UPS

Indiana Pacers – Striscia aperta di 6 successi consecutivi di cui 2 violando i campi di Milwaukee e Philadelphia, dirette concorrenti per un posto playoffs. E come se non bastasse, 9 vittorie nelle ultime 10 giocate e 3°posto nella Eastern Conference praticamente in tasca. Attualmente il record dice 40W-22L, il 5° migliore dell’intera Lega. Un bel passo avanti rispetto alla passata stagione, in cui Indiana finì 8° con record ampiamente sotto al 50%. Miglioramenti difensivi notevoli, attacco bilanciato e roster profondo ne fanno una tra le squadre più temibili per il prosieguo della stagione. In questa striscia di vittorie sugli scudi Danny Granger, con 21.0 punti di media frutto di percentuali fuori e dentro l’arco attorno al 50%, e Roy Hibbert, dominante in area con 14.6 punti e 11.8 rimbalzi di media. Il tutto senza la point guard titolare Darren Collison (tenuto fermo 10 giorni per un problema all’inguine e rientrato solo lunedì per pochi minuti contro i Timberwolves) ben sostituito da George Hill (13.6 punti e 5.2 assist da quando è titolare, rispetto agli 8.7 punti e 2.4 assist di media stagionale) a cui va aggiunto l’ottimo apporto di Leandro Barbosa dalla panchina, capace di produrre punti e gioco in transizione.

Los Angeles Clippers – Con  la vittoria nella notte al Pepsi Center di Denver, la squadra di coach Del Negro è arrivata alla quinta vittoria consecutiva, l’ottava nelle ultime 10 giocate, ricacciando indietro ogni tentativo di sorpasso da parte dei Memphis Grizzlies. Ma non è tutto: approfittando della sconfitta domenicale dei cugini Lakers contro gli Spurs, hanno ancora nel mirino il 3° posto nella Western Conference (il che vorrebbe dire evitare i temuti Grizzlies al 1° turno) distante solo mezza partita (anche se i Lakers hanno il vantaggio degli scontri diretti avendo vinto 2 derby su 3 giocati).
 Nell’ultima settimana, nonostante un lieve calo realizzativo di Blake Griffin, hanno sconfitto per ben due volte i Thunder, prima alla Chesapeake Energy Arena di Oklahoma City con un gran 2° tempo, ispirato dai 31 punti di Chris Paul, autore anche del canestro vittoria; poi si sono ripetuti cinque giorni dopo allo Staples Center tenendo il 2°attacco più prolifico della lega a soli 77 punti segnati (season low) di cui soli 25 punti nella ripresa (season low) con solo il 37.5% dal campo (season low).

Carmelo Anthony – Il giocatore più “hot” di tutta la Lega da almeno due settimane a questa parte. Carmelo Anthony, con il cambio in panchina e l’assenza di Amar’e Stoudemire e Jeremy Lin, ha finalmente trovato lo spazio che gli serviva per sviluppare il suo gioco, fatto principalmente di isolamenti con la palla in mano, tiri da 3 punti e qualche pick’n roll, ed ha letteralmente cambiato passo continuando a sfornare prestazioni incredibili con cui sta conducendo i Knicks ai playoffs. Del resto le statistiche parlano per lui, nelle ultime 10 partite “Melo” viaggia a 32 punti di media, 8.6 rimbalzi e 4.8 assist, cifre pazzesche che ci dimostrano nettamente come tutto il gioco dei Knicks passi dalle sue mani. A condire queste cifre c’è anche un ottimo 51.3% dal campo, per questo non stupisce che nelle 9 partite giocate da New York in aprile siano arrivate 2 escursioni oltre quota 40 e una prestazione da 39 punti.

