LA FINALE, NOTE A MARGINE
Geri De Rosa 

Alla fine, come ci auguravamo su queste pagine, ha vinto la migliore e ha vinto strameritatamente, in maniera molto più netta del 4-1 finale. Parliamoci chiaro: nel corso della serie c’è stato anche un solo attimo in cui qualcuno ha pensato che Milano potesse battere Siena? Sinceramente no, anche nei migliori momenti dell’EA7, quasi tutti dovuti a cali dell’avversario e mai a concrete dimostrazioni di forza dell’Olimpia. Considerazioni, queste, che suggeriscono alcune note a margine:

1. L’autentico dominatore della stagione è stato Simone Pianigiani, capace di stravincere ancora con una squadra più vecchia, con tanti acciacchi ed equivoci tattici. Fantastico è stato il modo in cui è riuscito, con il suo staff, a nascondere i problemi e a valorizzare quanto i giocatori potevano dare.

2. Quell’anima che Milano aveva tirato fuori nella fase finale della regular season e in parte dei playoff, quella che ha avvicinato la città alla sua squadra di basket, quella che ha permesso di riempire il Forum due volte nel giro di tre giorni, di martedi e di giovedi, in finale si è vista pochissimo. La dimostrazione? Siena ha vinto gara 3 e gara 5 grazie ai rimbalzi d’attacco, proprio dove quest’anno era più debole, proprio dove ha perso i quarti di Eurolega e poteva perdere anche lo scudetto.

3. Shaun Stonerook resta unico: corre e salta di meno ma vede le cose prima, ha male alla schiena, alle ginocchia e ai tendini, passa i post-partita immerso nel ghiaccio però è sempre al posto giusto in attacco e in difesa. L’MVP della serie scudetto è stato lui, più di McCalebb e Lavrinovic.

4. Ioannis Bouroussis è indubbiamente un grande giocatore, è la sua carriera a dirlo, però è stata la vera palla al piede dell’EA7. Quanto ti rende in attacco non pareggia mai quanto concede in difesa: la sua lentezza è stato il perno dei piani partita del Montepaschi, il punto di partenza su cui Siena ha costruito la vittoria. Non male come scelta per chi ha impostato questo nuovo ciclo con l’obiettivo di battere Lavrinovic e compagni. In un sistema come quello di Siena, Bouroussis avrebbe giocato quanto Lechthaler.

5. Non l’ha notato nessuno ma Fabio Facchini non poteva annullare il canestro di Fotsis in gara 5. L’arbitro può utilizzare l’Instant Replay solo se il tempo si ferma. C’è una sola eccezione: si può consultare l’I.R. alla prima palla morta solo per valutare se un tiro è da 2 o 3 punti, non certo per vedere se è arrivato entro i 24 secondi. In questo caso, infatti, si interviene sul corso naturale della partita: Fotsis ha segnato, il tempo non si è fermato, Siena è andata avanti a giocare e ha fatto anche un canestro. Non si può annullare il canestro di Fotsis se nel frattempo è successo altro. La cosa più sconvolgente però è che nessuno se ne sia accorto (panchina di Milano compresa), a ormai otto anni dall’introduzione dell’I.R.

6. Scusate la digressione calcistica ma a Monaco, dopo la finale di Champions, la premiazione l’ha fatta Platini o è stato Abramovich a consegnare le medaglie ai giocatori? A occhio direi che ha fatto tutto Platini, in seno alla UEFA decisamente più rappresentativo di Abramovich. E a Siena? Chi ha premiato i giocatori del MPS? Renzi era sul palco ma a braccia conserte…

7. La distanza fra Siena è Milano si è ridotta, su questo non c’è dubbio. Ma si è ridotta perché l’EA7 ha fatto dei passi in avanti o perché il MPS ha fatto dei passi indietro? Ci sentiamo a settembre per la risposta, fate i compiti…

GERI DE ROSA