Terminata l’egemonia senese – così è, se vi pare – fra le nuove proposte del campionato Serie A la classifica generale occupa una posizione defilata ma meritevole di attenzione.

Osservandola da distanza ravvicinata (il tiro dovrebbe andare a segno più facilmente), balza evidente una sostanziale differenza nei confronti di quelle degli ultimi anni. Dopo l’ottava giornata, in una manciata di soli 4 punti, si trovano raggruppate ben 12 squadre. Non accadeva da tempo e non soltanto per la posizione dominante del Montepaschi Siena.

Senza andare troppo indietro negli anni, nelle ultime quattro stagioni i punti che separavano lo stesso numero di squadre a parità di partite giocate erano 8 (stagione ’10-’11). 10 (’09-’10), 10 (’08-’09) e 8 (’07-’08). Cosa ci dice, dunque, l’attuale classifica? Due sono le più verosimili e accreditate chiavi di lettura.

La prima, ammantata dall’ottimismo, fa propendere ad un riavvicinamento fra le squadre definibili di prima fascia e quelle di seconda e terza. Alcune squadre che negli scorsi anni hanno rivestito il ruolo di vittime sacrificali ora sono meno passive, meno rassegnate e più propense a fare lo sgambetto se si presenta l’occasione. Basta una giornata meno storta, ne abbiamo già viste (qualche tiro, su azione o libero, in più, qualche rimbalzo “rubato” agli avversari, meno palle perse e/o più recuperate), delle squadre candidate, sulla carta e sul campo, alla sconfitta e il gioco è fatto: la classifica si compatta, si accorcia, anziché diluirsi e ampliare lo scarto fra le favorite e le (ex)comprimarie.

Lo sguardo positivo evidenzia alcuni aspetti che non possono che fare del bene all’andamento del campionato e, più in generale, al basket: maggiori incertezza, equilibrio, omogeneità e, perché no, spettacolo. Aspetti che, una classifica più sgranata, più diluita, svilirebbe tanto quanto più marcato fosse il divario numerico.

L’atra chiave di lettura, meno generosa, è più preoccupante ma più realistica. C’è sì in riavvicinamento dei valori, ma concretizzato da un sintomo per nulla rassicurante: un appiattimento della qualità complessiva del gioco, vale a dire che la coagulazione delle posizioni può essere indice di un progressivo decadimento del livello tecnico-tattico del gioco. Le squadre meno titolate sono cresciute, si sono fatte sotto? Non è proprio così, perché, se non si guarda la realtà con gli occhi bonariamente velati, si deve ammettere che è in corso da alcuni anni un persistente degrado qualitativo, così come mettono in evidenza le relative voci statistiche: percentuali di tiro (libero e da tre punti) e palle perse in primis.

Se questa opinione non è corretta e condivisa – la ragione è d’accordo, l’amore per il basket no – non resta che lasciare la parola al campo per una più che gradita, in questo caso, smentita.

ALDO OBERTO

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