Los Angeles Lakers – Chi si sarebbe mai aspettato che, con Kobe Bryant fuori, i Lakers potessero addirittura migliorare il proprio record e consolidare il terzo posto a Ovest? Soprattutto, la striscia (aperta) di 5-1 è arrivata contro avversari tutt’altro che modesti: apertasi con gli effettivamente poco combattivi Hornets (battuti di misura 93-91), è poi continuata contro Spurs (98-84), Nuggets (97-103) e Mavericks (108-112 al supplementare), prima di arrestarsi, questa volta, contro gli Spurs (112-91), e di riprendere la scorsa notte contro i Warriors (99-87). Il merito va soprattutto al tandem di lunghi Gasol-Bynum: nelle sei gare senza Kobe, il primo ha tenuto medie di 19,6 punti, 9,6 rimbalzi e 5,6 assist, esplodendo poi con la tripla doppia (22+11+11) contro i Warriors; il secondo ha segnato 23,1 punti, con 13,5 rimbalzi (addirittura 30 catturati nella vittoria con gli Spurs). Ma non bisogna dimenticarsi del “cavallo pazzo” Metta World Peace, letteralmente esploso (se così si può dire di un giocatore con 12 anni di carriera) nel mese di aprile: 15,1 punti, 4,5 rimbalzi e 3,8 assist e nelle ultime 6 gare, a cui si aggiunge il contributo di Ramon Sessions (12,5 punti, 4 rimbalzi e 5,1 assist) e, dalla panchina, di un sempre più solido Matt Barnes (13,1 punti, 8,3 rimbalzi e 3,8 assist). Insomma, se i Lakers volevano mandare un messaggio per la post-season… missione compiuta.

James Harden – Serata da incorniciare per James Harden contro i Suns: nella vittoria che permette ai Thunder di continuare a lottare per la testa della Western Conference, uno dei più seri candidati al titolo di sesto uomo dell’anno ha messo a referto il suo career high per punti segnati, 40 (in 36 minuti di gioco), tirando 7/9 da due e 5/8 da tre (più 11/11 ai liberi), con 7 rimbalzi, 3 assist e 4 recuperi, per uno stratosferico 46 di valutazione. E dire che Harden non veniva da un momento particolarmente scintillante: non andava oltre i 20 punti dal 27 marzo scorso, e la sua media punti ad aprile prima di stanotte era di 12,7, più di 4 punti in meno rispetto alla media stagionale. A Oklahoma City sperano che il quarantello sia di buon auspicio per il prosieguo della stagione, proprio ora che sta entrando nel vivo: le ambizioni dei Thunder, oltre che da Durant e Westbrook, dipendono anche da “The Beard”.

DOWNS

Charlotte Bobcats – È da un po’ che i Bobcats non compaiono nei “Downs”, ma di certo non per meriti loro, bensì perché cerchiamo di non inserire troppo frequentemente le stesse squadre. Ma quando è troppo è troppo. I Bobcats sono arrivati a 18 sconfitte consecutive (record 7W-54L), raggiungendo livelli ancora più imbarazzanti (sembra strano, ma è possibile) nelle ultime due gare: stanotte contro i Bulls hanno segnato la miseria di 68 punti (concedendone 100 agli avversari, privi di Rose e Deng), mentre due sere prima sono forse riusciti a fare anche peggio, segnandone 67 e concedendone 75 ai quasi altrettanto derelitti Hornets, in quella che in molti hanno definito “la più brutta partita della storia”. In una squadra che in tutto il mese di aprile non ha mai superato i 100 punti segnati, c’è poco da salvare, se non i timidi progressi di Kemba Walker, che ha guadagnato il quintetto grazie anche ai problemi fisici di Augustin, e la crescita di Gerald Henderson, guardia da 14,6 punti a gara (ma con un pessimo 21% da tre). Probabilmente sceglieranno in alto nel draft, ma per costruire una squadra anche solo dignitosa servirebbero almeno 3-4 scelte tra le prime dieci, e 2-3 anni di tempo…

Houston Rockets – Fino a settimana scorsa i Rockets, pur non essendo tranquilli, erano una forte indiziata per un posto nei playoffs, ma in otto giorni il panorama dei texani è cambiato radicalmente. Houston al momento è decima e dovrà vincere tutte e 4 le partite restanti, nella speranza che almeno due avversarie rallentino, per accedere alla post-season. I Rockets pagano le 5 sconfitte consecutive arrivate negli ultimi otto giorni; già di per sé si tratterebbe di un fatto grave in un momento così delicato della stagione, ma il peggio è che le 4 squadre affrontate, una era Denver con cui hanno giocato due volte, erano avversarie dirette nella corsa agli ultimi posti disponibili. Prima della sconfitta della scorsa notte contro Dallas, sono arrivate le altre 4 “L” contro Utah, Phoenix e la doppia sconfitta, sia trasferta sia tra le mura amiche, contro i Nuggets.

