Se ci sei, batti un colpo 

I playoff bussano alla porta ed è legittimo aspettarsi un significativo incremento della qualità del gioco. La fase regolare del campionato ha messo in evidenza tutta la gamma di problemi che assillano il basket nostrano ed è auspicabile che, almeno quello giocato, si riprenda il ruolo che gli compete e mostri il suo volto migliore.

 

Nel corso della stagione si è riscontrato un degrado del gioco, una modestia da cancellare, un appiattimento, una omogeneità e una ripetitività, pick and roll in primis, che rendono prevedibili, perché scadenti, opzioni offensive spesso involute e scelte difensive inadeguate.

Accusata speciale – bonariamente, ma non troppo – l’esecuzione. Eh sì, perché è venuto il momento in cui l’esecuzione – la messa in pratica delle manovre offensive e difensive – torni ad impossessarsi del ruolo che le compete, a manifestarsi e a riverberare sul gioco delle squadre i suoi benefici, indiscussi e indiscutibili effetti.

Un grande coach del basketball – sì, basketball, perché se diciamo basket a un americano ci consegna un cesto idoneo a raccogliere frutta, verdura o altro ancora, di certo non pensa alla pallacanestro –, ai complimenti rivoltigli per aver ideato e messo a punto un attacco di alta qualità ed efficacia risponde che “non è la validità di ciò che ho messo sulla carta ma la sua esecuzione che conta”. Il coach è Tex Winter e l’attacco è l’arcinoto “Triple Post Offense”, più noto come “Attacco Triangolo”.

Vero è che in quel di Chicago e di Los Angeles, alla corte di Phil Jackson e di Tex – non il ranger amico degli indiani, ma il coach appena citato – c’erano un certo Michael Jordan e un certo Kobe Bryant a dare, con il consistente contributo di altri eccellenti giocatori, un concreto apporto alla produttività dell’attacco, ma proprio ciò evidenzia la rilevante importanza dell’esecuzione, sia essa di un gioco collettivo che di un movimento individuale.

Un grande del passato, Martin Luther King, aveva un sogno, un grande sogno, tuttora in gran parte lontano dalla sua realizzazione (era il 28 agosto 1963, Washington D.C.). Non appaia irriverente l’accostamento a contenuti assai più nobili e profondi, ma sognare fa bene, non causa danni, infonde fiducia e speranza anche per cose assai più banali. E allora, perché non sognare che, a cominciare proprio dai play off, l’esecuzione non si riappropri del suo ruolo benefico e ricominci a distribuire qualità, quella qualità che da qualche tempo spesso latita e che fa saltuariamente capolino nel corso delle partite.

La gamma dei sogni è ampia e l’elenco che segue non è esaustivo, può essere integrato a volontà e discrezione del lettore purché l’intento sia quello di riportare il basket (senza ball, per noi va bene così) dal sogno alla realtà, da un livello medio-basso a uno medio-alto.

Che bello sarebbe:

  • Vedere manovre offensive fluide, per ritmo e modalità esecutive, anziché ristagnanti nelle secche causate da movimenti scorretti, scelte imprecise, ricicli del gioco. Quindi, buona circolazione del pallone favorita dall’esecuzione di passaggi efficaci e tempestivi, da tagli e adeguamenti coerenti. In altre parole: vedere i giocatori al posto giusto nel momento giusto.
  • Assistere al ritorno del contropiede lanciato da immediate e precise aperture favorite dal lavoro preparatorio di tagliafuori efficaci, controllo dei rimbalzi, assunzione delle posizioni idonee a favorire il soprannumero, lo sviluppo e, di conseguenza, la conclusione.
  • Non vedere palleggi insistiti, palloni “pompati” oltre misura che, oltre che al citato riciclo del gioco, possono concorrere a causare l’infrazione di 24” e consentono alla difesa di controllare con maggiore attenzione lo sviluppo dell’azione avversaria, di adeguare le posizioni con più facilità, di portare una maggiore pressione difensiva e di causare errori quali il passaggio sbagliato o un tiro forzato dai pochi secondi rimasti.
  • Non vedere, non soltanto per l’appena citata causa, tiri forzati, provocati da scelte affrettate o, peggio, immotivate, da situazioni di gioco diversamente gestibili o da presunte minacce causate da una cattiva lettura delle situazioni in essere.
  • Non vedere, per contro, giocatori che rinunciano a tiri da prendere senza esitazione optando per un passaggio a compagni in posizioni ritenute migliori e più favorevoli (vedasi l’ormai ricorrente penetra e scarica caratterizzato dalla rinuncia ad un tiro pressoché certo – caso mai arriverebbe il fallo – in favore di un tiro da tre punti dall’esito incerto).
  • Vedere difese attente, capaci di intaccare e imporre il ritmo offensivo, di non subire le scelte avversarie e, quindi, di contrastare con successo le manovre d’attacco, di incepparle, di forzare errori e decisioni grazie ai corretti movimenti individuali e alla sincronicità di quelli collettivi senza patire adeguamenti di posizione ritardati.
  • Vedere in corso d’opera efficaci ed efficienti giochi a due capaci di aggiungersi all’ormai ricorrente, e per questo prevedibile, abuso del pick and roll. Ci sono tante situazioni che, generate da semplici dai e vai, dai e cambia e dai e segui (si vedano i sacri testi del tempo che fu), possono sorprendere le difese e intaccarne la solidità.

Se qualcuno di questi sogni si avverasse sarebbe un grande vantaggio per il nostro basket, per l suo presente e per il suo futuro.

In chiusura, last but not least, una deviazione dal tema, in piena regola con il nome della rubrica, un fuori schema. E’ un argomento delicato, un sogno per eccellenza, di difficile trasformazione in realtà per le diverse componenti che lo rendono controverso: il tifo contro. Utopia? Certamente, ma quanto sarebbe bello – e che passo in avanti – sentire i tifosi incitare e applaudire i propri beniamini anziché insultare gli avversari o non sentire più cori fra tifoserie, o anche verso squadre terze impegnate su altri campi, che minacciano eventi luttuosi e danni materiali. Sarebbe bello sì, ma resterà un sogno? (Quasi) certamente sì.

ALDO OBERTO 

Per ulteriori approfondimenti e curiosità sugli stili di gioco delle squadre si rimanda al sito www.lavagnatecnica.it