In occasione del derby tra Stella Rossa e Partizan e del torneo giovanile dell’Eurolega Dailybasket ha effettuato un reportage alla scoperta del basket slavo,  con una sortita anche nella città di Kragujevac per il match di Lega Adriatica tra il Radnicki e il Cedevita Zagabria. 

Per scoprire i veri Balcani e le radici del basket slavo risulta imprescindibile una tappa a Belgrado almeno una volta nella vita. Situata su un terreno collinare e costeggiata dal Danubio e la Sava, con i suoi 1.200.000 abitanti Belgrado costituisce l’unica vera metropoli dell’Ex Jugoslavia, ed ultima roccaforte di quel panismo slavo foriero del sanguinoso conflitto che ha squarciato la penisola balcanica nei primi anni ’90.

Una vista panoramica di Belgrado sulla confluenza tra il Danubio e la Sava (foto: Davide Bortoluzzi)

Una vista panoramica di Belgrado lungo la Sava (foto: Davide Bortoluzzi)

La Serbia, un paese dove i salari medi sono inferiori a 400 euro mensili ma il costo della vita è decisamente superiore, l’economia reale non va di pari passo con quella ufficiale. Ne consegue una corruzione imperante in molti settori, specie nella pubblica amministrazione e nella sanità, dove il simbolo del dollaro apre più di qualche corsia preferenziale. Le ristrettezze economiche aguzzano però l’ingegno e così nella creatività e dal senso di collettività nascono le soluzioni a molti problemi della vita quotidiana, garantendo quell’extra reddito necessario alla sussistenza di molte famiglie.

 Belgrado costituisce un vero melting pot sociale, con un’urbanizzazione crescente e la distonica alternanza di quartieri esclusivi come Vracar, o Dedinje, dove sorgono le ville dei plutocrati retaggio del vecchio regime e numerose residenze diplomatiche, o lo splendido Dorcol, cuore pulsante della nightlife belgradese, e quartieri “dormitorio” come Banovo Brdo, dalla tipica architettura degli anni della cortina di ferro, fino a vere e proprie baraccopoli. Un’urbanizzazione che vede nello sviluppo di Novi Beograd, sorta a partire dalla fine della seconda guerra mondiale sulla riva sinistra della Sava, centro economico e finanziario della città, ed avamposto di un’economia globalizzata in una città ed un paese che fa fatica a rialzarsi dalle conseguenze post belliche.

Campetti nella fortezza di Kalemegdan

Ma Belgrado è anche una città che vive e respira pallacanestro, con i playground all’aperto nella fortezza di Kalemegdan ed una vista mozzafiato sulla confluenza tra la Sava ed il Danubio, o il famoso Hala Pionir, teatro di alcune delle pagine più gloriose del basket balcanico. Nell’ultimo weekend di febbraio la città è stata anche la “capitale virtuale” della pallacanestro giovanile europea, avendo ospitato l’ultima tappa dei tornei di qualificazione juniores dell’eurolega (Roma, Barcellona e Kaunas le altre) e motivo principale di questo reportage oltre al derby tra Stella Rossa e Partizan.

IL NIKE INTERNATIONAL JUNIOR TOURNAMENT E LE STRUTTURE DELL’FMP

La quarta ed ultima tappa del Nike International Junior Tournament organizzato dall’eurolega si è tenuto a Belgrado tra il 21 ed il 23 febbraio,  presso le strutture che la Stella Rossa ha ereditato dall’FMP nel 2011. Situato nel quartiere periferico di Banovo Brdo, si tratta di un complesso senza eguali nell’intera area balcanica, con due palestre, foresteria e scuola per i giovani atleti delle giovanili della Stella Rossa.  Da quando la squadra ha assorbito l’FMP Belgrado gli investimenti del settore giovanile biancorosso da parte del presidente Neboisa Covic sembrano pagare, stante la vittoria del torneo proprio da parte dei padroni di casa in finale contro i francesi dell’INSEP. Vojislav Stojanovic, potente play/guardia di 195 centimetri del 1997 e Stefan Lazarevic, atletica ala piccola di 2 metri del 1996 hanno guidato un team profondo e rodato alla vittoria finale, che ha letteralmente surclassato la concorrenza con una difesa zone press degna dei migliori team di Rick Pitino.

