il metodo preferito da Di Giulio per meditare con un buon caffè

il metodo preferito da Di Giulio per meditare con un buon caffè

Capita che una sera, dopo un torneo giocato a Giussano da parte della squadra di Ely, un matto scocciato come me possa avere la brillantissima idea di invitare 14 iene di 10 anni a dormire tutti a casa mia… Così tra sedie e fruste come i domatori di leoni e dopo molteplici rivisitazioni della bibbia da parte mia per cercare di mandarli tutti e 14 a letto, una volta ottenuto tutto questo succede che la mia mente torni per un po’ indietro al 1993, esattamente a Cantù!

Era il College di Cantù nel 1993: un gruppo di ragazzi con il sogno comune di raggiungere la serie A.

Rivedere tutti questi bimbi con la divisa neroazzurra (ok, sarebbe stato meglio giallorossa, ma questo passa il convento) a casa mia e pensare a me e ai miei compagni di foresteria mi è venuto naturale.

Sembrava di sentire in alcuni momenti la voce della Rosanna che mi chiamava “teruuuuuun ven chiiiiiiii”.

Rosanna, sguardo tosto quasi sempre incazzoso ma che usava come una attrice da Oscar perché se la conoscevi bene sapevi quanto bene voleva ad ogni ragazzo e quanti sorrisi a volte doveva trattenere per salvare il suo ruolo da “GRANDE CAPO GENERALE”. A lei volevo un gran bene e lei ne voleva a me tanto è vero che da “terrone” semplice nel giro di una settimana dal mio arrivo mi aveva già promosso a “romanaccio terrone”.

Ricordo di quando abbiamo vinto il nostro primo titolo giovanile a 14 anni categoria allievi, allenati da Pino (Sacripanti ndr), tornando in foresteria all’altezza del bar “reverzina” vedevamo sventolare un bandierone con il tricolore dal balcone del suo piano. Dopo aver citofonato per entrare ci accolse nel piano riservato a lei e sua figlia Cristina (della quale conservo ancora la maglietta fatta per me con Lupo Alberto disegnato da lei) e con gli occhi lucidi di una mamma orgogliosa abbracciò me e Lorenzo Ceper, si lasciò andare ad un bacio per entrambi, per poi immediatamente servirci un cazziatone sul lungo linea tipo Nadal. Cazziatone finto come una banconota da 300 euro che serviva a lei per ritornare subito nel  personaggio. Noi lo sapevamo ed eravamo contenti di aver fatto emozionare “mamma Rosanna”.

Così, mentre io a mia volta cazzio i piccoli interisti impegnati a demolirmi casa, dopo le classiche frasi da papà come: “IO NON L’HO MAI FATTO” oppure “DOVETE ASCOLTARE PERCHÉ IO ASCOLTAVO SEMPRE DA PICCOLO” (ecco, sulla seconda frase direi che la cazzata l’ho sparata proprio grossa), mi suona il cellulare perché devo andare a recuperare Jona di ritorno da una partita a Verona con la sua squadra delle giovanili di Cantù!

Salgo in macchina e mi dirigo verso il Pianella; sono le 23.30 e un flash mi assale provocandomi un sorriso di quelli micidiali… Il ricordo della GRANDE FUGA, mia e dei miei compagni, dalla foresteria è una di quelle cose che devo assolutamente raccontarvi.

Ci vorrebbe veramente un libro per raccontare quante ne abbiamo combinate in foresteria, ma questa, amici, merita de bruuuttoooo come diciamo a Roma.

Come giocatori residenti nella foresteria avevamo come orario massimo di rientro serale le 22.30, logicamente a noi ci stava stretto e a volte, onestamente più che a volte, vedendo quella bella finestra sul giardino poteva succedere che nella notte un colpo di vento la aprisse per poi doverla richiudere nelle prime ore del mattino. Non era colpa nostra. Scusate, la finestra era proprio lì che ci stuzzicava! Di solito ci paraculavamo a vicenda e tutto rimaneva in gran segreto, ma una festa di compleanno con annesse fanciulle per ogni residente della foresteria ci obbligò quella volta a fare un vero esodo, tenendo il comando completamente sguarnito al controllo della sentinella Rosanna! Le ragazze da sempre per noi sportivi, specialmente in tenera età, sono benzina per il motore e distruzione allo stesso tempo… Quante cazzate si fanno per le donne?! Una marea!

Allenatori!? Avete mai provato a far entrare nella palestra durante un allenamento juniores 10 ragazze?

Se lo avete fatto avrete sicuramente notato che il tasso di rendimento degli atleti durante il soggiorno delle fanciulle sugli spalti aumenta del 200% e in alcuni casi, da uno studio da me fatto, si è verificato anche aumento della massa muscolare e apparizione della tartaruga paragonabile a quella della Madonna ai tre pastorelli di Fatima.

Ma torniamo alla fuga!

Pierluigi Marzorati ci aveva beccato (ma, che sia chiaro, lo fece il giorno dopo) ed a comunicarcelo era stata Rosanna durante la colazione alle 6.30/7.00. Non era bastata la sveglia traumatica che ci dava ogni mattino il suono della campanella scolastica che avevano montato nelle nostre stanze, l’avete presente? Praticamente è come svegliarsi essendo presi a pizze da Sabonis e Meneghin insieme!

Ragazzi, sta arrivando, tra 20 minuti giù tutti quanti” così ci disse!

Marzorati arrivò spaccando il secondo! Dopo un breve Vangelo, ascoltato da noi tutti in ginocchio sui ceci, venuto a conoscenza della fuga attraverso la finestra sentenziò la punizione, che consisteva nello svolgere i 7 km che dal Pianella scendendo per Cucciago e risalendo per il Bennet riportavano al palasport… il tutto manco a dirlo DI CORSA! Fatto questo chiamò il fabbro e lo fece venire subito in foresteria per mettere un lucchetto alla finestra.

Caro Pierlo: però non avevi fatto i conti con Cristelli, che dopo aver analizzato la situazione si attrezzò di tutto punto per smontare totalmente gli infissi e condurre i ragazzi fuori nuovamente sulle ali della libertà e verso la GLORIA… forse non era gloria sportiva ma pur sempre una Gloria!

Spero che il Pierlo non legga questo pezzo altrimenti me lo ritrovo sotto casa per farmi fare il giro della sofferenza con modalità retroattiva come le nuove tasse!

Ah, dimenticavo, mi rivolgo ai miei figli: PAPÀ certe cose non le ha mai fatte!

Ecco un video degli EELST adatto all’argomento: