I due risultati che hanno fatto più notizia nell’ultima settimana sono quelli di due partite giocate stanotte: da una parte, la sconfitta dei Knicks, la prima della loro stagione dopo 6 vittorie consecutive; dall’altra, la vittoria dei Lakers, che, vuoi per l’esonero di Mike Brown, vuoi perché comunque il processo di ambientazione reciproco dei giocatori continua, hanno vinto tre delle ultime quattro partite (certo, non proprio contro dei mostri: Warriors, Kings e Suns), perdendo solo di misura contro gli Spurs.
Ma NBA, ovviamente, non vuol dire solo Knicks e Lakers, per cui vediamo un po’ più nei particolari cos’è successo d’interessante nelle due Conference negli ultimi sette giorni.

Ersan Ilyasova è forse l’unica delusione dei Bucks di quest’anno, mentre di certo lo stesso non si può dire di Michael Kidd-Gilchrist (Foto: sports.yahoo.com)

Eastern Conference. Una delle squadre più in forma al momento è sempre di New York, ma sponda Brooklyn. I Nets infatti, dopo essere partiti 1-2, hanno inanellato 4 vittorie di fila nonostante l’assenza per infortunio di Gerald Wallace, grazie soprattutto ai suoi Big Three, Williams, Lopez e Johnson, che stanno segnando 53 punti di media in tre.
Ma a Est, un po’ a sorpresa, vanno forte anche i Bucks, che hanno insieme proprio ai Nets il secondo miglior record della loro Conference (5-2) e hanno già battuto avversari di buon livello come Celtics, Sixers e Pacers. La forza di Milwaukee sta nel roster profondo e dotato di un buon livello medio di talento: basti pensare che ben 11 giocatori segnano più di 5 punti a partita, con la coppia di guardie Jennings-Ellis ovviamente a guidare la squadra dal punto di vista offensivo (37 punti a gara in due).
Ma la vera sorpresa, a Est, è costituita dai Bobcats, che da squadra materasso si sono trasformati in avversario ostico per chiunque (o quasi). Hanno un record di 4-3 e vengono da tre vittorie consecutive contro Mavericks, Wizards e Timberwolves; merito di un Kemba Walker che ha saputo alzare esponenzialmente il suo rendimento, ma anche di un Ramon Sessions utilissimo per portare punti dalla panchina; inoltre, non va sottovalutato l’apporto della seconda scelta Michael Kidd-Gilchrist, giocatore forse poco appariscente ma in grado di dare una mano in ogni zona del campo e, soprattutto, di far giocare meglio i propri compagni. Che Michael Jordan, per una volta, ci abbia visto giusto?
Per il resto, la notizia è la prima vittoria centrata dai Pistons, contro gli alterni Sixers (che aspettano con ansia il rientro di Bynum, 5-4 il loro record); se ora sono i Wizards l’unica squadra ancora a corto di vittorie (0-7), nemmeno a Detroit la situazione è particolarmente esaltante (1-9), anche perché dopo la vittoria è arrivata la sconfitta contro i Magic, altra squadra in grado di alternare grandi prestazioni a inquietanti black-out (3-5 il record). A corrente alternata anche i Pacers (4-6) e gli Hawks (4-4), mentre sembrano in leggera ripresa i Celtics (5-4). Toronto e Cleveland condividono lo stesso record (2-6), ma occhio a paragonarle: i Cavs, infatti, hanno avuto finora un calendario non particolarmente favorevole (hanno già incontrato Bulls, Bucks, Suns, Thunder e Nets), e con il passare delle settimane potrebbero anche risalire di posizione, guidati da una stella in rapida ascesa con Irving e da un Varejao con le migliori cifre in carriera. Infine, tutto “regolare” per i Bulls, che si dimostrano squadra solida (5-3) anche senza Derrick Rose, e gli Heat, guidati da uno stellare LeBron James a un record di 7-3.

