La bizzarra eleganza del notaio-presidente Antonio Forni con il perfetto e vezzoso pendant degli occhiali. Le gesta antiche di Ottorino Flaborea, ribattezzato Capitan Uncino in virtù del suo splendido e ineffabile tiro in gancio (gesto tecnico di rara preziosità e sostanzialmente scomparso: aperto il dibattito…), che sarebbe divenuto colonna della Varese vincitutto e della Nazionale. La Libertas Biella degli anni Sessanta, una bella e importante militanza nella massima divisione cestistica (il 5° posto quale miglior risultato). La fantastica coppia Joseph Joe Blair-Nate Neve Erdmann, ossia il pivot vegetariano dall’italiano fluente, nonché ex Harlem Globetrotters, e il biondo saltatore con discreti bottini di punti nelle mani. Le semifinali scudetto 2009, sotto la spinta agonistica dell’emerito lottatore sotto le plance, alias Greg Brunner.

Per riproiettarci al presente, la “sobria” classe e il tiro bruciaretine di Jacob Pullen, spietato e serafico con la sua barba da veterano ventiduenne. L’esperienza e il carisma di Matteo Soragna, il capitano della contemporanea Angelico, caricatosi di gloria anche nella sua militanza in azzurro.

La città piemontese – “Biella tra ‘l monte e il verdeggiar de’ piani/ lieta guardante l’ubere convalle,/ch’armi ed aratri e a l’opera fumanti/ camini ostenta” (scriveva Giosuè Carducci nel 1898) – ha un vincolo fortissimo con la propria squadra di basket (la presente società si origina nel 1994) e nessuno sa accendere la fantasia del suo pubblico e degli appassionati come Il Giovin Signore, ma poco azzimato, Aubrey Coleman, texano di 193 cm, ventiquattro anni lo scorso ottobre.

Il serpentiforme Aubrey. Il seminapanico. Il giocatore dalle sinapsi del contropiede più sviluppate e reattive del torneo tricolore. Un elastico in orizzontale e in verticale. Dategli un cilindro e un papillon rossi e delle scarpe gialle e lui parrà Tiramolla, il celebre fumetto d’antan, una sorta di stringa di liquirizia animata. A.C. passa dappertutto, s’insinua in ogni pertugio difensivo, attaccante da strisce di fuoco, pizzetto fra ieratico e mefistofelico, un po’ figlio dei fiori un po’ profeta di produttività, un po’ hippie un po’ yuppie. Un razzo: non a caso è di Houston.

Talvolta Coleman-Under the Volcano si perde nel suo talento atletico-circense, ma lo spettacolo energetico che offre alla platea del Lauretana Forum e altrove ripaga sempre. Il suo gioco è allegro, come una pallina di flipper scagliata e rimbalzata qua e là, imprevedibile, alla caccia di bonus-jolly. Arcadico e faunesco. Lisergico a tratti, visionario sempre. Quando dopo un canestro si aggrapperà alla retina ricavandone un salto mortale come fece, immagine indelebile, un giocatore di Cantù qualche anno fa?

Aubrey-schizzo, Beep-beep Road Runner (pare che adori i cartoni animati) che nessun Wile E. Coyote potrà mai raggiungere.

Già miglior marcatore (da senior) della NCAA, Coleman emigrerà in Turchia, all’Aliaga Petkim. Il ritorno negli States avviene con la firma in favore degli Austin Toros, D-League. Quindi, nel suo destino, Biella: ultime tre partite di campionato, salvezza per i rossoblù e un nuovo idolo per la curva. Nella stagione corrente A.C., terzo di sette fratelli, podista mancato, ottima forchetta., ne fa, al momento in cui scriviamo, 18,2 ad alzata in 32,6 minuti d’impiego (un termine improprio, visto che non sbriga mai compitini da impiegato svogliato), subisce 5 falli, tira col 52% da 2 e col 26,1 da 3 (rivedibile in questa voce, così come da migliorare è la precisione dalla lunetta, ora a un non irresistibile 67,7%), arpiona 4,9 rimbalzi (eccellente per una guardia, 12 il max stagionale) e ruba 3,2 palloni, a fronte dei 3,3 perduti. A completare il quadro, 2 assist a match..

Al di là delle statistiche Il Giovin Signore diverte e si diverte, donando spettacolo e gioia. Ma senza dimenticarsi, mai, di vincere.

ALBERTO FIGLIOLIA