David Andersen, MVP della coppa

UPS

David Andersen (ala/centro, Montepaschi Siena): il fattore decisivo della finale ed in generale di tutta la manifestazione è stato l’australiano della Mens Sana, novello figliol prodigo ritornato in terra toscana dopo il titolo del 2004. Insieme a Ksystof Lavrinovic è stato una vera e propria spina nel fianco della Bennet, risultando semplicemente immarcabile per qualsiasi lungo brianzolo. La sua stazza e la sua mobilità sono un’arma illegale in questo momento nel campionato italiano, con lui su questi livelli battere Siena è una missione molto vicina all’impossibile.

Il PalaOlimpico

Final Eight di Coppa Italia: nonostante alcuni aspetti discutibili di cui parliamo sotto, queste Final Eight torinesi meritano una promozione sotto molti punti di vista. Basket spesso di alto livello (tattico più che tecnico), incontri avvincenti almeno in semifinale, un impianto splendido, una copertura completa sul web ed in televisione (pur se molti, ne siamo certi, avrebbero volentieri consegnato il microfono a Pozzecco e Bianchini risparmiandosi le interruzioni del “pittoresco” Francica Nava e gli imbarazzanti interventi di Jeanene Fox, ragazza certamente intelligente ma non un’intenditrice costretta di tanto in tanto a dire la sua in un goffo italiano), orari azzeccati per non sovrapporsi al calcio e nemmeno alla NBA. Insomma, c’è molto da migliorare, ma la strada intrapresa è quella giusta.

Luca Dalmonte

Scavolini Siviglia Pesaro: all’appuntamento con le Final Eight di Coppa Italia, i biancorossi si confermano squadra potenzialmente da primi cinque posti in campionato.  Regolata in scioltezza la deludente Reyer, hanno messo in difficoltà Cantù pur esprimendosi con la dovuta intensità solamente negli ultimi 15′ di gara. Ed è proprio questo il fattore su cui la Vuelle dovrà lavorare, al fine di estendere all’intera durata dell’incontro il potenziale dei vari Hackett, Jones e Cusin. Da migliorare le scelte di gioco di Hickman e White, da destinare maggiormente a beneficio del collettivo, ma il valido coach Dalmonte saprà cosa fare.

Nicolò Melli

Alessandro Gentile e Nicolò Melli (ali, EA7 Emporio Armani Milano): se Milano – in un certo senso – ha fatto meglio di chiunque altro in queste Final Eight, portando Siena quasi all’ultimo tiro, i meriti non vanno suddivisi solamente tra Rocca, Fotsis e Hairston. In precedenza, infatti, quando l’Olimpia sembrava sull’orlo del KO, sono stati i due azzurrini biancorossi a dare la scossa alla squadra, con canestri, rimbalzi e tante piccole cose sui due lati del campo che hanno ribaltato l’inerzia di una gara che sembrava decisa. Il figlio del grande Nando, poi, si è lasciato andare ad una leggerezza su Twitter che potrebbe far storcere qualche naso, ma ciò che il 19enne campano ed il 21enne reggiano hanno fatto sul parquet, pur insufficiente a battere il Montepaschi, rimane l’emblema dell’orgoglio e della grinta di cui ha bisogno la squadra di Sergio Scariolo.

Manuchar Markoishvili (foto R. Caruso)

Manuchar Markoishvili (guardia/ala, Bennet Cantù): dopo averlo visto “scomparire” in finale (2 punti e -1 di valutazione), risulta difficile comprendere una menzione positiva per l’ala georgiana di Cantù. Ma il fantastico quarto di finale, in cui ha annullato Marques Green e segnato 22 punti in 25 minuti, a cui vanno aggiunti i 15 punti e 6 rimbalzi della semifinale, non può che portare ad un bilancio positivo delle sue Final Eight. Markoishvili, peraltro, non è certo l’unico canturino ad essere uscito ridimensionato dalla sfida contro Siena, ma siamo certi che in un’eventuale serie di playoff non cadrà nello stesso errore.

Michele Antonutti

Michele Antonutti (ala, Trenkwalder Reggio Emilia) e James Thomas (centro, Givova Scafati): giocatori letteralmente da categoria superiore in forza alle capolista Reggio Emilia e Scafati, che contribuiscono ancora alle vittorie di giornata delle proprie formazioni. Il 26enne  nativo di Udine, lasciata Montegranaro dove giocava poco e non aveva la fiducia dal coach, in due giornate con l’ambiziosa Trenkwalder mette entusiasmo ed un a doppia doppia che marchia a fuoco l’importante match promozione contro la Sigma Barcellona. Per lui solo 12 punti ma ben 10 rimbalzi, 2 recuperi e 6 falli subiti per un ottimo 21 di valutazione. Numeri da protagonista in una gara dal punteggio basso dove i suoi ne segnano solo 63 in 40 minuti. Il lungo di coach Griccioli, invece, dimostra anche a Faenza quanto “illegale” sia nella seconda lega italiana. Muscoli, spazi perfetti dentro l’area oltre alla solita intimidazione che rendono improponibile l’accesso al canestro facile per i giocatori avversari. Molto intelligente anche il 28enne nativo di Shenectady,  ambientatosi perfettamente in Legadue dopo aver calcato parquet ben più prestigiosi anche in Eurolega.