Marc Gasol e Zach Randolph, temibile frontline dei Grizzlies (Foto: sports.yahoo.com)

Western Conference. A Ovest la sorpresa vera sono i Grizzlies, che, dopo aver causato il primo dispiacere a New York questa notte, hanno acquisito il miglior record della Lega (7-1) e soprattutto, dopo aver perso la prima gara contro i Clippers, sono alla settima vittoria consecutiva. Il merito va in particolare al pigro mercato estivo, che ha visto confermare grosso modo l’organico dell’anno scorso, con il quintetto base immutato e solo qualche lieve cambiamento in panchina (fuori il problematico Mayo, dentro Ellington e Bayless, 15 punti a partita in coppia con ottime percentuali sia dal campo che da tre). Memphis è una squadra molto equilibrata, con una frontline a dir poco solida formata da Zach Randolph (17,1 punti e 14,1 rimbalzi a gara) e Marc Gasol (15,4 punti, 7,1 rimbalzi e ben 4,3 assist), uno specialista difensivo come Tony Allen, un play in grado di creare sia per sé che per i compagni (Mike Conley, 14,1 punti e 7 assist) e un realizzatore come Rudy Gay, che segna oltre 20 punti a partita nonostante percentuali non proprio ottimali (41% al campo, 29% da tre). Ma, quindi, cosa manca ai Grizzlies per poter puntare davvero in alto? Forse un lungo affidabile dalla panchina (Speights non sta andando male, ma è molto discontinuo) o, in generale, una panchina un po’ più lunga; ma, al di là di tutto, non crediamo che questa sia l’ultima volta che dovremo parlare di questa squadra…
A Ovest vanno forte anche i soliti Spurs (7-2), squadra profonda come forse nessun’altra e con un Duncan che sembra confermare la seconda giovinezza iniziata l’anno scorso (doppia doppia di media da 18+10 finora), i Clippers (6-2), che stanno avendo sicuramente più di quanto sperassero da un Jamal Crawford che sembra aver trovato la sua vera dimensione e che al momento vincerebbe a mani basse il titolo di Sixth Man of the Year (miglior realizzatore con 20,8 punti a partita, con il 51% dal campo e il 42% da tre), e i Thunder (7-3), che dimostrano che la cessione di Harden non ha scalfito più di tanto la loro pericolosità, anche perché il suo “sostituto” Kevin Martin si sta comportando più che egregiamente (17,1 punti, 51% da tre su quasi 5 tentativi a partita).
Se i Bobcats sono la sorpresa a Est, a Ovest, dopo aver parlato dei Timberwolves la settimana scorsa (anche se il loro slancio sta diminuendo di intensità a causa dei numerosi infortuni che li stanno colpendo), dobbiamo ora citare i Warriors, che hanno il secondo miglior record della Pacific (5-4) e che vengono da due vittorie consecutive, contro gli Hawks e proprio i Timberwolves. Due vittorie che sono coincise con l’esplosione del rookie Harrison Barnes (7,2 punti e 2,1 rimbalzi nelle prime 8 gare, 18,5 punti e 11 rimbalzi nelle ultime due), che a Oakland sperano non sia un fuoco di paglia. Molto bene sta andando anche il neoarrivato Carl Landry dalla panchina (15,3 punti e 7,7 rimbalzi con il 60% dal campo) mentre ancora un po’ sottotono è parso David Lee, soprattutto dal punto di vista offensivo (15,1 punti con il 44% dal campo).
In generale, però, questo inizio di campionato, specie a Ovest, è all’insegna dell’equilibrio, con ben 10 squadre con un record compreso tra il 40% e il 55%; tra queste, alcune “grandi” in difficoltà, come i Lakers, i Nuggets e i Mavericks, ma anche alcune sorprese, come i Rockets (4-5) e gli Hornets (3-4). Solo i Kings sono sotto al 40% di vittorie, con un bilancio di 2-7 che però, visto il livello di talento della squadra, potrebbe anche crescere con il passare del tempo.