Milwaukee Bucks – Fino a pochi giorni fa i Bucks, pur essendo noni ad Est, sembravano molto vicini alla post-season perché Philadelphia aveva perso moltissime  partite e la squadra di Skiles era in rapido avvicinamento. Ora però il panorama è mutato radicalmente, non per merito dei Sixers, quanto piuttosto per i demeriti di Milwaukee che ha perso 4 delle ultime 5 partite. A parte l’unica vittoria, arrivata contro i Pistons che hanno comunque segnato 97 punti, i Bucks hanno concesso sempre almeno 105 punti agli avversari, ma il vero “capolavoro” è arrivato ieri sera, quando Jennings e compagni sono riusciti a perdere 112-121 contro i derelitti Washington Wizards, squadra con il secondo peggior record di tutta la Lega e che non ha più niente da chiedere a questa stagione ormai da tempo. Con un rendimento del genere i playoffs, anche in questa annacquata Eastern Conference, non possono che essere un miraggio. Milwaukee ha ancora 5 partite a disposizione, una delle quali proprio contro Philadelphia, che però ha 2.5 vittorie di vantaggio; inutile dire che per mantenere vive le speranze devono arrivare 5 “W”, ma a questo punto non è nemmeno detto che bastino.

Cleveland Cavaliers – Le scusanti sono tante, Kyrie Irving è rimasto a riposo fino alla scorsa notte per un infortunio alla spalla destra, Alonzo Gee e Anderson Varejao sono ai box rispettivamente per problemi alla caviglia e al polso, la stagione è andata da un pezzo, meglio garantirsi un posto privilegiato al prossimo draft perchè sarà ricco di talento… ma c’è modo e modo di perdere partite.
 Palace of Auburn Hills, Detroit, 17 aprile 2012: dopo un primo quarto sofferto, inizia il massacro. Tayshaun Prince e Brandon Knight portano i Pistons fino al +25, la partita è finita già nel primo tempo. Ma il terzo quarto riserva ancora il peggio: 14-0 per aprire, Brandon Knight incontenibile con penetrazioni e triple (17 dei suoi 28 punti finali li segna nel quarto), 39 punti segnati da Detroit contro i soli 12 dei Cavs. Alla sirena del terzo quarto lo score recita un impietoso 100-50 a favore dei Pistons. Nell’ultima frazione Detroit toglie gran parte dei titolari e si apre un lungo garbage time in cui Manny Harris rende meno ampio il gap tra le squadre. Risultato finale 116-77. Era dal 31 dicembre 2007 che i Pistons non vincevano con un margine così ampio. Per Cleveland è la seconda partita stagionale in cui subiscono una sconfitta con almeno 39 punti di margine; era già successo il 20 gennaio contro i Bulls (114-75 la vittoria di Chicago).

Minnesota Timberwolves – Non termina il periodo nero in quel di Minneapolis. Con la sconfitta casalinga di martedì contro i Memphis Grizzlies, si sono toccate le 11 partite consecutive senza una vittoria. Prima di questa striscia i Minnesota Timberwolves erano ancora in corsa per un posto ai playoffs. Il record era 25W-27L, alla soglia del 50%, soglia superata più di una volta agli inizi di marzo. Sicuramente la sfortuna ha avuto un ruolo fondamentale nella stagione: prima il grave infortunio al ginocchio sinistro di Ricky Rubio, con seguente operazione ai legamenti, poi un mese dopo l’infortunio alla caviglia dell’altra point guard Luke Ridnour, poi l’infortunio al tendine del ginocchio destro per Darko Milicic ed infine la tegola Kevin Love (ormai fermo da 8 giorni dopo il colpo subito da McGee), con un lieve trauma cranico e contrattura al collo. Uniche note positive di questo periodo negativo, l’ottimo JJ Barea in cabina di regia, che nell’ultima settimana sta viaggiando a 17.6 punti con il 50% da 3 e 10.6 assist di media, ben affiancato da Nikola Pekovic, sempre più a suo agio nelle aree NBA (13.4 punti e 7.2 rimbalzi di media per il montenegrino).

Edoardo Lavezzari, Davide Moroni e Matteo Plazzi