LaMarcus Aldridge, si riparte da lui (foto AP)

Il clima a Portland non è di sicuro il più tranquillo dell’NBA. Negli ultimi mesi, se non anni, i Blazers hanno sprecato, a volte per loro errori ma spesso per una clamorosa sfortuna, l’occasione di creare un roster da anello. Prima i continui infortuni di Greg Oden, individuato da tutti come un possibile dominatore della lega e alla fine rilasciato solo pochi giorni fa, poi il ritiro del designato “uomo franchigia” Brandon Roy, giocatore dall’immenso talento che però si è dovuto arrendere ai propri problemi fisici. Senza poi dimenticare la mancanza di un g.m. a coordinare le scelte e i piani futuri del team, conseguenza del licenziamento di Rich Cho dopo un anno praticamente senza comunicarglielo e l’insediamento nel ruolo con incarico ad interim di Chad Buchanan. L’annata, che era cominciata bene, è repentinamente peggiorata, portando la franchigia dell’Oregon dall’entusiasmo ad una crisi di risultati profondissima.

Alla vigilia della deadline del mercato Portland era pronosticata come una delle squadre che avrebbe cambiato. E i Blazers non hanno smentito le voci. Anzi hanno sorpreso più di quanto ci si aspettava.

Trade – Felton e Crawford avevano già preparato le valigie da settimane e ormai non c’erano più dubbi sulla loro partenza. Ed ecco la prima sorpresa: entrambi gli esterni dei Blazers sono rimasti, nonostante le voci, nonostante la loro voglia di andare via da Portland. Le trattative con le altre franchigie si sono arenate improvvisamente dopo che i Blazers hanno deciso di privarsi di uno dei cardini del team: Gerald Wallace. L’ala ex Charlotte va via in direzione New Jersey, tra l’incredulità generale per un affare che non era stato preceduto da alcuna voce o indiscrezione. In cambio i Blazers ricevono Mehmet Okur (al momento infortunato), Shawne Williams (fuori per la stagione) e una scelta protetta (non potrà essere tra le prime tre) al primo giro.

Insieme a Wallace saluta la franchigia dell’Oregon anche Marcus Camby, scambiato con Houston che ha girato a Portland Hasheem Thabeet, Johnny Flynn e una scelta al secondo giro. Una prima analisi delle scelte di mercato fa capire subito come Portland abbia di fatto rinunciato, in contrasto con gli obiettivi pensati nel pre-stagione, ad ogni tipo di velleità nell’immediato futuro. Le speranze della dirigenza sono ovviamente rivolte ad un futuro, per ora non esaltante, sperando che la scelta ricevuta dai Nets porti un buon talento in Oregon. Wallace e Camby vanno via soprattutto per questa scelta, oltre che per liberare spazio salariale. Certo l’intenzione è quella di mettere le basi per un progetto a lungo termine che ruoterà attorno a LaMarcus Aldridge, sperando che il rinnovamento e la ricostruzione possano essere rapidi, ma i dubbi rimangono molti per una scelta che, al momento, sembra alquanto discutibile e, più che coraggiosa, incosciente.

McMillan e lo stagista – L’NBA è ricca di storie. Quella che stiamo per raccontare rispetta i canoni classici: due protagonisti, uno alla fine vince, l’altro invece deve arrendersi. Mercoledì sera, Madison Square Garden, New York. Coach McMillan, che ancora non sa delle partenze di Wallace e Camby, che saranno ufficializzate soltanto il giorno dopo, guida i suoi Portland Trail Blazers, in crisi di risultati ormai da un paio mesi, alla difficile partita contro i Knicks che presentano in panchina, per la prima volta, il neo-allenatore Mike Woodson. Portland perde in malo modo (121-79) e coach McMillan, nonostante sia uno dei più rispettati dell’intera lega ed ormai alla settima stagione come head-coach in Oregon, non può far nulla per evitare l’esonero. Fin qui tutto normale (a parte forse le modalità visto che, a quanto pare, persino gli assistenti hanno saputo la notizia dai media, con conseguente colpo all’immagine della franchigia, ndr). Di esoneri e dimissioni nel mondo dello sport se ne vedono tutti i giorni. Ma ecco che all’interno della trama arriva il colpo di scena: viene nominato come nuovo allenatore dei Blazers Kaleb Canales, di anni 34. “Carneade, chi era costui?” direbbe Don Abbondio. La risposta è semplice: un’ex stagista dei Blazers. Si, avete letto bene, uno stagista. Ma partiamo da lontano.

Kaleb Canales durante un timeout (foto AP)

Canales dopo aver allenato, a soli 22 anni, la squadra dell’High School di Laredo, sua città natale, a 24 anni viene assunto come assistant-coach all’università di Texas-Arlington. Dopo tre anni riesce ad essere ingaggiato da Portland come “video-coordinator”. Ovvero: contratto interinale, deve passare le sue giornate a vedere filmati di partite. Ma Canales prende l’impegno sul serio e passa giornate intere al centro di allenamento dei Blazers, tanto da rimanerci a dormire un giorno sì, e l’altro pure. Questa sua abnegazione viene ripagata nel 2009 quando viene aggregato al coaching-staff di Portland. E la sua dedizione al lavoro lo fa integrare al meglio nella squadra. Lo stesso McMillan gli affida la guida del team durante la Summer League del 2010. E i giocatori si fermano spesso a lavorare con lui dopo gli allenamenti. Se chiedete ad Aldridge, Oden, Bayless, Roy o chiunque altro sia passato nel roster di Portland, una impressione su Kaleb Canales vi risponderanno con un pollice alzato ed un sorriso. Ed ora eccolo a guidare una franchigia NBA a soli 34 anni (il coach più giovane della lega).

Niente male per uno partito da una cittadina del Texas che fino a 3 anni fa era un normalissimo precario. Ed anche se difficilmente la prossima stagione sarà sul legno a guidare Portland, di sicuro risentiremo questo nome nei prossimi anni (o decenni).