UPS

Oklahoma City Thunder – I Thunder sono sempre primi a Ovest e hanno, insieme agli Heat, il miglior record della Lega. Vengono inoltre da 4 vittorie consecutive e hanno vinto 8 delle ultime 10 gare. Ma non è questo il motivo per cui oggi li inseriamo negli UPS, anche se basterebbe ampiamente. Infatti, nella gara vinta contro Denver dello scorso 19 febbraio, i Thunder hanno dimostrato di avere anche loro un trio delle meraviglie. In quella gara, infatti, il duo formato da Kevin Durant e Russell Westbrook, le due star riconosciute della squadra, ha messo a segno la bellezza di 91 punti (51 il primo e 40 il secondo), con un invidiabile 35/57 dal campo (di cui 8/14 da tre), aggiungendoci anche 12 rimbalzi e altrettanti assist. E chi è il terzo? Non James Harden, come molti potrebbero aspettarsi, ma Serge Ibaka, che nella stessa gara ha messo a segno una tripla doppia da 15 punti (con 6/7 al tiro), 15 rimbalzi e 11 (undici!) stoppate, oltre a un impressionante +31 di plus/minus (ancor più impressionante se si pensa che la gara, finita al supplementare 118-124, è stata quindi piuttosto equilibrata). Con un Ibaka così in crescita, i Thunder possono sognare sempre più in grande.

Miami Heat
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La Linsanity e l’avvicinarsi dell’All Star Weekend sono gli argomenti di spicco degli ultimi tempi, e questo ha permesso che il grande periodo dei Miami Heat passasse in secondo piano. I ragazzi di Spoelstra hanno infilato 7 vittorie di fila, tutte con margini consistenti, di cui ben 5 arrivate lontane dalla Florida. Inoltre, solo Sacramento ha superato quota 100, segno che anche quest’anno la difesa degli Heat sta funzionando come dovrebbe, e lo scarto non è mai stato inferiore ai 12 punti (vittoria 90-78 contro Orlando). A tutto questo si aggiunge che LeBron James non ha mai superato i 36 minuti di utilizzo durante questa Winning Streak, Wade solo due volte sopra i 30 minuti e Bosh mai a quota 35. Gli Heat adesso sono al primo posto nella Eastern Conference, e sembrano giocare con le marce basse, dando l’impressione di poter accellerare ulteriormente durante i playoffs. Gli unici dubbi permangono nei finali punto a punto, visto che il vincere con divari elevati rischia di disabituarli ai possessi decisivi.

Ersan Ilyasova – Nella modesta e altalenante stagione dei Bucks, Ersan Ilyasova è una delle poche note liete, specie nelle ultime settimane, in cui ha innalzato parecchio il suo rendimento. Negli ultime 5 gare, infatti, il turco ha tenuto medie di 19,2 punti e 12,2 rimbalzi, e, nella vittoria contro New Jersey, ha messo a segno 29 punti catturando la bellezza di 25 rimbalzi, entrambi record carriera. Insomma, se i Bucks vanno male (e se hanno vinto solo una gara delle ultime 5) la colpa non è certo imputabile a Ilyasova.

Houston Rockets – Vincendo la partita contro i 76ers, i Rockets raggiungono le 6 vittorie sopra il 50% per la prima volta dalla stagione 2009/10. La squadra allenata da Kevin McHale era partita 3-7 quest’anno e pareva essere destinata a una stagione di alti e bassi, causati da nuovi giocatori, nuovo staff e un training camp troppo corto per preparare a dovere l’annata. Invece nelle ultime 5 partite sono arrivate 4 vittorie, 3 delle quali contro squadre dell’Ovest, una su tutte quella nei confronti della capolista Oklahoma City. Nonostante Kevin Martin sia un po’ sottotono, i Rockets stanno trovando ottime risposte dal resto del team, in particolare da Kyle Lowry (15.6 punti e 7.6 assist) e da Luis Scola e al momento sono in piena corsa per ottenere un gettone per i playoffs, nonostante la concorrenza a Ovest sia serrata.

Memphis Grizzlies – Nonostante l’assenza di Zach Randolph, giocatore chiave nella bellissima postseason dello scorso anno, e di un giocatore utile come Darrell Arthur, i Grizzlies tra alti e bassi si sono sempre mantenuti attorno al 50% di vittorie; negli ultimi tempi però Memphis ha cambiato passo, infilando una striscia di 4 “W” consecutive. Più in generale, i Grizzlies hanno vinto 5 delle ultime 6 partite, battendo avversari importanti come Denver, Houston e Philadelphia, tenuta a 76 punti. Rudy Gay, dopo il lungo infortunio dello scorso anno, è tornare a macinare numeri da All Star, mentre Mike Conley continua a essere un playmaker più che affidabile. Sotto canestro invece Marc Gasol è in costante crescita e quest’anno viaggia, per la prima volta in carriera, in doppia-doppia di media per punti e rimbalzi (15 punti e 10.1 rimbalzi). Attualmente Memphis è settima nella Western Conference, ma il quarto posto di Dallas dista solo 2 partite, e con il rientro di Randolph sempre più vicino i piani alti della classifica non sono un miraggio.

