Roy-Williams_Coach-K

Roy Williams e Coach K (rushthecourt.com)

Conference da anni nell’Olimpo del college basket, la ACC ritorna da un’ultima stagione che l’ha vista iniziare con un volto nuovo (con l’arrivo di squadre come Louisville e Syracuse, ma anche la partenza di Maryland) e concludere portando sul tetto del mondo universitario il programma più rappresentativo dei suoi ultimi vent’anni, ossia Duke. La ACC, campioni NCAA in carica o meno tra le sue file, è abituata ad avere moltissimi occhi puntati su di sé, da quelli degli appassionati a quelli ancor più attenti degli scout NBA, e si può star certi che questa stagione 2015-2016 non farà per nulla eccezione, anzi. Le cause della grande attesa che si sta finalmente per concludere sono innumerevoli e cercheremo di enumerarne buona parte, ma di certo -almeno per gli inguaribili nostaglici- il motivo preponderante sarà quello di vedere una ACC che sembra essere apparecchiata per quella che potrebbe essere la stagione del ritorno di una costante sfida al vertice della conference tra Duke e North Carolina: certo suona strano a dirsi, in particolare dei Blue Devils freschi di titolo nazionale, ma dato che ora il nostro argomento di interesse è l’Atlantic Coast Conference analizzando i fatti non possiamo non notare come sia dal 2011 che una delle due squadre simbolo dell’intero panorama collegiale non riesce a portare a casa il torneo di conference -significando quattro anni di digiuno combinato- qualcosa di accaduto essattamente zero altre volte nella storia della ACC. Non va poi molto meglio in regular season, dove è dalla UNC del 2012 che le due regine di Tobacco Road si sono viste spodestare dalla vetta, in questo caso pareggiando un “record” di esattamente quarant’anni fa. Indubbiamente, quindi, anche i numeri e la storia sembrano indicare un’inversione di tendenza imminente, dato che bene o male i due programmi non sono certo finiti in rovina (nonostante i non pochi problemi fuori dal campo per i Tar Heels), ma anche questa sarà ben lungi dall’essere una scampagnata in coppia per le due cugine, andiamo allora a vedere loro e le loro “sorelle” più nel dettaglio.

Marcus Paige: dalle sue condizioni al ritorno sul campo passa molta della stagione dei Tar Heels (shotanalytics.com)

Marcus Paige: dalle sue condizioni al ritorno sul campo passa molta della stagione dei Tar Heels (shotanalytics.com)

Nonostante una situazione fuori dal campo tuttora “delicata” per usare un eufemismo, ma che non è qui ed ora il momento di discutere, North Carolina è quasi all’unisono considerata la squadra da battere in questa conference, nonché una delle 2-3 squadre più attrezzate per giocarsi il titolo NCAA fino ai primi di aprile e di certo il roster non lascia molti dubbi al riguardo: a ritornare per i Tar Heels saranno infatti giocatori quali Brice Johnson, Justin Jackson, il miglioratissimo Kennedy Meeks e un Marcus Paige che, nonostante un infortunio alla mano che lo terrà fuori per le prime due settimane di stagione, sembra presentarsi ai nastri di partenza nella condizione fisica migliore della sua carriera ed è pronto alla stagione della consacrazione collegiale definitiva. Joel Barry dopo un’ottima campagna da freshman è pronto a prendersi diversi minuti da point guard sul campo per la compagine di Roy Williams, il che permetterà al suddetto Paige diversi minuti da guardia, un problema non indifferente per le difese avversarie, viste le doti da realizzatore del nativo di Cedar Rapids, specialmente nei momenti decisivi e da oltre l’arco, due aspetti nei quali Paige rappresenta per UNC l’equivalente di una bombola di ossigeno a 7000 metri per un alpinista. Molta curiosità (e speranza per i tifosi del programma di Raleigh) è poi riposta nella stagione di Theo Pinson, atletica ala giunta a UNC con ottimi propositi lo scorso anno, ma limitata dalla presenza di J.P. Tokoto prima e da un infortunio ad un piede poi: data la partenza di Tokoto per i lidi del professionismo una sua eventuale esplosione unita ad un Marcus Paige sano e al lavoro delle poinguard Berry e Britt saranno ciò che farà la differenza per North Carolina tra una buona stagione e un’annata da ricordare.

