimo, Toronto quest’anno non avrà scelte al draft ed ha un payroll intasato con quasi 66 milioni di dollari impegnati per la prossima stagione. L’unica decisione importante riguarda Kyle Lowry su cui si potrà decidere se estendere o meno il suo contratto, da 6.2 milioni,  per un’altra stagione. Probabilmente si proverà a tenere Alan Anderson, in scadenza, che si è rivelato utile in uscita dalla panchina. Non resta quindi che la via di una trade e il candidato numero 1 alla partenza non può che essere Bargnani: con l’arrivo di Gay, il “Mago” non è più il giocatore su cui costruire e il suo tempo a Toronto sembra ormai agli sgoccioli. La squadra dopo le ultime mosse potrebbe non essere lontanissima dal vedere i playoffs, ma oltre ad una qualificazione è difficile aspettarsi.


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