rivalryTo Hate Like This Is To Be Happy Forever di Will Blythe ed. Harper Collins $24.95

odio[ò-dio] s.m. (pl. odi)

• Sentimento di avversione, rifiuto e ripugnanza verso qlco. o, più spesso, di livore, astio e malanimo verso qlcu.; estens. antipatia: un o. furioso

In Europa sappiamo bene cos’è l’Odio, lo abbiamo vissuto e metabolizzato nei nostri secoli di storia fra invasioni di popoli nemici e la difficile convivenza fra razze, quell’odio che provocava la grande Milano alleata col Papa che invadeva e razziava la piccola e ribelle Como alleata all’imperatore l’abbiamo importato nello sport e così i canturini odiano i milanesi e viceversa, i torinisti odiano gli juventini, chi gioca nel Tavernerio non sopporta quelli del Lipomo e così via. A volte, a nostro avviso troppo spesso, questo sentimento così umano sfocia nell’irrazionale violenza, solo verbale quando va bene…

Ma negli giovani States cos’è l’odio sportivo? Si chiama “Rivalry” e ve ne sono di antiche e profonde: i Boston Celtics vs i Los Angeles Lakers,  i New York Yankes vs i Boston Red Sox nel baseball ma le più grandi traggono linfa nei college qui potete leggere quante sono http://en.wikipedia.org/wiki/College_rivalry#United_States

Quelle nella Big Ten e nella Big 12 sono formidabili e tutti, ma proprio tutti odiano la squadra di Football di Notre Dame, ma la numero uno è lei: North Carolina contro Duke.

Il giornalista Will Blythe è nato a Chapel Hill, crescendo orgogliosamente nell’odio per i Blue Devils poi si è trasferito a New York City ma non ha dimenticato le proprie abitudini per le quali ogni partita dei Tar Heels è gioia e sofferenza e veder perdere Duke è forse ancor più importante, i suoi dolori durante i derby davanti alla tv sono mal sopportati ed incompresi dalla moglie ma Will tira avanti nonostante i suoi brontolii.

crazy towel guy

crazy towel guy

Poi decide di tornare alle sue radici, to the South a scavare alla base del suo odio, intervistando giocatori di entrambe le parti, gli allenatori, approcciandosi all’emblema del avversione ovvero Christian Laettner riuscendo persino a trovare simpatici i giocatori e gli studenti di Duke (pur con notevole fatica interiore), intervistando personaggi che vivono la rivalry in maniera grottesca come Crazy Towel Guy pittoresco tifoso dei Blue Devils che suona la carica del Cameron Indoor Stadium facendo roteare i suoi asciugamani.

Giungendo ad una conclusione che magari sconvolge chi non vive le rivalità ma che troviamo naturale e bella: l’odio sportivo (quando non si sfocia nella violenza, cosa peraltro inconcepibile per gli standard americani) è cosa buona e giusta. Si alla sana rivalità sportiva che ti fa soffrire e gioire No alla violenza in ogni sua forma.

Se non avete in previsione un viaggio negli Stati Uniti potete ordinarlo tramite Amazon od il sito di Barnes & Noble, se volete andare alle radici della rivalità più calda d’America va letto e conservato gelosamente nella vostra biblioteca.