Christopher Hansen

Il possibile ritorno di una franchigia professionistica a Seattle è argomento di estrema attualità negli ambienti NBA. Per il momento non c’è niente di ufficiale, al di là delle intenzioni dichiarate con grande convinzione da Christopher Hansen, anche nell’intervista rilasciata al Seattle Times e riportata nella nostra sezione video. Hansen, 44enne nativo di San Francisco trasferitosi a Seattle a 5 anni con la madre dopo il divorzio dei genitori, e tifoso – finché ci sono stati – dei SuperSonics, è cresciuto da famiglia povera, si è dato molto da fare da solo sin da giovanissimo, per pagarsi gli studi ed arrivare prima alla San Diego State University e poi a Los Angeles alla School of Business, la più grande delle 17 scuole professionali della University of Southern California. E ora gestisce oltre 3 miliardi di dollari in investimenti pubblici e privati in qualità di socio dirigente della Valiant Capital di San Francisco.

Mike McGinn, sindaco di Seattle

E’ lui la figura attorno a cui ruota il possibile ritorno della NBA a Seattle. Ha già individuato i terreni dove la nuova arena dovrebbe sorgere. La sua proposta sarebbe di finanziare l’affare per 290 milioni con l’impegno di comprare una franchigia NBA e trovare un partner interessato anche all’acquisizione di una squadra di hockey professionistico. Ma la parte restante – cioé circa 200 milioni – dovrebbe essere fornita dall’amministrazione locale, che poi sarebbe risarcita con i proventi delle franchigie e di alcune attività correlate che dovrebbero sorgere nelle nuove aree. “Se diventasse realtà, questo progetto aiuterebbe la città ad uscire dalla recessione peggiore dai tempi della Grande Depressione” ha dichiarato in conferenza stampa il sindaco di Seattle, Mike McGinn.

Paul Allen, proprietario dei Blazers

Si lavora ancora sull’accordo con la città perché il sindaco e i consiglieri, prima di costruire l’arena, vorrebbero essere sicuri di avere una nuova squadra, cosa che viceversa Stern pare disposto a concedere solo in presenza di un nuovo edificio adeguato agli standard NBA. Quindi la situazione è ancora ingarbugliata, ma di sicuro è il primo passo per provare a risolvere quella che era stata la causa principale della partenza dei Sonics da Seattle verso Oklahoma City, dove sono stati ribattezzati Thunder. A favore del ritorno di Seattle nella NBA si è già espresso Paul Allen, proprietario dei Blazers ma anche dei Seattle Seahawks della NFL. Il numero 2 di Microsoft, sede a Redmond – proprio nella grande area metropolitana di Seattle -, quindi con “discreti” interessi in città, già nel 2008 fu uno degli unici due proprietari a votare contro il trasferimento della franchigia ed ora ha rilasciato un comunicato ufficiale per comunicare il proprio pensiero: “E’ stato triste vedere i Sonics andare via da Seattle, un trasferimento a cui mi ero opposto. Sarebbe entusiasmante ora vedere la NBA che ritorna a Seattle anche per rinnovare la rivalità con i Portland Trail Blazers. Comunque è presto per commentare oltre, senza una specifica proposta da valutare”.

La proposta però potrebbe presto esserci e diventare concreta. Difficile credere alla creazione di una nuova franchigia, anche perché in certi casi il livello non eccelso delle partite denuncia come già 30 siano tante e il talento siano troppo annacquato, e dunque Seattle può rappresentare una “minaccia” per qualche franchigia esistente, in particolare quelle che fronteggiano un futuro incerto nelle rispettive città, quindi i Kings e soprattutto gli Hornets (più i Phoenix Coyotes della NHL). A Sacramento però si attende l’esito del consiglio comunale del 28 febbraio per sancire quella che è attesa come la definitiva soluzione relativa alla costruzione di una nuova arena, che chiuderebbe tutte le voci di possibili trasferimenti. E il sindaco Kevin Johnson ha già denunciato il tentativo di Hansen, ritenendola “un’iniziativa mirata a far saltare il processo di costruzione di un nuovo edificio sportivo da parte della città di Sacramento”.

David Stern

Allora i principali indiziati ad un trasferimento sembrano essere gli Hornets. La NBA, che ne detiene la proprietà dal dicembre 2010, ha bisogno di venderli, perché – secondo Forbes – hanno perso 8.6 milioni di dollari di valore in poco più di un anno, complici le difficoltà a trovare sponsorizzazioni e accordi televisivi davvero soddisfacenti, e una presenza di pubblico che li colloca sempre tra le ultime posizioni della lega. In più, con la partenza di Chris Paul, mancano pure i risultati. David Stern non vuole vederli cambiare città e continua ad auspicare di trovare forze importanti tra gli imprenditori locali, ma la situazione per gli Hornets a New Orleans sembra davvero critica e – anche se il sindaco di Seattle ha smentito qualunque contatto con la NBA – il comunicato di Allen potrebbe essere davvero un’anticipazione del futuro.


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