All’inizio di questa stagione la maggior parte degli addetti ai lavori difficilmente avrebbe inserito Kansas in una virtuale top 10, men che meno avrebbe pensato che i Jayhawks fossero una potenziale pretendente al titolo nazionale. Il gruppo nelle mani di Self era oggettivamente il meno talentuoso dall’inizio della sua gestione a Lawrence, stante le partenze importanti di giocatori come i gemelli Morris, Morningstar ed il discusso talento Selby, per cui le aspettative erano relativamente poco elevate. Dopo la sconfitta subita contro Duke a Maui, Kansas ha però avuto un percorso impressionante, fatto salvo lo scivolone con Davidson, che l’ha portata a condurre la Big 12 con 5 vittorie e 0 sconfitte, ultima della serie contro Baylor.

Self ha sempre privilegiato una filosofia di gioco che esaltasse il collettivo, senza dover necessariamente dipendere dal talento individuale, tuttavia le maggiori cause di questo sorprendente sviluppo stagionale sono da imputarsi proprio all’esplosione di Thomas Robinson. Il ragazzo è alla prima stagione da starter e con il suo rendimento sta guidando Kansas verso l’ottavo titolo di regular season consecutivo della Big 12, grazie ai suoi 17.8 punti e 12.3 rimbalzi di media. La storia umana di Robinson ha commosso tutti gli Usa lo scorso anno, quando il ragazzo perse nel giro di un mese nonna, nonno e madre, venendo catapultato in maniera brusca nella dimensione di capofamiglia, con il compito di prendersi cura della sorellina. La “famiglia” Jayhawks è stata però molto vicina al ragazzo, aiutandolo a superare i primi momenti di difficoltà ed accompagnandolo in una crescita tecnica e umana che lo rende materiale da lottery (se non da top 10), al prossimo draft NBA. Il ragazzo ha il fisico adatto per giocare da PF anche al piano di sopra, oltre che una morbida mano dalla media, mobilità e buoni movimenti fronte e spalle a canestro. Le sue prestazioni valgono una candidatura per l’All American e stanno facendo lievitare le sue quotazioni in vista della maratona finale di giugno.

Ma non è solo Robinson l’artefice di questa stagione così oltre le aspettative, infatti anche Johnson, Whitey e soprattutto Taylor, croce e delizia, stanno fornendo un valido contributo. Il reparto lunghi di Kansas ha centimetri, atletismo e intimidazione, tipiche ricette di un team che vuole e può ambire anche al traguardo più importante. Il roster non è profondissimo, ma al giro di boa della stagione sembra che le credenziali degli uomini di Self non accennino a diminuire e Kansas sembra voler far notare a tutto il mondo del college basket che vuole competere per il titolo.

Il prosieguo della stagione regolare della Big 12 sarà una valida cartina tornasole delle reali ambizioni della squadra, anche se occorre sottolineare che Kansas ha già triturato Kansas State e Baylor, due delle principali e agguerrite avversarie di conference. I prossimi ostacoli di rilievo saranno Texas questa notte e Missouri il 4 febbraio.

Il fascino del college basket viene continuamente alimentato da situazioni come queste, dove nuove alchimie, grandi allenatori e crescite repentine di giovani ragazzi in piena maturazione possono sempre sconvolgere ranking e previsioni, con il parossismo che viene raggiunto nella “follia di Marzo”.