Duke con il suo retaggio ed essendo campione NCAA in carica è quella che per usare una tautologia potremmo definire una “certezza”, una squadra che ci si aspetta di vedere sempre ai piani alti della ACC e del college basket tutto, nonostante ciò mai come negli ultimi anni tutto ciò non avviene certo senza capovolgimenti e partenze di stagione con numerosi punti di domanda: sì, perchè se da una parte la moda dei “one and done” sembra ormai aver attecchito a Durham (e così sarà anche la prossima stagione), allo stesso modo ciò non può che rappresentare una situazione di costante e gravoso cambiamento che, come spesso ci hanno insegnato anche le squadre di Calipari, porta con sé evidenti difficoltà e anche grandi responsabilità, come diceva lo zio di Spiderman. Coach K ha visto partire per i lidi NBA lo scheletro della squadra trionfante lo scorso 6 aprile, ovvero i fenomenali freshmen Okafor, Winslow e Jones nonché il senior e leader carismatico Quinn Cook. Annata di transizione in arrivo? Così non può essere se sei Duke e in arrivo ci sono alcuni dei migliori primo anno della nazione quali Luke Kennard, il centro Chase Jeter, Derryck Thornton -riclassificatosi per la classe 2015 per coprire un vuoto incolmabile nel ruolo di point guard che i Blue Devils non potevano concedersi- e il fenomenale Brandon Ingram, il quale in offseason si è divertito tra le altre cose a una personalissima imitazione di Earl Manigault andando con agilità oltre il tabellone, sì, non il ferro, il tabellone. Forse un po’ leggera all’infuori di Sean Obi la frontile dei Devils dovrebbe però essere una delle più mobili e versatili di quello che si prospetta come un altro anno di grande efficienza offensiva. Le domande riguardano soprattutto la primaverile età dei suoi componenti che sarà difficile abbiano quella maturità pressochè ingiustificabile della classe dello scorso anno. Molto atteso il ritorno dell’eroe della finale contro Wisconsin Greyson Allen, pronto ad una stagione da nuovo eroe dei Crazies e favoritissimo candidato a prossimo giocatore più odiato d’America.

Tony Bennett, who else? (grantland.com)

Tony Bennett, who else? (grantland.com)

C’è un altra “nobile” della ACC che ha molte possibilità di rovinare una corsa a due tra UNC e Duke: stiamo parlando di Virgina, programma da due anni campione della regular season di conference nonché alfiere di uno dei sistemi difensivi più asfissianti ed efficaci che si ricordino nel college basket. Le perdite ci sono state e di quelle che tendono a lasciare il segno, dato che si parla di un giocatore del valore di Justin Anderson e dell’ “ACC Defensive Player of the Year” Darion Atkins, tuttavia la situazione era simile all’inizio della scorsa stagione (all’epoca erano Harris e Mitchell ad aver lasciato il gruppo) e non si può certo dire che allora i Cavaliers non siano riusciti ad assorbire il colpo, il tutto anche con un Anderson infortunato sul finire di stagione: tutto ciò è possibile perchè la vera forza di questo programma negli ultimi anni risiede in un perfetto sistema di gioco, che potrebbe essere perfino esaltato dal nuovo cronometro di gioco a 30” rispetto ai precedenti 35”, e nelle capacità di Tony Bennett, di certo uno dei primi allenatori di tutta la NCAA. Il ritorno di due eccellenti e talvolta sottovalutati interpreti del gioco quali Malcolm Brogdon e Anthony Gill e una certezza come playmaker quale London Perrantes (uno dei migliori della nazione per assist/turnover ratio lo scorso anno) formano un nucleo decisamente solido per una squadra pronta a far nuovamente parlare di sé.