 

DOWNS

Philadelphia 76ers – 
Cinque sconfitte di fila per i 76ers, di certo non il modo migliore di avviarsi alla pausa per l’All Star Game, a maggior ragione dopo la brillante stagione disputata fino a questo momento. Le percentuali sono in netto calo, e nell’ultima sconfitta al Toyota Center di Houston è venuta a mancare anche la difesa nel quarto periodo, finora una costante nella squadra allenata da Doug Collins. Si tratta della peggior striscia perdente a Philadelphia sin dal novembre 2010 (5 L anche allora), accompagnata da un altro dato inquietante: i Sixers non segnano 100 punti da quasi un mese, ovvero dalla partita contro Washington. Peggio è difficile fare, ma dando uno sguardo al calendario l’ottimismo non aumenta, perchè Philadelphia dovrà giocare 18 delle ultime 32 partite in trasferta. La corsa a un buon piazzamento ai playoffs potrebbe poi essere ulteriormente ostacolata dal fatto di giocare solo due delle ultime undici partite tra le mure amiche.

Boston Celtics – Cinque sconfitte di fila e sette nelle ultime otto: si può parlare decisamente di crisi a Boston, che ha dovuto fare a meno di Rajon Rondo a causa di una sospensione. Il numero 9 dei Celtics, a discapito di quanto le cifre possano far credere, non sta giocando benissimo e sta coinvolgendo meno i compagni rispetto al passato, forse turbato dalle voci di mercato che lo vogliono lontano da Boston molto presto. L’attacco dei Celtics fatica tantissimo, e infatti nel mese di marzo solamente due volte la squadra di Doc Rivers ha superato i 100 punti. Contro i Thunder è venuta a mancare anche la difesa, che è una delle pochissime note positive di questa stagione; infatti Boston ha subito ben 72 punti nel primo tempo, conditi da un parziale di 28-2 che ha mandato la partita in ghiaccio, rendendo inutili i tentativi di rimonta fatti nella ripresa. Il principale problema difensivo è che l’attuale rotazione dei lunghi composta da Garnett, Stiemsma e Johnson non è certo degna di una squadra che vuole puntare ai playoffs. Il record è negativo e il rischio che il ciclo nato col “patto di Roma” sia al capolinea pare sempre più elevato.

Atlanta Hawks – Scivolati al sesto posto nella Eastern Conference e a rischio sorpasso da parte degli infuocati New York Knicks di Jeremy Lin, gli Hawks stanno vivendo il momento più difficile della loro stagione. Nelle ultime 10 partite Josh Smith e compagni hanno collezionato 7 sconfitte, di cui ben 5 arrivate nelle ultime 6 partite. Nelle 5 gare in questione Atlanta ha superato gli 80 punti segnati solo 2 volte, sintomo di un attacco in crisi nera; non a caso Joe Johnson, che dovrebbe essere il leader della squadra, nelle ultime 5 partite viaggia a 12.8 punti e 3.8 rimbalzi di media, una vera miseria per un giocatore del suo calibro. Anche da Jeff Teague (nella foto), giocatore che sembrava in rampa di lancio, ci si aspettava di più; invece l’ex Wake Forest viaggia a 12.2 punti di media in oltre 31 minuti; ma la delusione più grande in casa Hawks è sicuramente Kirk Hinrich, che in questa stagione segna la miseria di 4.9 punti con 25.7% da 3 punti (in carriera è al 37.9%). A tutte queste difficoltà si aggiunge anche la pesantissima assenza di Al Horford, che resterà ai box ancora a lungo.

Sacramento Kings – Vanno sempre peggio i Kings, che, prima della vittoria di stanotte contro i modesti Wizards, hanno perso 6 partite in fila, precipitando al penultimo posto a Ovest con un record di 11 vinte e 22 perse. Che i Kings non fossero competitivi per lottare per un posto nei playoffs era chiaro già a inizio stagione, ma in ogni caso in pochi si sarebbero aspettati una stagione così negativa. In effetti, di talento a disposizione ce n’è, a partire da Tyreke Evans e DeMarcus Cousins, ancora però piuttosto incostanti, fino a Marcus Thornton, Jason Thompson e il deludente John Salmons, uno dei principali “colpevoli” della brutta stagione dei Kings (segna 7 punti e serve 1,8 assist in 28 minuti di impiego medio, mentre l’anno scorso, ai Bucks, rendeva praticamente il doppio: 14 punti e 3,5 assist, in 35 minuti). Una delle poche note liete è rappresentata dal rookie Isaiah Thomas, cresciuto parecchio nelle ultime settimane, fino a guadagnarsi un posto nello starting five; nelle ultime 5 uscite ha tenuto medie di 18,4 punti (con il 50% dal campo), 4 rimbalzi e 6 assist.

San Antonio Spurs – Mancavano Ginobili, Parker e Duncan, oltre a Splitter e al lungodegente Ford, ma una sconfitta come quella patita dagli Spurs, per mano dei Blazers, è inaccettabile a questo livello, specie per una squadra seconda a Ovest e che punta senza mezzi termini a vincere il titolo. A Portland gli Spurs hanno subito la bellezza di 137 punti, ma quel che è più grave ne hanno segnati solo 97 perdendo con ben 40 punti di scarto. La squadra di Greg Popovich ha concesso agli avversari un’irreale 15/28 da 3 punti ed è stata schiacciata a rimbalzo, catturando solo 33 carambole e concedendone ben 47 agli avversari. Inguardabile poi Richard Jefferson (4 punti, frutto di un misero 1/5 al tiro), protagonista di un’altra stagione piuttosto negativa (9,4 punti e 3,3 rimbalzi con il 42% dal campo).

Carmine D’Amico, Edoardo Lavezzari e Davide Moroni