Il giovane talento della stella rossa Stojanovic. Fonte: Euroleague

Il giovane talento della stella rossa Stojanovic. Fonte: Euroleague

Al secondo posto appunto l’INSEP, la squadra dell’istituto superiore di educazione fisica francese, che ogni anno cerca di costruire i nuovi Parker e Diaw. Stella della squadra Stephane Gombauld, atletica ala di 202 cm classe 1997 dai movimenti felpati e dalla mano educata, che sta lentamente evolvendo al ruolo di ala piccola ampliando il proprio range di tiro. Grazie al talento fisico e alla mobilità ha dominato i propri pari età, trascinando i compagni in finale dopo le prime due sconfitte iniziali. Il Cedevita Zagabria presentava il maggior numero di prospetti, tutti della classe 1997 croata, probabilmente la migliore in Europa nonostante il mediocre sesto posto conquistato quest’estate agli Europei Under 16.

Il primo è Dragan Bender, ala di 212 cm dotato di incredibile mobilità e capacità di passaggio fuori dal comune per un giocatore del suo ruolo, con le potenzialità di avere un impatto superiore anche a Dario Saric se saprà lavorare sulle lacune fisico tecniche, in particolare il tiro. Il secondo è Lovro Mazalin, ala di 205 cm con un gioco rifinito e completo, già nel roster attivo della prima squadra e probabilmente il miglior giocatore d’Europa della sua età. Il terzo è Ante Zizic, centro di 212 centimetri, dotato di ottimi fondamentali e rimbalzista fenomenale, destinato a recitare ruoli importanti in Europa in un futuro nemmeno tanto lontano. Il giocatore rivelazione del torneo è stato però sicuramente Radovan Dokovic, playmaker di 2 metri del 1996 con una visione di gioco e delle capacità di passaggio strepitose. Gioca con il Mega Vizura, squadra controllata da Beo Basket, potentissima agenzia di  Misko Raznatovic, che vanta tra le sue fila la maggior parte dei big Balcanici, su tutti Nikola Pekovic, Vasilis Spanoulis, Nemanja Nedovic ed Emir Preldzic, ed il prossimo anno sarà sicuramente aggiunto al roster della prima squadra in Lega Adriatica.

 KRAGUJEVAC: FIAT E RADNICKI

Con i suoi 180.000 abitanti Kragujevac è la quarta città della Serbia come dimensioni, oltre che il principale polo industriale e sede della FIAT Automobili Srbija. Il gruppo industriale italiano ha acquisito nel 2008 la maggioranza della proprietà dello stabilimento della Zastava, noto marchio che fin dagli anni ’50 ha prodotto per il mercato serbo modelli analoghi a quelli del Lingotto, anche se con una denominazione differente. L’influenza del colosso Italiano si vede fin dall’ingresso nella periferia della città, con un’enorme scultura raffigurante il simbolo della FIAT in una delle rotonde che danno accesso al centro cittadino. Lo stabilimento da lavoro a quasi 4000 persone, con salari pari a un quinto di quelli italiani e pagati parzialmente dal governo serbo in seguito agli accordi del 2008, con un approccio alla politica industriale sinistramente simile a quanto messo in atto nel nostro paese.

Hala Jezero a Kragujevac (foto: Davide Bortoluzzi)

Hala Jezero a Kragujevac (foto: Davide Bortoluzzi)

Ma Kragujevac è anche sede del KK Radnicki, club di recente formazione (fondato nel 1994 a Vrsac) e trasferitosi solo nel 2009 a Kragujevac in seguito ai problemi economici dello sponsor principale. Sabato sera alla Hala Jezero, vetusto palazzone da 5500 posti, c’è in programma il match di Lega Adriatica tra i locali, che vantano un roster composto praticamente solo da giocatori serbi, e la corazzata Cedevita Zagabria di coach Repesa. 300 km in macchina nei paesaggi bucolici della Serbia centrale per vedere, in compagnia di almeno 10 scout NBA, Jusuf Nurkic all’opera. Centro di 211 centimetri e 130 chili di peso con piedi da ballerino e mani educate, il ventenne bosniaco Nurkic è uno dei prospetti Europei più interessanti del momento e probabile scelta al primo giro al prossimo draft NBA. Nella comoda passeggiata dei suoi compagni sui locali il nostro sciorina una prestazione da 16 punti e 15 rimbalzi in soli 20 minuti in campo, aiutando non poco le proprie credenziali in vista del prossimo giugno.

