DailyBasket aggiunge un’altra firma prestigiosa all’elenco dei collaboratori che ogni settimana danno lustro alla nostra testata. Da oggi infatti inizia la nuova rubrica chiamata “Fuori Schema” di Aldo Oberto. Oberto ha iniziato la sua lunga carriera già con il Maestro Aldo Giordani prima attraverso la collaborazione nell’inserto speciale relativo al Basket nel Guerin Sportivo, poi ha continuato come responsabile della rubrica tecnica sulle pagine dello storico settimanale Superbasket, sempre diretto da Giordani, per oltre 20 anni. Periodo nel quale ha redatto articoli tecnici contribuendo alla divulgazione delle tattiche di gioco di squadre italiane, europee e, grazie ai numerosi contatti e viaggi negli USA, anche delle squadre statunitensi (sia NCAA che NBA). E’ autore di due libri, Gli attacchi delle grandi squadre NCAA (Libreria dello sport 2002) e Sulle strade del Basketball (Albalibri Editore 2006) ed ha collaborato anche con l’agenzia di stampa di Datasport e, più recentemente, con la rivista Dream Team.

Tiro da tre, croce e delizia

Da che è stato introdotto, in anni, campionati e da distanze diverse, il tiro da tre punti ha progressivamente inciso sui sistemi offensivi della quasi totalità delle squadre (nonché diversamente difeso). Se inizialmente, fattore più che comprensibile , il tiro da tre rappresentava una “novità” e, come tale, ammantata di curiosità, negli anni è stato via via trasformato, spesso con un eccesso di fiducia così come testimoniano i numeri, in strumento “presunto” letale. In realtà, ha assunto le sembianze di un pericolosissimo boomerang del quale spesso produce i ben noti danni. Da mezzo usato per incrementare il punteggio, con il premio del punto in più, per dilatare gli spazi fra i difensori che marcano a uomo e allargare, ampliandone i varchi, la difesa a zona, si dimostra frequentemente la causa principale delle sconfitte di non poche squadre. Si vedono spesso tiri forzati (non soltanto quelli della cosiddetta disperazione di fine gara) o mal costruiti che non solo non vanno a segno ma offrono su un piatto d’argento, se non di metallo più pregiato, nuovi possessi e facili contropiedi alle squadre avversarie. Inoltre, l’esasperazione del suo impiego snatura lo spirito del gioco togliendogli fluidità, velocità, armonia, assicurando, nel contempo, prevedibilità dello sviluppo di non poche manovre offensive. Vero è che a determinare una vittoria o una sconfitta concorrono più di una causa – percentuali di tiro (da due e ai liberi), rimbalzi conquistati e concessi, palle perse, ecc… – ma cadere nelle trappole della recidività sfiora l’autolesionismo. A titolo puramente informativo, giova sapere che una ricerca della Columbia University sviluppata su dati forniti dalla NBA riporta che la percentuale di tiro da tre punti è passata dal 28% del 1986 al 37% di oggi. In un lasso di tempo abbastanza ampio non è un incremento forte ma è pur sempre significativo che il trend è positivo. A sostegno di quanto esposto finora, alcuni esempi mettono a fuoco in modo nitido, come solo le cifre sanno fare, la portata del problema e la sua incontrovertibilità. A livello nazionale, la recente sconfitta del Montepaschi contro l’Emporio Armani si può ascrivere, se non come unico responsabile come concausa rilevante, al modestissimo 22,7% (5 su 22) ottenuto dalla formazione di Pianigiani. Salendo di livello, siamo in Eurolega, è l’Emporio Armani a meritarsi due volte il trono e a supportare la validità di questa analisi. Nell’incontro casalingo contro l’Efes perso 54-62, la squadra di Scariolo ha messo a segno 2 tiri su 18 tentativi (!!!!!!!) per una allarmante percentuale del 11,1%. A pochi giorni di distanza, sempre in casa, una nuova sconfitta – 65-69 contro il Partizan – è stata determinata dallo scadentissimo 3 su 17 (18%) che “brilla” nelle statistiche finali. Non c’è ombra di dubbio che picchi negativi di questo peso non possono che contribuire in modo significativo alla sconfitta. Ribadendo che non si vuole indicare nel tiro da tre l’unico colpevole di un deperimento del gioco e delle sconfitte (ad esempio contro il Partizan l’Olimpia ha patito in modo determinante le conseguenze del fallo intenzionale fischiato a Gallinari che ha portato cinque punti (due liberi e successivo tiro da tre, guarda un po’) nella cassaforte dei serbi. Non si può disconoscere quindi l’impatto determinante che un uso alterato e spesso smodato del tiro pesante ha su non pochi risultati. Non si può che auspicare una maggiore attenzione a questo aspetto del gioco da parte di tecnici e giocatori, non potendo pensare, verosimilmente, a un ritorno al passato allorché ogni tiro “pesava” due punti e c’erano fior di tiratori da fuori che oggi (anche se un confronto fra due epoche ormai lontane sconsiglia il paragone) metterebbero in cascina un sacco di punti con percentuali da sogno. Si può chiudere con questo assunto: il tiro da tre punti fa vincere molte partite ma ne fa perdere, alla luce dei fatti, più o meno altrettante.

ALDO OBERTO

Per ulteriori approfondimenti e curiosità sugli stili di gioco delle squadre vi rimando al sito www.lavagnatecnica.it