UPS

Houston Rockets – Cinque vittorie nelle ultime sette partite. Questo è il bottino portato a casa dai Rockets nell’ultimo periodo. I playoffs sono possibili, anche se la sconfitta nella notte contro Utah ha leggermente peggiorato le cose. Ora Houston è all’ottavo posto in compagnia di Denver e Dallas e con una sola vittoria di vantaggio sui Jazz. Nel fine settimana potrebbe risultare decisivo il back-to-back contro i Nuggets. Certo è che il periodo di forma attraversato da Dragic (quasi 21 punti di media per l’ex Phoenix, a cui si devono aggiungere 7 assist) e il rientro dall’infortunio di Kyle Lowry potrebbero aiutare non poco la corsa ai playoffs della franchigia Texana.

Coach Popovich – Allenatore del mese a marzo. I suoi Spurs sono arrivati ad una partita dal record di vittorie consecutive della franchigia, evitato grazie al riposo concesso appositamente ai Big Three. Coach Pop è ormai abituato ad essere un personaggio fuori dai canoni convenzionali. Ha portato una squadra che sembrava ormai  sul viale del tramonto ad avere il terzo record della Lega, riuscendo a scovare nuovi talenti come Danny Green e Kawhi Leonard, ridando nuova linfa al trio Parker-Ginobili-Duncan. San Antonio ha vinto 11 delle ultime 13 partite ed è a due vittorie dal primo posto nella Conference, al momento in mano ai Thunder. Rischia seriamente di essere la vera mina vagante dei prossimi playoffs. E le invenzioni di Popovich, come al solito, saranno determinanti nel cammino di questi Spurs.

Boston Celtics – Nonostante l’età dei suoi Big Three, tra l’altro ormai spesso soppiantati, per importanza, da Rajon Rondo, nonostante un inizio di stagione tutt’altro che brillante e, soprattutto, nonostante un’incredibile serie di gravi infortuni che hanno decimato la panchina, i Celtics non solo sono già praticamente in possesso di un biglietto per la post-season, ma, dovessero continuare così, si riveleranno un avversario scomodo per chiunque. Pierce e compagni, infatti, sono 8-2 nelle ultime 10 gare e hanno vinto le ultime 4 giocate, cosa che li ha portati al quarto posto a Est. L’incognita maggiore in ottica playoffs è la consistenza sotto canestro: con gli infortuni occorsi a O’Neal e Wilcox, che si sono sommati a quello di Jeff Green (mai sceso in campo quest’anno), i Celtics giocano con Garnett centro, affiancato dal buon Brandon Bass in ala grande. Dalla panchina, però, gli unici tre cambi sono il rookie JaJuan Johnson, autore di qualche buona prestazione ma ancora inaffidabile ad alto livello, l’ex Cavalier Ryan Hollins, alto e grosso ma senza altre grandi qualità, e la sorpresa stagionale, Greg Stiemsma, rookie di 26 anni proveniente da Wisconsin che, da giocatore ai margini delle rotazioni, è riuscito a ritagliarsi un suo ruolo sotto canestro, grazie soprattutto al lavoro sporco. Nell’ultimo mese e mezzo ha giocato 18,8 minuti a gara, mettendo a segno 4,2 punti con il 54% dal campo, 4,2 rimbalzi, 1 recupero e 2,1 stoppate (per un più eloquente 9,8 di valutazione), ma, anche in questo caso, la sua “consistenza” nei playoffs è tutta da dimostrare.

Josh Smith – Quando Al Horford si è infortunato, moltissimi hanno pensato che la stagione degli Hawks potesse essere compromessa; invece Joe Johnson e Josh Smith si sono caricati la squadra sulle spalle e la stanno trascinando all’ennesima stagione vincente. In particolare Smith, numeri alla mano, sta vivendo la miglior stagione in carriera con 18.9 punti e 9.7 rimbalzi di media, cifre da vero e proprio All Star. Dopo l’All Star Game però Smith ha elevato ancora di più il livello del suo gioco e non a caso Atlanta è uscita da un periodo di difficoltà a suon di vittorie. “J-Smove” ha chiuso marzo con 23.9 punti e 10.1 rimbalzi e 4.5 assist di media e per gli Hawks sono arrivate 11 vittorie su 19 incontri, mentre  nelle prime 4 gare di aprile (record 3-1) Smith ha rallentato e viaggia a “soli” 20.3 punti e 8.8 rimbalzi di media, ma parliamo pur sempre di cifre importantissime.

Memphis Grizzlies –  Con una serie aperta di 4 “W” consecutive e 8 vittorie nelle ultime 10 partite i Memphis Grizzlies sono una delle squadre più calde di tutta la Lega. Molte di queste vittorie sono arrivate contro avversari piuttosto ostici, tra i quali spiccano i Thunder, tenuti a 84 punti, gli Heat, praticamente distrutti in una partita mai in discussione, e i Clippers, probabili avversari al primo turno dei playoffs. Ora in casa Grizzlies l’obbiettivo è riprendere proprio i Clippers, attualmente quarti ad Ovest, per avere il vantaggio del fattore campo almeno al primo turno; la squadra di Los Angeles ha mezza partita di vantaggio, ma ha giocato una partita in più, per questo motivo l’obbiettivo sembrerebbe alla portata dei Grizzlies, che proprio in questi giorni hanno ritrovato Zach Randolph, che malgrado una forma ancora precaria ha già iniziato a scaldare i motori in attesa della post-season e un innesto di qualità insperato in Gilbert Arenas che, firmato per allungare le rotazioni, sta dando minuti importanti soprattutto grazie al suo letale tiro da 3.

