Tutta la gioia di Zach Auguste per la vittoria su Duke (www.sportsspyder.com)

Tutta la gioia di Zach Auguste per la vittoria su Duke (www.sportsspyder.com)

Nessun upset e un paio di vittorie ampie nei quarti di finale della ACC che però non sono stati privi di emozioni e spunti, seppur l’eccitazione al Verizon Center si sia percepita soprattutto nel corso della sfida tra gli Irish di Notre Dame e i Blue Devils di Duke. Iniziamo ora la nostra panoramica, partendo dalla squadra campione della regular season.

Vittoria costruita sui parziali per North Carolina che contro Pittsburgh si riconferma squadra di altissima qualità, ma con ancora qualche problema nel mantenere alta l’intensità di gioco per quaranta minuti: nel primo tempo è infatti Pittsburgh a tenere le redini della partita concludendo con eccelse percentuali al ferro e toccando il +7 con una tripla di Ryan Luther a meno di cinque minuti dal termine della prima frazione. Negli ultimi quattro minuti però North Carolina mette in campo l’intensità difensiva mancata fino ad allora e chiude sul +4 grazie ad un parziale di 10-0 guidato da un perfetto Joel Berry (6 su 6 dal campo nel primo tempo) e dalle palle rubate agli avversari nella fase difensiva, con Pitt che chiude gli ultimi minuti dei primi 20′ con 0-4 dal campo e deve riorganizzarsi negli spogliatoi. Nel secondo tempo UNC va subito sul +6, ma una serie di errori dalla lunga distanza e una grinta difensiva che sembra nuovamente persa fanno rientrare Pitt fino al 45 pari. Nel momento in cui, a circa dieci minuti dal termine, la partita sembra poter proseguire sul filo dell’equilibrio fino alle ultime battute, UNC però torna a mostrare la propria superiorità, anche grazie ad un Brice Johnson che inizia a dominare a rimbalzo e con un attacco che, come a volte suole accadere, aiuta anche la fase difensiva, i Tar Heels mettono a segno un parziale di 11-0 che chiude la partita; dal +13 a 8′ dal termine Pittsburgh non tornerà più sotto la doppia cifra di svantaggio (finale 88 a 71) e ora deve incrociare le dita nella speranza di entrare al Torneo NCAA per il rotto della cuffia . Per UNC invece una semifinale che promette emozioni, seppur non come sarebbe stato con un terzo Carolina Game, contro Notre Dame, impostasi proprio ai danni di Duke. Andiamo a vedere com’è andata.

La partita, la più attesa di questi quarti, inizia all’insegna di un prevedibile equilibrio, con Notre Dame che però sembra poter avere qualcosa di più grazie all’apporto delle sue ali Beachem e Auguste e all’inizio stentato delle bocche da fuoco di Duke eccezion fatta per il solito Grayson Allen. Quando sul +5 Notre Dame Marshall Plumlee è costretto alla panchina dal suo secondo fallo a quasi nove minuti dal termine del primo tempo le cose parrebbero orientarsi ulteriormente verso gli Irish, ma proprio da quel momento Duke inizia a giocare uno dei migliori spezzoni di partita della sua stagione, difendendo perfettamente con la zona e facendo cadere nella propria rete una Notre Dame che accumula palle perse su palle perse, ben nove (pari alla media stagionale, ma sui quaranta minuti) alla fine del primo tempo. Chase Jeter risponde presente alla convocazione con Plumlee in panchina ed anzi è uno dei motori principali del 13-0 che mette a segno Duke nei minuti finali della frazione: sono suoi i cinque punti consecutivi, compreso un gioco da tre punti, che danno ai Blue Devils il +10 a pochi secondi dal termine dei primi 20′ che si concludono sul 45-37. I ragazzi di Coach K continuano a guidare senza troppi problemi e a 10′ dal termine sono sul +16, ma improvvisamente i rapporti di forza si ribaltano incredibilmente: Zach Auguste inizia dominare, Marshall Plumlee sbaglia quattro liberi consecutivi e poi esce per falli e Duke, anche per merito degli Irish, non riesce più a segnare dal campo per quasi nove minuti; così, con un parziale di 19-2 concluso da una tripla di Beachem, gli uomini di Mike Brey tornano insperatamente avanti 67-66, risponde con un altro tiro dalla distanza Ingram fino a quel momento fermo a 3 su 11 dal campo e dopo un 1/2 ai liberi dello stesso Ingram e però ancora Beachem a segnare da tre e impattare la partita a 70, mandandola all’OT dopo una serie di errori offensivi da parte di entrambe le squadre, compreso il floater allo scadere di Kennard.

Nell’overtime Duke è stremata e Notre Dame inizia andando subito avanti di cinque con l’ennesima tripla decisiva di Beachem, mentre i Blue Devils non riescono a trovare punti dal campo (solo due di Allen) e si affidano agli errori ai liberi degli Irish e alla perfezione di Allen nel medesimo fondamentale per sperare nell’ultimo minuto, ma le gambe non reggono la forza di volontà del sophomore e quando la conclusione per pareggiare dal -3 non centra il bersaglio e successivamente esce per falli la partita va ad Auguste e compagni; 84-79 il finale. Per Duke male Kennard (2-14, 0 su 6 da tre) e Plumlee (2+4 e gravi problemi di falli), ma soprattutto diversi rimpianti per una partita già vinta grazie a quindici minuti di grande basket e la bellezza di ventidue rimbalzi offensivi non sfruttati a dovere con il 34 % dal campo, in una partita che è sembrata la deludente conclusione di una stagione sfortunata e opaca che non dovrebbe trovare molto da aggiungere al Torneo NCAA.

La vendetta è un piatto che va servito caldo o freddo? A Miami bastano sei giorni per prendersi la propria rivincita su Virginia Tech, che giusto un centinaio di ore fa l’aveva battuta di quindici nell’ultima partita di regular season, privando peraltro così gli Hurricanes di un titolo di RS in comproprietà con North Carolina. La partita si muove sul filo della tensione ed è ricca di falli, tanto che il top scorer degli Hokies, Zach LeDay, viene tenuto a zero punti nei primi venti minuti proprio anche perché gli ultimi sette li deve passare in panca con due falli. A salire di livello per Virginia Tech è allora Seth Allen, autore di 31 punti dalla panchina, ma dopo una partita equilibrata a far la differenza è la maggior precisione al tiro dalla lunga distanza di Miami nonché l’apporto complessivo dei due senior McClellan (21) e Angel Rodriguez (19 + 9 assist): sono proprio loro le quattro triple -di cui tre di Rodriguez- più un layup -sempre di Rodriguez- che in nemmeno tre minuti portano la squadra di Larranaga dal 35-36 al 49-38 che risulta poi essere lo strappo decisivo della partita ad un quarto d’ora dal tempo.

Miami in semifinale affronterà Virginia, a cui basta un tempo, il secondo, per battere Georgia Tech di venti, 72-52: i Yellow Jackets rimangono a -2 dopo venti minuti, ma nella seconda frazione i Cavaliers tirano fuori la loro difesa e, con un Malcolm Brogdon fresco Player of The Year della ACC da 26 punti toccano la doppia cifra di vantaggio dopo quattro minuti e non si voltano più indietro, lasciando GTech al minimo stagionale per punti. Per Georgia Tech 16 di Adam Smith, mentre per Virginia solo Gill in doppia cifra oltre a Brogdon, ma come quasi sempre a far la differenza è stata la prestazione difensiva di tutto il quintetto.