Il logo dei Kings sarà così anche in futuro? (fonte: nba.com)

Il record. Sacramento ha chiuso con un bilancio vittorie-sconfitte di 22-44 (33,3%) in leggero miglioramento rispetto al 29,3% (24-58 sulle “classiche” 82 partite) della stagione precedente. L’andamento negativo, unito al rapporto difficoltoso con alcuni elementi di spicco del roster (DeMarcus Cousins su tutti) è costato il posto dopo 9 partite (di cui solo 2 vinte) all’head coach Paul Westphal. Al suo posto la dirigenza ha promosso ad interim il vice Keith Smart che, pur non riuscendo a risollevare le sorti della stagione (20-39 il suo record) è riuscito ad ottenere la conferma.
La stagione dei Kings ha vissuto di alti (pochi ma prestigiosi, come le vittorie con i Lakers all’esordio, a San Antonio e con Oklahoma City) e bassi (tanti, ad esempio 2 strisce da 6 sconfitte consecutive). Eppure le prospettive, con un roster ampio e talentuoso, erano ben diverse. Ma probabilmente una gerarchia poco definita soprattutto tra il supporting cast, una Western Conference molto competitiva ed i problemi societari legati al possibile trasferimento da Sacramento hanno influito sulla stagione dei californiani. La vicenda legata alla nuova arena, infatti, sembrava risolta con un accordo tra comune, società ed investitori privati. Ma il passo indietro fatto da questi ultimi ha rimesso tutto in gioco.

Demarcus cousins diventerà una stella? (fonte: nba.com)

MVP. La discontinuità di rendimento è stata la caratteristica comune di tutti i membri del roster. Se di Tyreke Evans parliamo qualche riga più sotto, qui premiamo DeMarcus Cousins. Il centro ha mostrato quei lampi di classe che tutti, fin dal college, gli accreditavano (18.1 punti e 11 rimbalzi di media), tuttavia per poter entrare stabilmente nel novero delle stelle della Lega dovrà eliminare quelle pause mentali che, anche all’interno di una stessa partita, lo portano a compiere sciocchezze (recordman della stagione con 12 falli tecnici, al pari di Kendrick Perkins) o “assentarsi” per lunghi minuti. Da segnalare anche la buona stagione di Marcus Thornton, miglior marcatore di squadra (18.7 punti di media).

La sorpresa. Partito in sordina, Isaiah Thomas si è poco per volta conquistato la fiducia di allenatore e compagni entrando stabilmente in quintetto base come play titolare. La 60° (ed ultima) scelta del draft 2011 ha chiuso con 11.5 punti e 4.1 assist di media (con high di 28 e 11 rispettivamente) venendo inserito nel secondo quintetto rookie stagionale.

Una stagione in chiaroscuro per Tyreke Evans (fonte: nba.com)

La delusione. Le cifre non lo bocciano in assoluto (16.5 punti con 4.6 rimbalzi e 4.5 assist di media), ma le aspettative su Tyreke Evans erano molto più elevate. Doveva essere il leader in campo e fuori di Sacramento ed invece s’è presentato al training camp in pessime condizioni fisiche faticando a rimettersi in forma. Oltre a questo grave handicap, quello che preoccupa maggiormente è come al terzo anno nella Lega non abbia ancora un ruolo definito: rende meglio a livello individuale da playmaker, ma così coinvolge poco i compagni. Da guardia chiude gli spazi a Thornton. Da ala piccola perde quel vantaggio che la sua stazza gli consente negli altri due ruoli e comunque si trova poco a suo agio. Tutta questa incertezza, che neanche coach Smart è riuscito a chiarire, si ripercuote sulla scelta del supporting cast e quindi sulla chimica di squadra.

Prospettive future. Il 5° peggior record della stagione s’è trasformato nella quinta scelta al draft di giugno che si prospetta molto profondo. La dirigenza californiana dovrà però arrivarci con le idee ben chiare su che ruolo potenziare. Sono circolate voci su una possibile cessione di Evans, per eliminare alla radice il problema sul suo ruolo e ottenere delle buone contropartite. Sotto canestro, come spalla di Cousins, è emerso Jason Thompson (in scadenza, ma può rimanere accettando la qualifying offer) che ha battuto la concorrenza di Hickson (rilasciato) e di Chuck Hayes (che risolti i problemi fisici, rimane comuque “undersized” per un ruolo da protagonista), mentre Donte Greene è un cambio che può apportare buon atletismo e ben poco altro. In ala piccola, fermo restando il ruolo di Evans, Garcia e Salmons sembrano soluzioni ormai “usurate” ed oltretutto ancora legate da contratti onerosi (oltre 14 milioni di dollari in coppia la prossima stagione), così come un declinante Travis Outlaw. Infine rimane Jimmer Fredette. Il rookie bianco ha confermato di non potersi convertire a playmaker ma di possedere un gran tiro, anche se mostrato solo a tratti. Dal draft potrebbe quindi servire un costruttore di gioco (ma è probabilmente il ruolo con meno alternative), se Thomas venisse ritenuto efficace anche in uscita dalla panchina, oppure un lungo più perimetrale di Thompson, per aprire invitanti spazi in area a Cousins. Le basi di partenza per risalire la china sono buone, ma i dubbi da chiarire e risolvere ancora tanti e cruciali (Evans, arena, problemi comportamentali, chimica di squadra). Auguri coach Smart!


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati