Come non accostare il cammino delle due finaliste di questa stagione NCAA, potevamo sfidare chiunque a dire che UConn e Kentucky sarebbero arrivate all’atto finale di questo pazzo torneo 2014, ed anche se i bookmakers danno leggermente favoriti gli Huskies per la finale di lunedi, quello che hanno fatto i Wildcats in queste ultime settimane dimostra che sono veramente capaci di tutto. Entrambe le squadre solo 15 gg giorni fa entravano nella March Madness in punta di piedi con due spot, il #7 per UConn e il #8 per UK, che erano la fotografia di quanto le due formazioni avessero deluso nel corso della stagione; ma il ballo di marzo è questo e quindi gli Huskies diventano la prima #7 a giocarsi una finale NCAA mentre Kentucky, addirittura senza essere nemmeno nelle prime 25 della nazione prima dell’esordio contro Kansas State.

DeAndre Daniels (UConn) AP Photo

DeAndre Daniels (UConn) AP Photo

Ovvio che le dichiarazioni del dopopartita partivano proprio da questo, ma come ha bene sottolineato Billy Donovan, il coach di Florida, Uconn era una squadra che valeva molto di più di quella posizione di partenza e se ben due delle tre sconfitte stagionali dei Gators sono arrivate dagli Huskies un motivo ci sarà pure. Il grande lavoro delle guardie di UConn, Napier e Boatright, è stato un altro elemento desisivo del match secondo Donovan, non solo per i 25 punti e i 9 assists, ma per avere limitato alla grande Wilbekin e Frazier limitati ad un 3 su 12 dal campo ed assolutamente mai in partita. Proprio lo sguardo di Wilbekin dopo una tripla che non ha nemmeno toccato il ferro a 45″ è stato lo specchio della frustrazione della guardia dopo una partita da dimenticare. “Cosa dire, abbiamo deluso, ci hanno limitato in tutto e l’uno su dieci da oltre l’arco lo dimostra”, queste le prime parole di Wilbekin che nel corso del match è dovuto ricorrere spesso alle cure del fisioterapista, “mi sentivo bene, nonostante i crampi che mi hanno un poco infastidito nel primo tempo, nel secondo ero a posto, niente scuse, hanno meritato ed il risultato li premia”. Decisamente deluso anche Patric Young, l’ultimo ad arrendersi dei Gators, che parafrasando lo slogan di queste final four ha dichiarato ” The road ends today”. E’ stato veramente un capolavoro di coach Holly, che dall’alto delle sue innumerevoli stagioni NBA, ha letto alla perfezione il match, passando alle tre guardie nel momento di difficoltà e mettendo DeAndre Daniels come centro, mosse desisamente vincenti. “DeAndre è fondamentale per noi, quando lui gioca così tutti giocano meglio”, sono state le parole del coach vincente, ” ma come sempre la difesa ci ha dato certezze, non lo nascondiamo, noi viviamo e muoriamo sulla difesa e non concedere nemmeno un punto in contropiede è stato decisivo”. Anche l’attesissimo Shabazz Napier ha sottolineato che la fiducia cresce di giorno in giorno e le vittorie danno consapevolezza nei propri mezzi, e vincere è il risultato di tutto questo ed quello che vogliamo fare anche lunedi.

Coach Calipari è ovviamente un fiume in piena, da bordocampo al termine del match che ha portato i suoi Wildcats alla finale del torneo NCAA sprizza orgoglio da ogni poro, “finalmente questa è la mia squadra, e questi sono i giocatori che voglio, sapevo che non eravamo quelli che spesso siamo stati nel corso della stagione e questo torneo lo stà dimostrando”. Come nascondere infatti che Kentucky aveva cominciato la stagione da #1, ma che le sconfitte contro Michigan State, Baylor e North Carolina nelle prime 11 partite aveva fatto calare il ranking dei Wildcats fino a farli anche uscire dalle top 25. Calipari ironizza anche sulla maglietta con scritto 40-0 che molti tifosi portavano ad inizio stagione, facendo evidentemente riferimento ad una possibile stagione perfetta, “non buttatele quelle maglie ci stamperemo dietro, scusate il ritardo”. Come non poteva essere Aaron Harrison il più ricercato dai media a fine partita, quello che ha fatto in questo torneo è già leggenda a Lexington; per la terza volta in pochi giorni ha centrato un canestro decisivo negli ultimi secondi è come gia Louisville e Michigan erano state battute da un bersaglio della guardia, anche Wisconsin ha subito la stessa sorte. “non sò bene cosa stia succedendo queste sono situazioni che ti capitano in una carriera intera, e a me stanno capitando in pochi giorni, forse è proprio merito della mia giovane età, ed ancora non me ne rendo conto”. Simpatico anche il siparietto che mette in scena Willie Cauley-Stein che mostrando a tutti la sua videocamera Go-Pro commenta “non è il rewind della settimana scorsa, ancora non ci credo, ho rivisto le immagini e giuro le maglie sono diverse”. Di altro tenore le dichiarazioni del coach sconfitto, Bo Ryan è comunque pacato nel dopopartita, anche se nel corso del match ha diverse volte criticato l’operato degli arbitri, ” si alcune situazioni non mi hanno convinto, specialmente ad inizio ripresa nel nostro momento migliore un paio di canestri di Kentucky con fallo aggiuntivo gli hanno dato ossigeno e l’ho fatto sapere ai direttori di gara”. Non vuole certo però trovare scusanti e, descrivendo l’azione finale, sottolinea che si aspettavano ovviamente un pallone per Aaron e anche da oltre l’arco ma il modo con cui poi l’azione si è sviluppata ha stravolto i loro piani difensivi e concedere quel tiro al ragazzo è stato letale. Arriva proprio dagli avversari diretti il migliore complimento per il match-winner, un Sam Dekker lucidissimo a fine gara commenta come questi tiri non entrino per caso e quindi quel ragazzo ha sicuramente la stoffa del vincente, il gene per diventare un campione. Anche Josh Gasser esalta l’avversario che proprio lui doveva marcare nell’ultima azione ” credevo di avere fatto un buon lavoro lo avevo anticipato, isolato e proprio quando credevo fossi riuscito a non concedergli la ricezione giusta, il suo gemello ci ha scombinato il piano con quella penetrazione sulla linea di fondo e con quello scarico pazzesco, peccato abbiamo veramente cavalcato fino in fondo questo sogno, lo avevamo meritato per noi e per il nostro coach”.