Con la stagione NBA ormai in piena regular season e l’All Star Game alle porte possiamo affermare che, ad esclusione delle finora deludenti newyorkesi, tutte le franchigie date per favorite ai nastri di partenza sono lassù in alto in classifica, nel tentavo di strappare il miglior piazzamento possibile nella griglia dei playoffs 2014. I campioni in carica degli Heat a caccia del terzo titolo consecutivo, i Pacers guidati dal MI(V)P Paul George, gli immortali Spurs, i Thunder del sempre più marziano Durant, i nuovi Clippers targati Doc Rivers e via dicendo. Ecco che però in mezzo a tutte queste super potenze, ai vertici di una Western Conference sempre più competitiva, spunta anche il nome dei Portland Trail Blazers, ormai vera rivelazione della prima metà di stagione. Chiariamoci, nessuno al 30 ottobre considerava Portland una piazza relegata alle ultime posizioni in classifica e costretta a dare la caccia alle scelte alte nel prossimo draft, ma nessuno si sarebbe mai aspettato di vedersela lì a lottare con San Antonio e OKC per la testa della conference (ad oggi i Blazers hanno un record addirittura migliore dei Miami di LeBron & co.). Vediamo di provare a scoprire le possibili ragioni di tutto questo successo aiutandoci con qualche numero.

La shotchart dei Portland Trail Blazers (aggiornata al 28-01-14)

La shotchart dei Portland Trail Blazers (aggiornata al 28-01-14)

Dati alla mano Portland è la migliore franchigia NBA per punti segnati a partita, ben 109, frutto di una chimica di gioco ben rodata e di talenti individuali del calibro di Damian Lillard (20.7 punti a partita) e soprattutto LaMarcus Aldridge (24.3): quest’ultimo, aggiungendo 11.5 rimbalzi di media, è sempre di più un serio candidato al titolo di MVP. Un alto potenziale di realizzazione offensivo può però far pensare ad una squadra che si prende tanti tiri, sbagliando di conseguenza molto. Non è decisamente il caso di Portland, 12ª squadra della lega per percentuale di tiro dal campo (45.5%), 2ª squadra nel tiro da 3 punti (38.8%) e 1ª per percentuale di tiro dalla lunetta (82.2%).

E’ specialmente il tiro dai 7.25 la vera arma offensiva dei Blazers che quest’anno hanno persino stabilito un nuovo record assoluto in quanto unica squadra a riuscire nell’impresa di segnare più di 20 triple in una sola partita ben due volte nella stessa stagione (e siamo solo a metà percorso). Lillard e Wesley Matthews, rispettivamente con il 41.9% e il 41.7%, sono i due migliori cecchini della squadra di coach Stotts ma tutto l’organico sta mostrando una buona mano dalla lunga distanza e, come mostra la shotchart, un’ottima abilità nel bucare la retina da qualsiasi posizione senza mai scendere sotto il 33% di realizzazione. Portland è leader anche nella classifica dell’offensive rating, ovvero i punti realizzati ogni 100 possessi, registrando un incredibile 110 di media. Ma stupisce anche in termini di freddezza, spesso fattore chiave quando c’è da portare a casa una gara combattuta: infatti è la formazione che guida la classifica dei “clutch teams” con ben 276 punti realizzati nei 5 minuti finali delle gare a cui si giunge con un divario tra le squadre limitato entro i 5 punti.

Può bastare però un attacco micidiale per metter su una squadra vincente? Dando uno sguardo più approfondito alle statistiche individuali è possibile rilevare che Portland ha ben 4 giocatori (nell’ordine Batum, Lillard, Aldrige e Matthews) tra i primi 10 dell’intera lega per quanto riguarda le miglia percorse in campo (vedi tabella sotto). Una squadra che ha 4 elementi del quintetto capaci di muoversi velocemente lungo il campo, tutti con un ottimo potenziale realizzativo, può diventare pericolosissima per gli avversari perché capace di chiudere spesso un possesso nei primi secondi dell’azione, magari con un tiro realizzato da 3 punti. Contando inoltre che Portland è la prima squadra della lega per rimbalzi catturati a partita (46.7) e la terza squadra per assist distribuiti (24.4) sembra quasi impossibile trovare sbavature nel loro sistema di gioco.

Il player tracking dei Portland Trail Blazers (aggiornato al 28-01-14)

Il player tracking dei Portland Trail Blazers (aggiornato al 28-01-14)

Si sa però che nessuno è perfetto in questo mondo, neppure i Blazers. La lacuna più evidente  sicuramente riguarda una difesa tutt’altro che irresistibile. Portland si trova al 22° posto nella classifica riguardante il defensive rating (punti concessi ogni 100 possessi) a quota 105.5. Peggio di loro solo Jazz, Pelicans, Kings, Knicks, Lakers, Phila, Pistons e Bucks che però hanno un record ben diverso rispetto ad Aldridge e compagni. Altro tallone d’Achille può essere riconosciuto nello scarso contributo della panchina. La grande efficacia dello starting five spinge spesso coach Stotts a concedere pochi minuti e fiducia ai giocatori che iniziano seduti, riducendo le rotazioni a 8-9 uomini a partita, nonostante il roster conti nomi interessanti quali Mo Williams, Joel Freeland e il rookie C.J. McCollum. In numeri, i punti con cui la second unit contribuisce al risultato finale, nonostante l’alta media realizzativa, sono solo 34.4 (per rendere meglio l’idea basta pensare che le riserve degli Spurs ne producono 45.6). Questo dato può diventare determinante quando si dovranno affrontare serie al meglio delle 7 gare durante i playoffs, perché sovraccaricare di minuti il quintetto può essere pericoloso, sia per il fattore stanchezza, sia per l’elevata possibilità di infortuni. Insomma, per concludere, il sistema di gioco di Portland sta producendo risultati più che ottimi sinora ma la panchina ancora poco incisiva e la limitata esperienza in post season rischiano di pesare molto sulle sorti del gioco. Comunque la giovane età generale del roster può far ben sperare per il futuro, in modo tale che questa realtà si scrolli di dosso la definizione di “rivelazione” e cominci a diventare sempre di più una realtà. A Portland se lo augurano tutti.

 

Andrea Dell’Acqua