UPS

Rajon Rondo – Probabilmente il giocatore più dominante della la Lega nell’ultima settimana, parliamo di un playmaker che ha raggiunto livelli di eccellenza assoluta. Innanzitutto ha trascinato Boston alle finali di Conference con una gara 7 perfetta contro i ’76ers, non solo per la tripla doppia, l’ennesima nei playoffs e la seconda contro Philly, da 18 punti, 10 rimbalzi e 10 assist, ma anche per gli 11 pesantissimi punti del quarto periodo, segnati negli ultimi 4:17” dopo che Pierce è uscito per 6 falli. In quel lasso di tempo Rondo ha segnato 11 punti, l’intera Philadelphia solo 7. Dopo aver giocato una buona gara 1, chiusa con 16 punti, 9 rimbalzi e 7 assist contro Miami, nella notte Rondo ha firmato una delle più incredibili prestazioni degli ultimi anni su un campo da basket: già solo il fatto di aver giocato tutti e 53 i minuti senza mai sedersi in panchina sarebbe un fatto eccezionale, ma passa in secondo piano di fronte ad una partita da 44 punti, 8 rimbalzi e 10 assist con 14/22 da 2, 2/2 da 3 e 10/12 ai liberi.

San Antonio Spurs – Ormai gli Spurs sono abbonati alla parte alta della nostra rubrica: d’altronde, come potrebbe non esserlo una squadra che è ancora imbattuta nei playoffs e che è già sopra 2-0 contro i tutt’altro che scarsi Thunder? Il merito delle vittorie in gara 1 e 2, oltre all’attacco degli Spurs, che ormai gira meglio di un orologio svizzero (non ce ne voglia Sefolosha), va, rispettivamente, a Manu Ginobili e Tony Parker. Il primo ha spaccato in due gara 1 segnando 10 punti in fila appena entrato a metà del primo quarto, chiudendo poi con 26 punti (9/14 al tiro), 5 rimbalzi e 3 assist, mentre il francese ha fatto forse ancora meglio in gara 2, con 34 punti (frutto di un irreale 16/21 dal campo) conditi da 8 assist. Da menzionare anche la gara 2 del rookie Kawhi Leonard, autore di una doppia doppia da 18 punti e 10 rimbalzi (più due stoppate), con 4/6 da due e 3/6 da tre.

Dwyane Wade – Nei primi episodi contro i Pacers era un giocatore irriconoscibile e in crisi, ma “Flash” è uscito dalle difficoltà alla grandissima. Già in gara 4 e 5 aveva fatto la differenza, ma il suo capolavoro è stata gara 6, chiusa con 41 punti e 10 rimbalzi. Il tutto con un irreale 17/25 dal campo. Nelle finali di Conference, per ora, non sono ancora arrivate prestazioni di questo tipo, ma Wade ha comunque giocato due partite più solide, chiuse con 22 e 23 punti tirando benissimo, 16/28 la somma delle due gare e difendendo benissimo su Ray Allen.

DOWNS

Danny Granger – Ci si aspettava di più da quello che in teoria sarebbe il leader dei Pacers. Contro gli Heat, ha sì segnato qualche canestro “pesante”, ma in generale ha deluso: 13,3 punti di media con il 37% al tiro nelle semifinali di conference, dopo una stagione da 18,7 punti e un primo turno da 21,4 punti a gara. Il motivo per cui ancora non è considerato una star (ma lo sarà mai?) è proprio questo: in una squadra con molti elementi di talento ma inesperti, e in una serie lunga e delicata come quella con gli Heat, lui doveva essere il faro; invece, è stato solo “uno dei tanti” e questo è probabilmente costato ai Pacers il passaggio del turno.

Louis Williams – Doveva essere l’arma in più dei Sixers, in grado di portare punti veloci e cambi di ritmo dalla panchina, ma è stato, oltre che molto altalenante, come è peraltro sua abitudine, a dir poco negativo in gara 7, forzando e sbagliando parecchi tiri a inizio quarto periodo, quando Boston è scappata. Ha un’opzione per uscire dal contratto in estate e deve pensare bene a cosa gli conviene fare (comunque prenderebbe oltre 6 milioni l’anno prossimo); ha chiuso la serie con Boston con 10,3 punti e 3,4 assist di media con un pessimo 33% al tiro.

Boston Celtics – Passi l’età, passino le partite ravvicinate e anche gli infortuni, ma Boston rischia di rimpiangere a lungo l’inizio delle finali di Conference. I Celtics dopo due gare si trovano sotto 2-0; prima, inspiegabilmente, non hanno giocato in gara 1, partita abbandonata fin troppo presto da tutti eccetto Garnett e Rondo, ultimi dei Mohicani. In particolare Pierce e soprattutto Allen (6 punti) hanno fatto troppo poco. I biancoverdi poi, non possono che recriminare per gara 2; la squadra, nonostante un Rondo eccezionale non è riuscita a portare a casa la partita, sprecando un vantaggio anche piuttosto consistente. Troppi gli errori nei momenti chiave e soprattutto l’incapacità di capitalizzare le difficoltà di Miami e la gran serata di Rondo. Impossibile poi non spendere una parola per Brandon Bass, un fantasma rispetto all’ottimo giocatore visto contro Philadlphia.

Edoardo Lavezzari e Davide Moroni