nba coffee break & more old  style

Day 2. Facciamo un doveroso passo indietro a ieri, un giorno davvero lungo che però ci ha regalato uno squarcio di vita degli Stati Uniti.

Dopo aver ricevuto la pessima notizia che la NBA non ci aveva confermato l’accredito, per le troppe richieste ricevute, abbiamo deciso di raggiungere comunque il Barclays Center, alla caccia di un ticket. Nonostante il viaggio alle spalle e una  totale impreparazione sulla “subway” newyorchese, tra un “Hey girl, can you help me?” e un “Ok thanks”, siamo arrivati a destinazione.

Step uno risolto, ora c’era la delicata questione del tagliando per entrare e, nonostante la disponibilità di biglietti su internet, l’arena era sold out. Elementare, Watson!

Ed ecco intervenire il salvatore della baracca, a primo avviso il tipico bagarino di mezza età, che ci propone un ticket del figlio febbricitante e appiedato in albergo. Da buon turista accettiamo dubbiosi, separandoci da qualche dollaro, comunque meno rispetto a  quelli chiesti inizialmente.

Scampato il pericolo di rimanere senza biglietto, crediamo di aver preso la sola dal nostro amico dominicano, quando scopriamo che il nostro seat letteralmente non esiste.

Sorvolando sulle imprecazioni del momento, John arriva con la sua crew e, dopo le presentazioni di rito, mi cede il suo posto e si lamenta con la stewart, per il suo sedere freddo e maltrattato. Risultato: cinque biglietti con visuale a bordo campo e la compagnia che continuava a urlare “italiano”e a distribuire “high five” a ogni canestro di Bellinelli.

Barclays Center

Ah per la cronaca c’era anche una partita, i vostri Brooklyn Nets contro il secondo quintetto dei Bulls orfani di Noah, Boozer e Hinrich oltre al solito Rose.

Nonostante la partita sia stata decisa solo nel finale, quello che rimaneva della squadra di coach Thibodeau ha venduto cara la pelle, supportata da Robinson, Bellinelli, Deng e la solita difesa di squadra.

I Nets non sono mai andati oltre la seconda marcia, hanno quasi sempre giocato sulle loro individualità, con Deron Williams interessato a svolgere solo il compitino del buon playmaker ordinario. Nutriamo parecchi dubbi sull’affidabilità di questa squadra in una serie playoff, troppi isolamenti, un playbook che tende a portare quasi sempre un attore a costruirsi il suo tiro. Nonostante la profondità del roster e un ottimo supporting cast, il nostro pollice rimane  rivolto verso il basso.

Passiamo invece al “nostro” Bellinelli, che si ricordava il Barclays Center per il canestro della vittoria l’ultima volta che era passato da Brooklyn. Sicuramente ha sfruttato la situazione gestendo molti possessi, anche dal palleggio, con profitto ma questi non erano certo i veri Bulls e la sua difesa ha lasciato a desiderare.

Giocare con Robinson non deve essere facile per il suo individualismo nonostante le assistenze in doppia cifra ma il fatto che il suo uomo era sempre il numero chiamato da Carlesimo deve far riflettere.

Oggi prima di andare al Madison abbiamo fatto un salto al Prudential Center, la vecchia casa dei Nets a Newark, per assistere a Cincinnati University contro i padroni di casa di Seton Hall. Per non perderci questa volta abbiamo seguito l’antico trucco di seguire i tifosi alla stazione.

Il College Basket é un’altra cosa, la banda, la student section a bordo campo che si becca con giocatori avversari, il pubblico più partecipe e una pallacanestro elettrizzante. Se non dovesse piacervi consigliamo un controllo medico urgente. Aggiungeteci che siamo in mezzo tra una coppia di tifosi dei Bearcats e un gruppo dei Pirates che sembrano perfetti vicini di casa e il palazzo è pieno di famiglie e bambini, qualche perplessità sulla nostra cultura sportiva riaffiora.

Prudential Center

Abbiamo anche pescato il jolly assistendo alla cerimonia per il titolo della Big East vinto da Seton Hall venti anni fa, quando la squadra era guidata in panchina da PJ Carlesimo e in campo Terry Dehere e Arturas Karnisovas. Naturalmente tutti presenti e il coach ha preso il microfono per ringraziare in perfetto copione “american style”.

La partita è stata vinta dai Bearcats che hanno respinto la furiosa rimonta di Hall, una volta finita sotto di 19 (31-50). Tra i giocatori presenti vi segnaliamo Sean Kilpatrick, 18.3 punti con 5.4 rebs a sera, forse un po’ troppo perimetrale, ma scommettiamo un viaggio nell’Europa che conta per il suo futuro (i mock draft 2014 lo danno come un prospetto da secondo giro). Per la cronaca ne ha messi a referto 21, con la tripla che ha dato il via ai titoli di coda della partita.

Per i Pirates vi segnaliamo la guardia junior Faquan Edwin su tutti (16.7 punti, 6 rebs e il 45% nelle triples), bizzarro e grezzo ma con le carte in regola per provarci con i Pro. Facciamo anche due honorable mention, a questo livello, per l’ala al secondo anno Brandon Mobley, che è uno dei migliori tiratori della nazione con il 51.9% da tre, e il generoso centro Gene Teague.

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Schoolbus 5, da uno Starbucks della 7th avenue.

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