È ormai passato quasi un mese e mezzo dall’inizio della stagione, e normalmente già dovrebbero esserci delle gerarchie più o meno definite all’interno di ciascuna Conference; invece, soprattutto a Ovest, a parte la manciata di squadre al comando e quelle (poche) irrimediabilmente già fuori dai giochi, le altre fanno parte di un nutrito gruppo con un record compreso tra il 40% e il 60% di vittorie.

Serge Ibaka contrasta Kobe Bryant, che ha superato quota 30.000 punti in carriera (Foto: sports.yahoo.com)

Western Conference
A Ovest continua la cavalcata trionfale delle tre squadre col miglior record della Lega. San Antonio stanotte ha battuto i Bobcats con 30 punti di scarto, segnando la bellezza di 132 punti, consolidando il suo primo posto con un record di 17 vinte e 4 perse. Appena dietro (16-4) ci sono i Thunder, che hanno la striscia vincente aperta più lunga della NBA (7W di fila) e dimostrano che i cambi estivi non hanno snaturato l’essenza della squadra, che si poggia sempre di più sul duo Durant-Westbrook, ma con un Ibaka però sempre più determinante. Completa il terzetto Memphis, sconfitta nella notte dai sorprendenti Hawks ma comunque una delle squadre più in forma. Sopra al 60% ci sono altre due squadre, in testa alla Pacific: i Clippers (13-6), che vengono da 5 vittorie consecutive, in cui tutto sembra iniziare a girare al meglio, dall’asse Paul-Griffin alla lunga panchina, con Crawford, Barnes e Bledsoe spesso determinanti e un Lamar Odom che forse (forse) sembra in leggero miglioramento, e i Warriors, una delle maggiori sorprese finora, con un record di 13-7 e 8 vinte nelle ultime 10 giocate. Con uno Stephen Curry finalmente in salute (19,7 punti e 6,5 assist, con il 42% da tre), un Klay Thompson in crescita (16,2 punti, 36% da tre), un David Lee sempre produttivo (18,5 punti, 11,3 rimbalzi) e una panchina con elementi affidabili (Landry e Jack su tutti), i Warriors stanno esprimendo tutto il loro potenziale, in attesa del pieno recupero di Andrew Bogut.
Dietro queste cinque squadre ce ne sono ben 7, come dicevamo, con un record compreso tra il 40% e il 60%. Tra queste i Lakers, che continuano a far fatica e sono attualmente sotto al 50% di vittorie (9-11). E se l’ultima sconfitta è stata contro i Thunder, le altre sono arrivate contro i più modesti Rockets e gli ancor più modesti Magic, la ex squadra di Howard. Intanto, mentre Kobe ha superato i 30.000 punti in carriera, coach D’Antoni non è ancora riuscito a trovare il modo di far girare al meglio la squadra, i cui problemi, più che offensivi, sono difensivi, come dimostra il fatto che, nell’ultima settimana, l’unica vittoria è arrivata quando gli avversari hanno segnato meno di 100 punti (ok, erano gli Hornets, però…).
Tra le squadre in leggera difficoltà ci sono anche i Blazers, che non riescono a trovare continuità ma possono puntare al futuro con un potenziale fuoriclasse come Lillard, e i Timberwolves, che sembrano addirittura fare più fatica da quando è rientrato Kevin Love. Paiono invece in crescita i Jazz, che hanno vinto le ultime due (pur con Magic e Raptors) dopo tre sconfitte consecutive, e i Mavs (3-1 nell’ultima settimana, con un Mayo stellare stanotte), mentre confermano il loro momento difficile i Nuggets (2 vinte nelle ultime 6 gare) e i Rockets, sconfitti da Dallas nonostante 39 punti di James Harden. Tra le squadre sotto al 40% sembrano in crescita i Kings, che hanno una striscia aperta di 3 vittorie consecutive, mentre è crisi a Phoenix, in cui la striscia aperta è invece negativa e dura da 6 gare, con sconfitte pesanti anche contro Pistons e Raptors. Poco da dire invece sul fanalino di coda New Orleans, che con Anthony Davis out può fare davvero poco per migliorare la sua posizione.

Andray Blatche, elemento prezioso per i Nets (Foto: sports.yahoo.com)

Eastern Conference
Leggermente diversa la situazione a Est; anche qui il campionato è probabilmente più equilibrato del previsto, ma la divisione tra squadre da playoff e squadre da lotteria è molto più netto. New York (14-5), nonostante la sconfitta nella notte contro i Bulls, e Miami (13-5) continuano a guidare la Conference, anche se i sorprendenti Hawks sono in forte crescita e vogliono giocarsi fino in fondo il ruolo di terzo incomodo. La squadra di Atlanta, che aveva iniziato il campionato con 3 vittorie e 4 sconfitte, ha poi inanellato ben 9 vittorie nelle successive 10 partite, guadagnandosi il 3º posto a Est con un record che, dopo la vittoria di stanotte contro i quotati Grizzlies, ha superato il 70%. Poco più dietro i Nets (11-6), che sembrano reggere il colpo nonostante l’infortunio di Brook Lopez, grazie anche a un Andray Blatche che si sta rivelando sempre di più il vero “furto” del mercato 2012. Più dietro ancora i Bulls, che faticano più dell’anno scorso senza Derrick Rose (11-8) e aspettano con ansia il rientro della loro star, che potrebbe già avvenire tra qualche settimana.
Quattro poi le squadre che, al momento, con record tra il 50% e il 55%, si giocano gli ultimi 3 posti di accesso ai playoffs: i Celtics, sempre altalenanti (hanno alternato una vittoria e una sconfitta nelle ultime 7 gare), i Sixers, che dopo tre vittorie in fila nella scorsa settimana hanno perso 3 delle ultime 4 partite, compresa quella di stanotte proprio contro i Celtics, i Pacers, con West e George che cercano di “coprire” l’assenza di Granger ma con un Roy Hibbert in preoccupante involuzione rispetto all’anno scorso, e i Bucks, partiti a razzo a inizio stagione ma in difficoltà nell’ultimo periodo (3-7 il record nelle ultime 10 gare).
Sembrano invece già fuori dai giochi i Bobcats (7-12), miglioratissimi rispetto all’anno scorso ma forse non ancora pronti a lottare davvero per la post-season, e i Magic (7-12), che già stanno rendendo più del previsto per essere una squadra il cui nucleo è stato in pratica smantellato appena due mesi fa. Ancora più indietro i Raptors (4-16), squadra con più talento ma con le stesse difficoltà dello scorso anno, i Cavs (4-17), che con Irving potrebbero anche essere una contender per un posto nei playoffs, ma senza di lui (anche se il rientro pare imminente) valgono uno degli ultimi posti della Lega, e infine i Wizards (2-15), su cui forse sarebbe meglio sorvolare per evitare di “sparare sulla croce rossa”: in estate sembrava che la dirigenza avesse fatto le mosse giuste, e il roster pareva equilibrato e con un discreto grado di talento; ciò nonostante, tra infortuni e una chimica di squadra complicata, il risultato finora è a dir poco fallimentare.