DOWNS

Fabio Facchini

Arbitri delle semifinali: per un arbitro, si sa, il miglior pregio è la “trasparenza”, ovvero la capacità di arbitrare un match senza farsi minimamente notare. Così era stato l’arbitraggio delle due semifinali fino alle fasi conclusive (pur se in Siena-Milano qualche decisione dubbia c’era stata), ma poi, in entrambe, è successo qualcosa di determinante. Nella prima, la giacca grigia meno “trasparente” della Serie A, Fabio Facchini, ha colpito ancora decidendo di fischiare un’infrazione di 5 secondi a Bremer (peraltro con un conteggio che è sembrato molto fiscale) a mezzo minuto dalla fine con il punteggio in perfetta parità, solamente l’ultimo di una lunga serie di “fischi” che nella sua carriera lo hanno visto influire pesantemente sull’esito di numerosi incontri con chiamate “coraggiose”. Nella seconda (arbitri Lamonica, Sahin e Tola), con Pesaro tornata orgogliosamente in gara, prima White si è visto fischiare un dubbio antisportivo su Shermadini, poi, sulla successiva rimessa canturina, Hackett si è visto attribuire un secondo antisportivo per un fallo commesso prima della rimessa, altra chiamata che, se non errata, si può definire quantomeno esagerata ed avulsa dalla situazione. Siamo certi che non solo giocatori e tecnici, ma anche i tifosi di entrambe le fazioni, nei finali di partita, preferirebbero vedere segnare o sbagliare i dieci protagonisti in campo piuttosto che vedere comparire un undicesimo, dodicesimo o tredicesimo protagonista inaspettato. Così come siamo certi che, come dimostrato in finale, il Montepaschi non abbia bisogno di alcuna “spintarella” per raggiungere i traguardi che si prefissa.
A tutto questo, parlando di arbitri, va aggiunto il brutto episodio occorso ad uno dei nostri corrispondenti sul campo di Faenza.

Andrea Mazzon (foto R. Caruso)

Umana Reyer Venezia: da una matricola terribile priva di pressioni ci saremmo aspettati tutt’altro spirito e atteggiamento in queste Final Eight. I ragazzi di Andrea Mazzon sono invece entrati in campo con scarsa intensità e concentrazione, specie sul piano difensivo, venendo letteralmente asfaltati dalla Scavolini Pesaro. L’assenza di Tommy Fantoni non è sufficiente a giustificare una prova ampiamente sotto le aspettative che ha deluso tifosi ed addetti ai lavori. Domenica prossima in casa la Reyer è attesa ad una controprova importante nella rivincita casalinga proprio contro la Scavolini.

Prezzi dei biglietti delle Final Eight: alla faccia della crisi! La Legabasket parla di un successo di pubblico, ed in termini generali non si può negare che sia stato così (quasi 7500 spettatori per la finale), ma a ben guardare, in una città affamata di basket come Torino, metà palasport è rimasto vuoto anche per la finale nonostante la presenza massiccia di canturini e senesi, mentre in Spagna si infrangeva ogni record con una media di quasi 14000 spettatori di media nell’intera manifestazione. E’ vero, hanno pesato i tre incontri giocati dai padroni di casa del Barcelona, ma il problema non sta certo tutto qui: 30 € per assistere alla finale in gradinata, 43 € in tribuna non numerata, entrata gratuita solamente fino ai 3 anni di età… Cifre che, unite alla copertura televisiva ed all’appeal non così forte che sembra avere la nostra pallacanestro attualmente, tracciano un quadro agrodolce del fine settimana torinese.

Servizio di netcasting live della Legabasket: aggiornamenti in ritardo, cronometro errato o approssimativo, addirittura interi quarti senza aggiornamenti (secondo tempo di Siena-Sassari, giovedì). C’è chi si vanta che il servizio di rilevazione statistica in diretta del sito della Legabasket sia secondo solamente a quello della NBA, ma è evidente da anni che sia invece indietro anni luce rispetto agli analoghi servizi utilizzati, ad esempio, da Eurolega e campionato spagnolo. Almeno un aggiornamento affidabile e costante, però, dovrebbe essere garantito, dal momento che si tratta di una delle singole voci più onerose del bilancio delle leghe, a maggior ragione in occasioni importanti come le Final Eight di coppa. E per non essere da meno, anche il servizio di netcasting della Legadue nell’ultimo fine settimana ha offerto “perle” come quella visibile nell’immagine, secondo cui nell’incontro tra Brescia e Pistoia, terminato 80-85, nessuno dei giocatori scesi in campo ha “sporcato” il tabellino.

Alberto Martellossi

Tezenis Verona: momento nero per gli uomini di coach Martellossi, che  escono con un pugno di mosche dalle due trasferte di Imola e Sant’Antimo. Quello che più preoccupa in casa gialloblu è che una formazione nata per ambire a traguardi importanti con un budget di alto livello e che ha già sostituito l’allenatore, non riesca ad aprire una striscia di vittorie consecutive. La dirigenza è anche immediatamente corsa ai ripari causa l’infortunio di Edwards, ma mai in stagione Verona ha dimostrato di poter risalire la china. Complice un amalgama di gioco discutibile, West e compagni hanno impressionato veramente solo nella vittoria casalinga contro Reggio Emilia, per poi perdere con Brescia ancora tra le mura amiche dando il là alla coppia di trasferte poco fortunate. La Tezenis è ora al decimo posto ancora vicina al treno playoff, ma per poter agguantare chi le sta davanti sarà fondamentale ritrovare cuore ed attributi che ad alcuni dei protagonisti della formazione veneta sembrano aver smarrito.