DOWNS

Oklahoma City Thunder – Periodo non facile per i dominatori della prima parte della regular season, che vengono da quattro sconfitte nelle ultime sei partite. Calo che ci può stare ma che preoccupa non poco gli addetti ai lavori, visto l’inizio imminente dei playoffs. Solo un periodo di appannamento? Se lo augurano tutti ad Oklahoma City, anche se i fantasmi della delusione degli scorsi playoffs riemergono, quando Durant e soci dimostrarono di non essere ancora pronti a sostenere la pressione derivante da essere una delle possibili candidate al titolo. E quest’anno di sicuro gli occhi saranno tutti puntati sui Thunder.

Orlando Magic – Come nei film, facciamo un passo indietro a un mese fa. La chiusura del mercato è vicina e ormai Dwight Howard, dopo le voci che si erano rincorse per mesi sulla sua partenza, sembra essere davvero in procinto di accasarsi in qualche altra franchigia. Colpo di scena. Howard decide di non partire più. Resta ai Magic per un altro anno. Tutti felici? No. I rapporti tra “Superman” e il suo coach sono irrimediabilmente strappati. Van Gundy, che allena Orlando dal 2007, si vede sbattere in faccia l’annuncio che al termine della stagione non gli sarà rinnovato il contratto. E sembra che questa sia stata una delle condizioni imposte da Howard per restare in Florida. Intanto Orlando è sesta nella Eastern Conference, parteciperà ai playoffs e avrebbe anche qualche speranza di superare il primo turno. Ma questo sembra non interessare ai Magic, troppo impegnati nella messinscena di questa diatriba tragicomica.

Lamar Odom – È addirittura finita anzitempo la fallimentare avventura a Dallas dell’ex giocatore dei Lakers Lamar Odom. Fin dall’inizio della stagione, l’ala da Rhode Island non è mai sembrata in sintonia con la squadra, e le cifre lo testimoniano: i suoi 6,6 punti, 4,2 rimbalzi e 1,7 assist a gara, con il 35% dal campo e il 59% ai liberi in 20,5 minuti di impiego, sono le medie più basse in carriera. La rottura definitiva è avvenuta in seguito ai 4 anonimi minuti giocati contro Memphis il 7 aprile: due giorni dopo è arrivato l’accordo tra giocatore e società, che prevede l’inserimento di Odom nella lista inattivi, ma non il taglio, cosa che permetterà alla società, a fine anno, di cedere il giocatore ottenendo qualcosa in cambio. Alcune voci, intanto, vorrebbero Odom vicino a un accordo con l’Estudiantes, penultima in classifica nella Liga ACB, che cerca urgentemente rinforzi per provare a salvarsi in questo ultimo mese di stagione regolare.

Sacramento Kings – Per l’ennesima volta anche quest’anno i Kings non parteciperanno ai playoffs e per l’ennesima volta la stagione della squadra californiana si è chiusa con molto anticipo. Tante, troppe, le sconfitte per una squadra piena di talento, ma troppo indisciplinata. Per questi motivi questo bruttissimo finale di stagione non stupisce, gran parte della squadra ha già staccato la spina e nelle ultime 6 partite sono arrivate altrettante sconfitte, con appena due vittorie nelle ultime 10 gare. Inutile dire che quest’anno ci si sarebbe aspettato di più da DeMarcous Cousins, giocatore dal talento cristallino in grado di mettere 41 punti, conditi da 20 rimbalzi, contro i Clippers, che però nello stesso tempo non è stato in arrivare nemmeno in doppia cifra in 3 delle ultime 5 partite giocate, senza contare tutte le sue difficoltà extracestisitche. Un discorso simile vale anche per Tyreke Evans, star designata della squadra, che però vive di alti e bassi. Insomma il materiale per ripartire non manca, ma nel frattempo a Sacramento gradirebbero una chiusura dignitosa della stagione.

Milwaukee Bucks – A Est ci sono tre squadre a giocarsi, in pratica, gli ultimi due posti disponibili per i playoffs: Sixers, Knicks e, appunto, Bucks. Dato che i primi, dopo una momentanea sbandata, sembrano essersi ripresi, la sfida potrebbe ridursi a due squadre per un posto solo, o forse nemmeno quello, dato che i Bucks, pur in un buon momento (6-4 il bilancio nelle ultime 10 gare), hanno perso nella notte la sfida fondamentale proprio contro i diretti rivali di New York. In vantaggio di due punti a 1:17 dal termine (105-107), Milwaukee ha sbagliato tutti gli ultimi cinque tiri della partita, con Ellis, Dunleavy e Jennings, mentre per New York, dopo la bomba del sorpasso di JR Smith, hanno chiuso la gara dalla lunetta Novak e Shumpert. Ora i Bucks hanno due gare di distanza dai Knicks, ma a entrambe le squadre mancano appena 8 partite per terminare la regular season, e i Bucks dovranno affrontare anche avversari insidiosi come Pacers (due volte), Sixers e Celtics.

Alessio Bonazzi, Edoardo Lavezzari e Davide Moroni