CHE VINCA IL MIGLIORE!
Geri De Rosa

Ci siamo dunque: la finale che tutti aspettavano è arrivata. Al termine di una stagione non propriamente indimenticabile in quanto ad emozioni, con la corsa salvezza e quella per il primo posto già ampiamente decise a cinque giornate della fine, siamo arrivati alla vigilia della prima vera finale degli ultimi sei anni: per la prima volta si scenderà in campo senza sapere, all’inizio, chi vincerà lo scudetto. L’EA7, infatti, ha tutto non solo per allungare la serie ma anche per porre fine alla fantastica dinastia mensanina; è stata costruita per questo, con un roster lungo, un mix di esperienza ed entusiasmo, di forza e passato vincente. La squadra si è dotata di uno staff preparato, lungo almeno quanto il roster dei giocatori, capace di uscire anche da periodi difficili grazie al sostegno di una società che si è dimostrata finalmente matura e moderna. Insomma l’Olimpia, dopo i maldestri tentativi degli ultimi anni, è riuscita ad emulare Siena, a prendere spunto dal lavoro senza precedenti fatto nell’ultimo decennio in casa Mens Sana, frutto di calma, saggezza, competenza, idee, grandi professionalità e ovviamente soldi senza i quali non si va da nessuna parte. Milano quest’anno ha emulato Siena, fino all’anno scorso aveva provato, goffamente, a copiarla. E non è una differenza da poco: dopo diverse facciate, infatti, in casa Olimpia hanno capito che, per vincere, per attirare i tifosi, per tenerli lì anche quando le cose vanno male non bastano i grandi nomi o i grandi proclami. Bisogna avere un’anima, rispettarla, lottare per lei anche quando si perde: questo ha fatto Siena in tutti questi anni anche nelle rarissime volte in cui ha perso, questo ha cominciato a fare Milano dall’estate 2011 in poi quando ha deciso, finalmente di mettersi in mano a gente che ne capisce per davvero. Ora si gioca, le due anime forti del nostro basket sono pronte a sfidarsi: e che vinca il migliore, ovviamente. Con una preghiera, però: che il migliore, chiunque sia, sappia che è molto meglio essere il migliore fra tanti piuttosto che fra due, perchè il compito di tener vivo un intero movimento spetta soprattutto ai più forti, perché una stagione come questa, grigia, dispari e povera, senza soldi e idee, deve essere un serio campanello d’allarme anche per i pochi che stanno bene. Anche questi, da soli, non possono andare da nessuna parte.

GERI DE ROSA