Rick Pitino e Luke Hancock. Due delle tante facce della Louisville campione (AP Photo)

Rick Pitino e Luke Hancock. Due delle tante facce della Louisville campione (AP Photo)

#1 LOUISVILLE vs #4 MICHIGAN 82-76

LOUISVILLE: Siva 18 (5 ast, 6 reb), Smith 9, Blackshear 8, Behanan 15 (12 reb), Dieng 8 (8 reb, 6 ast), Hancock 22, Van Treese, Harrell 2, Henderson
MICHIGAN: Burke 24, Hardaway Jr 12 (5 reb), Stauskas 3, Robinson III 12, McGary 6 (6 reb), Albrecht 17, Morgan 2, Horford, LeVert

Ci si aspettava una bella partita, ma non fino a questo punto.
Una finale che ha regalato non solo emozioni ma anche un’interpretazione speciale per una partita di questa importanza, con due squadre che hanno dato il massimo fino all’ultimo minuto regalando uno spettacolo itinerante per tutti quelli che l’hanno vissuta dal vivo.

Partenza fulminea da parte delle due squadre che si affrontano a viso apertissimo, correndo, mantenendo alta l’intensità e senza risparmiarsi, terreno fertilissimo quindi per Trey Burke che segna i primi 7 punti di Michigan dimostrando al Georgia Dome chi ha vinto il titolo di giocatore dell’anno, meritandolo. Louisville riesce a rispondere colpo su colpo al play ed al primo timeout televisivo la situazione è sul 7-7.

Se Burke è un protagonista atteso, non lo è assolutamente invece Spike Albrecht che al rientro dalla panchina piazza 3 triple da distanza considerevole per permettere ai ragazzi di Beilein di prendere il primo vantaggio consistente sul 20-15 in una gara dai ritmi pazzeschi per essere una finale. I tiri sbagliati sono pochi e non è colpa delle brutte difese, assolutamente.

Anche Pitino ha la sua carta da giocare in panchina e si chiama Luke Hancock che appena entrato fa spendere subito a Trey Burke il fallo numero 2 della sua serata, segna due dei tre liberi a disposizione e recupera il pallone successivo. Ma l’entusiasmo portato da Albrecht è contagioso, e nell’azione dopo segna in mezzo alle mille mani della difesa Cardinals, toccando il suo carrier-high a 11 punti e dalla lunetta fa segnare il +9 (26-17) a 8 minuti dalla fine del primo tempo.

Burke rimane in panchina, ma non tanto per il problema coi falli, ma perché lo Spike Show non tende a fermarsi, ed oltre ai tiri dai 7 metri, il ragazzo inizia a cercare con continuità il centro dell’area mettendo in evidente difficoltà la difesa dei Cardinals che non sa quali contromisure prendere contro questo protagonista inatteso. Michigan allunga a +12 (33-21) nell’incredulità generale.

Louisville però sappiamo che è una formazione durissima a morire, in pieno stile Pitino, e non ci mette molto a dimostrarlo. Non con Siva, imballato dalla difesa ermetica di Michigan, non da Smith, in serata fino a questo punto, ma ancora da Luke Hancock che con 4 triple in un amen riporta Louisville a -1 prima che Harrell metta il punto esclamativo sul primo vantaggio dei rossi della partita. Solo due liberi di Glenn Robinson III permettono a Michigan di andare al riposo avanti 38-37 in una partita dai ritmi irreali per la posta in gioco.

Nel secondo tempo la musica non cambia più di tanto, Louisville cerca di capitalizzare al massimo quanto fatto nel finale del primo, ma per Michigan rivede il campo Trey Burke che con la solita tripla in uscita dal pick&roll sul lato destro del campo scocca prima la tripla del +2 e poi permette all’attacco di servire al meglio McGary sotto canestro per il 46-42.

Serve un time-out a Pitino per cercare di rimettere le cose a posto, ed il risultato è ottimo perché quando rientrano sul parquet i Cardinals trovano nuova linfa con un Behanan attivissimo in area trovato da un Dieng che per una sera lascia da parte i punti per mettere a referto un considerevole numero di assist. Il parziale è fermato solo dalla solita tripla di Trey Burke che ferma l’emorragia e riporta gli Wolverines a -2 (52-54) a 11 dal termine.

Per Michigan però la brutta notizia è dietro l’angolo e prende le sembianze del quarto fallo di McGary che fino a quel punto era stato importantissimo in area nonostante un tabellino non eccelso. Siva a quel punto mette il turbo nelle entrate e sfrutta l’occasione per tagliare la difesa in 2, con il solo Burke a tenere a galla i gialli che senza di lui rischiano realmente di soccombere.

Per fortuna di Beilein dall’altra parte Louisville gioca con un Russ Smith impalpabile che non riesce ad entrare nel match in maniera definitiva e questo toglie al collega italoamericano un’arma offensiva importantissima. Non si risparmia invece Peyton Siva che penetra, scarica e difende alla morte ed intraprende con Burke una sfida 5 stelle extra-lusso tutta da gustare. I Cardinals raggiungono il 64-71 a 5 minuti dalla fine, massimo vantaggio nel secondo tempo.

Per Michigan si mette ancora peggio perché Dieng, dopo una partita di vero sacrificio, inizia ad essere servito con continuità in attacco per sfruttare i problemi di falli di McGary e lo fa nel migliore dei modi. Gli Wolverines cercano di rispondere ma Hancock dalla lunga sembra mettere la gara in ghiaccio a 3 e 27 dalla fine con il canestro del 76-66.

Trey Burke è contro tutti, si prende tutti i suoi sulle spalle per dar loro le ultime speranze e vien aiutato da una gestione scriteriata dei possessi da parte di Russ Smith che regala palloni agli Wolverines mandando su tutte le furie Pitino. Fortuna per lui che Hancock e Siva dalla lunetta sono glaciali e riescono a chiudere una partita meravigliosa sul risultato finale di 82-76.

Possono partire i festeggiamenti per i Cardinals e soprattutto per coach Rick Pitino, primo allenatore nella storia del basket collegiale a conquistare il titolo alla guida di due atenei differenti.
Michigan esce sconfitta nel risultato ma non nel morale, combattendo ad armi pari con la grande favorita della stagione e uscendone solo negli ultimi attimi di partita.

Il premio di Most Outstanding Player va giustamente a Luke Hancock che ha rivoltato come un calzino due gare nei momenti più difficili. Riconoscimento ampiamente meritato.