Jim Boeheim, AP Photo

Jim Boeheim, AP Photo

L’ultima volta che Marquette e Syracuse si erano incontrate si giocava ancora la regular season, e a uscire vincitori dal campo furono le Golden Eagles. Era una Syracuse diversa, senza tanta intensità e forse anche un po’ deconcentrata, nonché demotivata. Nella finale del Regional Est però tutto è cambiato, anzi la trasformazione degli Orange va ricercata da prima ancora, probabilmente dall’inizio del torneo della Big East, pur conclusosi con la finale persa contro Louisville. Eppure qualcosa di diverso c’è stato: è cambiato l’approccio alle partite, la concentrazione sui 40 minuti che ha permesso a questo gruppo di farsi strada e di battere anche la favorita per il titolo nazionale Indiana. Marquette non ha fatto eccezione, ed è stata sotterrata dall’incredibile difesa avversaria, che ha avuto la meglio 55-39.

Non è stata una bella partita, visti i 40 minuti di zona messa in campo da entrambe le squadre, ma Boeheim la insegna dal primo giorno che ha messo piede a Syracuse, mentre i meccanismi di coach Buzz Williams sono oliati, ma non ancora automatici e così si spiegano i tanti problemi offensivi riscontrati dai suoi, limitati alla peggior prova in attacco di una stagione nella quale non hanno mai segnato meno di 47 punti; i 39 punti sono anche il minimo storico in una finale del regional da quando è stato introdotto il cronometro dei 35 secondi nel 1986. Le tante palle perse e le stoppate sulle poche penetrazioni concesse non hanno fatto altro che demotivare la squadra del Wisconsin e galvanizzare ‘Cuse, che vive proprio di queste cose ed è una delle poche squadre insieme a Louisville a vincere le proprie partite attraverso la difesa, tanto da concedere il minimo stagionale anche agli Hoosiers nella partita precedente.

Grandi protagonisti del match sono stati James Southerland, autore di 16 punti e top scorer di giornata, ma soprattutto il solito Micheal Carter-Williams, eletto miglior giocatore del regional dopo una prova da all around che racconta di 12 punti,  10 rimbalzi, 6 assist, 5 rubate e una sola palla persa: praticamente la partita perfetta. Il playmaker al secondo anno ha elevato il suo rendimento a partire dal secondo turno di questo torneo, e da lì in poi è andato sempre migliorando fino alla prova contro Indiana nella quale ha letteralmente trascinato i suoi dimostrando di poter mantenere le attese che per lui parlano di una scelta da Lottery nel primo giro del prossimo Draft. Non è questo però il momento di guardare troppo oltre, perché prima c’è da raccontare la pessima gara al tiro di Marquette, che chiude con un pessimo 23 percento (12-53), e con un Vander Blue autore sì di 14 punti ma con un orribile 3-15 dal campo.

southerland

James Southerland e Micheal Carter-Williams, AP Photo

Syracuse ti fa giocare male, e sono ancora una volta i numeri a venirci a supporto. Gli Orange hanno infatti mantenuto una media di 6.5 stoppate, 10.5 palle rubate ma soprattutto hanno costretto gli avversari ad un complessivo 29 percento dal campo e al 15 percento dalla lunga distanza. Cifre che opposte alla asfissiante zona proposta dai ragazzi in arancione non permettono nemmeno alla migliore squadra del mondo di riuscire ad avere la meglio. Così, dopo la delusione contro Ohio State l’anno scorso, Syracuse ritrova la prima Final Four dai tempi di Carmelo Anthony nel 2003, una stagione che si chiuse con la vittoria del titolo nazionale acciuffata grazie al dominio del golden boy all’epoca con le treccine. Quest’anno il giocatore più talentuoso è sicuramente Carter-Williams, ma non è facile riscontrare un interprete che spicchi nettamente sugli altri, ed è proprio questo il loro segreto: il gioco di squadra e la perfetta distribuzione di punti e tiri tra tutti nonostante una rotazione limitata a 7-8 giocatori.

Dall’altra parte, come avrete potuto intuire, c’è stata la complicità di una delle peggiori serate nella storia di Marquette, che ha avuto strisce negative anche di nove tiri sbagliati in fila e di 6 minuti e mezzo senza segnare. Insomma, una notte da dimenticare per coach Buzz Williams, il quale ha avuto comunque il merito di portare fino a questo punto una squadra alla quale veniva dato ben poco credito nonostante la testa di serie numero 3 assegnatagli dal comitato della Selection Sunday, in questo caso probabilmente eccessivamente benevolo. La regular season delle Golden Eagles era stata buona, ma non eccezionale, tanto da non arrivare nemmeno alla fine del torneo di Conference, eppure non si può affermare che siano una vera e propria incompiuta. L’allenatore ha fatto il massimo con un roster di grandi atleti, che solo in parte sono allo stesso tempo grandi giocatori, ma grazie ad una complessiva unità di intenti e ad un sistema organizzato sono riusciti ad arrivare fino a questo punto. Si pensava  che la difesa, certamente non così scarsa, potesse reggere l’urto anche con una squadra dalla taglia fisica superiore, e invece è stato l’attacco che li aveva sostenuti fino a quel punto a collassare sotto l’aggressività avversaria terminando quella che era stata una corsa di cuore e coraggio.

TABELLINO

SYRACUSE ORANGE 55 (Fair 13, Southerland 16, Carter-Williams 12, Triche 9, Christmas 4, Keita, Cooney, Grant 1)

MARQUETTE GOLDEN EAGLES 39 (Blue 14, Cadougan 9, Otule 2, Lockett, Anderson, Gardner 14, J.Wilson 3, Mayo, D.Wilson, Thomas, Taylor)