Il “DERBY ETERNO”

Dopo le finali del NIJT il piatto forte del weekend prevede il match di Lega Adriatica della settimana, una rivalità storica, il “derby eterno” della città di Belgrado tra Partizan e Stella Rossa, giocato all’Hala Pionir, una delle “Mecche” del basket Europeo. La rivalità stracittadina ha origine nel secondo dopoguerra, con la Stella Rossa, club della polizia, ed il Partizan, club dell’esercito,  a prendere le redini della storica rivalità tra il BSK Belgrado e l’SK Yugoslavia. Ma la rivalità è soprattutto tra le tifoserie, i Delije della Stella Rossa, termine di derivazione ottomana dal significato simile alla parola “eroi”, ed i Grobari, ovvero i becchini del Partizan, così chiamati per la somiglianza della divisa a quella degli onesti lavoratori cimiteriali. Delle tifoserie, i Delije e i Grobari  dove il nazionalismo sfora nel fanatismo, e la battaglia per la patria raggiunge dei limiti parossistici che travalicano lo sport, sfociando nella politica. Un esempio in questo senso è Željko Ražnatović, conosciuto dal pubblico internazionale come “la Tigre Arkan”, ex leader dei supporter della Stella Rossa, successivamente a capo delle milizie mercenarie durante il conflitto nei Balcani, ed autore di crimini contro l’umanità. Arkan reclutò in maniera massiva da entrambe le sponde del tifo, facendo leva appunto sui sentimenti ultra nazionalistici che li contraddistinguono.

Tifosi della Stella Rossa (foto: Davide Bortoluzzi)

Tifosi della Stella Rossa (foto: Davide Bortoluzzi)

Già un paio d’ore prima dell’incontro il Pionir è circondato da gendarmi in assetto antisommossa, nonostante l’assenza delle frange più facinorose dei Delije, che hanno deciso di boicottare tutte le gare di Lega Adriatica della propria squadra, non riconoscendosi in un campionato che abbraccia tutti i team della penisola Balcanica. La Stella Rossa gioca in casa ed i suoi supporter occupano la maggior parte degli 8000 posti del Pionir, tuttavia almeno un migliaio di Grobari del Partizan sono stipati in un settore del palazzo, circondati da un cordone sicurezza e da uno spazio lasciato appositamente vuoto.  L’atmosfera si scalda con il passare di minuti ed il palazzetto a riempirsi progressivamente, fino a raggiungere l’ebollizione al momento della palla a due.

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A pochi minuti dalla palla a due del derby del Pionir (foto: Davide Bortoluzzi)

La Stella Rossa parte a razzo, trascinata dall’improbabile eroe di giornata Jaka Blazic – 19 punti per lui alla fine e top scorer dell’incontro – con il Partizan a rintuzzare il passivo cercando di mantenersi in linea di galleggiamento. Gli ospiti bianconeri schierano Sasha Pavlovic all’esordio casalingo, ma l’ex NBA deve ancora togliersi  parecchia ruggine di dosso dopo gli anni passati a fare lo specialista, e poco riesce ad incidere in una gara per definizione atipica e giocata sui nervi. Nella ripresa il Partizan ha una reazione d’orgoglio con Tepic a segnare a ripetizione dalla media e lunga distanza permettendo ai ragazzi di Vujosevic di rintuzzare quasi completamente il passivo. In campo iniziano a volare accendini e monete, rendendo il Pionir un catino infuocato degno di un girone infernale. Fortunatamente per tutti i giornalisti presenti Charles Jenkins entra in modalità killer instinct, costruendo il parziale rivelatosi decisivo ai fini del risultato finale. La Stella Rossa conquista la vittoria 63-57, con i giocatori festeggiati dai propri tifosi sotto la curva.

Per quest’anno la Stella Rossa è padrona della città, in attesa delle prossime sfide nel campionato serbo e nelle finali di Lega Adriatica, dopotutto si tratta pur sempre di un “derby eterno”.