Kentucky-Michigan 75-72

Aaron Harrison festeggiato dopo il canestro vincente (Getty Images)

Aaron Harrison festeggiato dopo il canestro vincente (Getty Images)

Il canestro da distanza NBA di Aaron Harrison (12, 4-6 da tre) a poco oltre 2” dal termine, dopo essersi scambiato la palla con il gemello Andrew (8 punti 5 ass)  un passaggio hand off, supera le mani protese di Caris LeVert e dolcemente entra mentre l’ultimo tentativo sulla sirena di Nick Stauskas (24, 6-14 fg 10-11 tl) esce nettamente spedendo i Wildcats di John Calipari ad Arlington-Dallas con tonnellate di fiducia ed entusiasmo. Sommato all’indubbio talento della truppa di All Americans, UK arriva alla Final Four con le stigmate dei vincenti pur dopo un’annata deludente rispetto alle attese che pomposamente sospingevano i Wildcats verso una stagione da imbattuti. Ed invece Kentucky è uscita nel momento importante della stagione ed i volti di questo cambiamento sono proprio i due gemelli californiani: irritanti, indisponenti, a volte deleteri a dispetto di un talento fisico e tecnico di primissimo livello, sono divenuti decisivi nelle due sfide tiratissime con Louisville e Michigan.

Il dominio sotto canestro nella finale del Midwest Region da parte dei giovani virgulti della Big Blue Nation era prevedibile ed infatti Julius Randle (16 e 11) ha maramaldeggiato in area (35 a 24 il computo dei rimbalzi) e Calipari ha tirato fuori dalla naftalina un altro all-america, il meno quotato, come Marcus Lee che ha sostituito degnamente l’infortunato Willie Cauley-Stein con 10 punti in 15 minuti.

Kentucky fa alle Final Four con un quintetto di All Freshmen come accadde proprio ai Michigan Wolverines dei Fab Five di Chris Webber, non hanno lo stesso bagaglio hype di simpatia, anzi sono universalmente odiati per la spocchia, ma a distanza di soli due anni Calipari si ripresenta per il titolo NCAA con le carte in regola dopo il titolo con Anthony Davis.