Chi potrebbe dar molto fastidio alle squadre sopracitate e -perché no- magari far saltare il banco (specialmente in ottica di torneo di conference), è certamente Miami: gli Hurricanes sono una delle squadre più “esperte” di tutta la NCAA con, tra gli altri, due giocatori al quinto anno come Rodriguez e McClellan e il Junior (con un anno di stop) Kamari Murphy, ex Oklahoma State che potrà dare un po’ della profondità necessaria sotto ai tabelloni alla squadra di Larranaga. Proprio il coach da New York è forse il maggiore motivo di ottimismo per quel che riguarda questo gruppo: oltre alle sue doti di coaching già ampiamente dimostrate negli anni, Larranaga sembra infatti trovarsi particolarmente a suo agio con gruppi di giocatori più “maturi”, basti pensare al riguardo al gruppo di Miami della stagione 2013 e al suo drammatico miglioramento rispetto alla stagione 2012 o alla miracolosa George Mason giunta alle Final Four nel 2006. Molto passerà dalle mani di Rodriguez e dalla sua selezione di tiri (piuttosto problematica lo scorso anno), ma anche da quelle di Tonye Jekiri, uno dei lunghi più sottovalutati dell’intera ACC di cui è stato il miglior rimbalzista lo scorso anno, nonché realizzatore migliorato, e di McClellan, miglior realizzatore per gli Hurricanes la scorsa stagione. Mettendo tutto ciò sul piatto Miami può sicuramente essere candidata ad una stagione meritevole di un approdo al torneo NCAA.

Dwayne Bacon con la maglia di Oak Hill Academy e i tatuaggi d'ordinanza di ogni prospetto che si rispetti (globalbasketball.com)

Dwayne Bacon con la maglia di Oak Hill Academy e i tatuaggi d’ordinanza di ogni prospetto che si rispetti (globalbasketball.com)

Altra possibile protagonista della stagione potrebbe essere Florida State: dopo qualche annata buia i Seminoles infatti hanno l’occasione di ripartire alla grande grazie ad una delle migliori classi di freshmen della nazione. A brillare tra gli altri è certamente Dwayne Bacon, unico prospetto “cinque stelle” ad aver optato per una squadra della ACC al di fuori di Duke, un realizzatore che può occupare tutte le prime tre posizioni su un campo da basket e che andrà a formare uno dei backcourt con più potenziale della nazione insieme al sophomore Xavier Rathan-Mayes. Con il senior Devon Bookert (quasi il 40% da tre la scorsa stagione) e altre due guardie freshmen di ottime prospettive come Malik Beasley e Terance Mann l’aspetto realizzativo quest’anno non dovrebbe essere un problema per i Seminoles, i cui punti interrogativi sono forse più legati ai lunghi, numerosi ma ancora in attesa di un salto di qualità.

C’è molta curiosità anche attorno a Notre Dame e Louisville, due squadre che giungono alla stagione 2015-2016 con volti completamente nuovi: per gli Irish le partenze riguardano due giocatori del calibro di Jerian Grant e Pat Connaughton, mentre i Cardinals di Pitino hanno dovuto salutare tra gli altri Terry Rozier, Montrezl Harrell e Wayne Blackshear. La situazione potrebbe essere però meno “scomoda” per Louisville che, nonostante le perdite, potrà contare sull’addizione di transfer di grande esperienza quali Damion Lee da Drexler e l’ex Cleveland State Trey Lewis, nonché su un buon gruppo di freshmen che potrebbero subito contribuire dalla panchina. Più complessa la situazione di Notre Dame che sembra davvero non possedere i mezzi per poter venir meno ai contraccolpi di partenze così importanti come quelle di Grant e Connaughton, tuttavia possiamo aspettarci che in una tale situazione Demetrius Jackson abbia notevoli possibilità di una stagione da tramandare ai posteri che, se andasse oltre le più rosee previsioni, potrebbe aiutare gli Irish a non dover affrontare per forza un anno di transizione.