C’è modo e modo …..

…..di guardare una partita di basket. Sono idealmente seduto a bordo campo a fianco dei miei due nipotini, ai quali – senza prevaricare sui loro gusti attuali (a soli 7 anni prediligono il calcio e non me ne faccio una ragione) e indirizzarli verso lo sport che amo in modo totale e incondizionato – cerco di spiegare loro i fondamentali del basket con l’intento di far scoprire la sue basi e – perché no, facendomi prendere la mano – alcune sfumature del gioco.

Senza, sia ben inteso, la presunzione di insegnare qualcosa a qualcuno, ma con il solo intento di fornire qualche suggerimento, qualche spunto e qualche dettaglio che spero utili per capire meglio e, quindi, apprezzare di più, ai vicini di posto, riporto i commenti più comuni al alcune situazioni di gioco estendendoli così a chi vorrà scoprire qualche segreto.

Per di più, i playoff sono vicini e sulla scena dovrebbero comparire– il condizionale è d’obbligo, pena il concreto rischio di una scottatura permanente – attori protagonisti, attori non protagonisti ma capaci di interpretazioni di qualità elevata, comparse chiamate per isolati e preziosi camei.

E allora, perché non gustare soltanto la schiacciata perentoria, la stoppata intimidatoria, l’assist imprevedibile e buttare l’occhio anche su momenti e situazioni di gioco che rendono ancor più godibili le partite? Non si pretende di portare lo spettatore a rivestire il ruolo di allenatore (passione italica, il calcio insegna) – quello lo lasciamo a chi siede in panchina e, spesso, ha le sue gatte da pelare – bensì rendere globalmente più piacevole lo spettacolo per chi siede sulle tribune e che, pagando il biglietto, ne ha pieno diritto.

Può nascere spontaneamente una domanda: “Perché devo prestare attenzione a tutto ciò?” La risposta è: “Come sempre, la conoscenza è alla base del miglioramento.”

Non ci vuole molto, basta prestare maggiore attenzione, senza nulla togliere al modo di seguire una partita, a come si muovono i singoli giocatori e a come le loro iniziative confluiscono e si integrano nel gioco di squadra, lo rendono fluido, concreto, produttivo e, per il piacere degli occhi, gradevole. Si tratta, molto semplicemente, di non lasciare scorrere il gioco supinamente, bensì di individuare e riconoscere le sue peculiarità intrinseche e apprezzarle o criticarle (perché no, capita spesso, le occasioni non sono poche) maggiormente, di scoprire meglio le ragioni di vittorie e sconfitte, del perché, al di là dei punti segnati o concessi all’avversaria, una squadra ha vinto o perso.

Cosa fare, allora, per raggiungere questo obiettivo?

Un breve elenco – non esaustivo e integrabile a piacere, interesse e volontà – di momenti di gioco e dei fondamentali connessi permette di raggiungerlo.

1. Gli occhi sul pallone.

Quanti giocatori abbassano gli occhi sul pallone quando palleggiano, per spostarlo da un punto all’altro del campo o per penetrare a canestro, perdendo così il controllo visivo di ciò che accade intorno a loro e facendo pagare alla propria squadra serie conseguenze?

2. L’uso dei piedi.

Può far ridere, ma il basket si gioca anche con i piedi. Basta verificare quante infrazioni di passi sono connesse ad un loro uso scorretto o quanti punti maturano dal loro corretto impiego sotto canestro.

3. L’esecuzione dei passaggi.

Per tecnica, puntualità e precisione. Come incide sulla circolazione del pallone e sulla fluidità dell’attacco?

4. I tiri.

La loro selezione, la preparazione e la successiva tecnica di esecuzione sono determinanti per il loro buon esito.

5. L’esecuzione degli scivolamenti difensivi.

Come sono controllati il movimento del pallone e le rotazioni/tagli degli attaccanti senza palla?

6. La posizione difensiva.

Sul palleggiatore e la copertura delle aree di competenza.

7. Il tempestivo intervento sul tiratore.

Il tiro è ostacolato correttamente o il difensore è fuori equilibrio e commette frequentemente fallo.

8. Il tagliafuori.

Il difensore assume una posizione solida, difficile da aggirare e tiene alle spalle l’attaccante che tenta il recupero del pallone?

9. Esecuzione.

Come eseguono, per tempi e modi, le manovre offensive e difensive le squadre in campo?

(Derivazione questa delle varie voci di competenza precedenti).

Questi punti – come altri di non minore importanza non citati ma immediatamente individuabili, nei casi meno semplici, con il crescere della conoscenza del gioco – indicano in modo chiaro particolarità individuali, dettagli di come ogni giocatore concorre, in maggiore o minore misura, al buon esito delle manovre offensive e difensive (non si deve mai dimenticare, sembra banale metterlo in rilievo, ma non guasta, che il gioco di squadra è emanazione diretta della preparazione individuale dei giocatori).

E’ possibile che, al termine di un incontro seguito con le modalità indicate, possa sorgere da parte di uno spettatore medio – senza offesa, per carità – la domanda: “Ma che partita hai visto?” In questo caso, sono sufficienti poche spiegazioni e tutto è chiaro.

In conclusione, non me ne voglia il lettore per l’artificio iniziale dei due bambini, pur vero nella realtà. Quello è stato il “giochino” che mi ha dato lo spunto per iniziare, non certo l’intenzione di considerare chi legge un fanciullo. Lo spirito e l’intento che hanno animato la scrittura di questo articolo, lo ripeto, sono stati semplicemente quelli di contribuire ad una maggiore e più piacevole comprensione del gioco. Confido di esserci riuscito e chissà che qualche lettore, oggi o nel prossimo futuro, non si trovi nelle vesti di zio o di nonno a fianco di due nipotini ai quali far conoscere e apprezzare lo sport che ama di più.

ALDO OBERTO

Per ulteriori approfondimenti e curiosità sugli stili di gioco delle squadre si rimanda al sito www.lavagnatecnica.it