Ancora tu…ma non dovevamo vederci piu? Questo refrain di Lucio Battisti ben si adatta alla finale scudetto 2013, che vede impegnata ancora Siena. Nonostante in molti avessero pronosticato e fantasticato su altre finaliste, la squadra di Banchi è riuscita ancora una volta a confermarsi in lotta per il settimo scudetto consecutivo. L’avversaria è Roma e vien da dire “meno male” visto che almeno una delle squadre che dal punto di vista qualitativo ha espresso una delle migliori pallacanestro della stagione, fino in fondo è arrivata.
Flavio-Suardi

Si tratta di due squadre “con le palle” e questi playoff lo hanno ampiamente dimostrato. Roma ha ribaltato la sua serie addirittura al Pianella, mentre Siena, dopo aver perso gara-6, ha saputo andarsi a prendere la finale nella bolgia di Masnago. Una semifinale che avrebbe dovuto avere un epilogo diverso, soprattutto dal punto di vista del pubblico, che ha degenerato negli ultimi secondi di gara lanciando in campo di tutto e nel post partita, andando a prendersela con il telecronista della Rai Edi Dembinski.

Facce strane, quella sera a Masnago, diverse da quelle del solito pubblico caldo ma sempre corretto che ha seguito la squadra per tutto l’anno. Facce “da calcio”, non da pallacanestro e soprattutto atteggiamenti che nei nostri palazzetti non si vedevano da anni. La vita del telecronista è durissima da questo punto di vista, e a Sky ne sanno qualcosa, visto che per anni hanno dovuto subire maldicenze di ogni genere. Tutto per un’orrida questione di tifo. Quando si comincerà a capire che il giornalista cerca di fare il proprio lavoro senza parteggiare per una o l’altra parte in causa, sarà sempre troppo tardi. La pallacanestro non ha bisogno di queste persone.

Una preghiera che sa di appello accorato per la finale che va a cominciare. Vorremmo vedere arbitraggi di livello. Gli arbitri italiani in grado di garantirli ci sono. Che vengano mandati tutti a dirigere queste partite, senza se e senza ma. E che provino a mettersi, lo ribadiamo ancora una volta, la mano sul cuore e il fischietto in tasca quando stanno per far volare tecnici senza senso. Vedere un arbitro che segnala un fallo al tavolo e il collega che va a monitorare la reazione del giocatore sanzionato con tanto di ansia da tecnico, è una cosa che eviteremmo volentieri di vedere. L’arbitro non è, o non dovrebbe essere, un vigile urbano o un semplice tutore dell’ordine, ma è, o dovrebbe essere uno dei protagonisti (sicuramente in tono minore rispetto ai giocatori) della partita. E soprattutto è, o dovrebbe essere, in grado di capire il grado di adrenalina, frustrazione o nervosismo che un giocatore sta vivendo.

Flavio Suardi