Andrea Cinciarini (foto F.Pozzati 2014)

Andrea Cinciarini durante le Final Four di Eurochallenge (foto F.Pozzati 2014)

Con Andrea Cinciarini terminiamo la mini rassegna di interviste di basket realizzate in stagione da Vanni Zagnoli. Questi sono passi di una chiacchierata con il condottiero della Reggiana pubblicata a gennaio da La Gazzetta di Reggio (ovviamente con qualche ritocco di attualità) dopo il suo massimo in carriera, contro Novo Mesto: in Eurochallenge, il play azzurro aveva stabilito il massimo di punti (27), contornato da 8 assist. Ora, con una squadra zeppa di azzurri del presente e del futuro (a lui, Antonutti, Della Valle, Cervi, Pini e Mussini si è aggiunto Achille Polonara), si appresta a disputare un’altra stagione da protagonista in biancorosso.

“E’ il nostro capobranco – racconta coach Massimiliano Menettie quando i risultati non arrivano ci sta male, come tutti. Si è costruito con volontà e ambizione. Quando vuole arrivare su un obiettivo, nulla può fermarlo. Anzi a volte eccede in determinazione”.

Andrea, il suo primo pensiero è per due compagni…
“Per Riccardo Cervi. Quest’anno è migliorato tantissimo, in area cancella tutti, è davvero una presenza. E poi per Matteo Frassineti, grande persona e professionista serio: si è sempre allenato in silenzio, l’esempio dev’essere lui”.

Il suo high career erano 23 punti nella gara-7 dei playoff, a Roma, un anno fa.
“Sono il playmaker, la continuazione di coach Max Menetti in campo e allora ci sono partite in cui devi prenderti meno tiri e passare di più la palla, perchè i giocatori sono in ritmo”.

Cinciarini in conferenza stampa con coach Menetti

Cinciarini in conferenza stampa con coach Menetti

Può diventare la sua miglior stagione?
“A Reggio mi trovo bene, mi ha voluto coach Menetti. Abbiamo un bellissimo rapporto, anche con la società. E con i compagni mi intendo a meraviglia. In qualsiasi squadra vada, mi trovo bene, specialmente nella Grissin Bon, perchè qui gioco veramente libero. Ho ambizioni, voglio puntare al massimo e gioco ogni partita come fosse l’ultima. Desidero portare Reggio il più in alto possibile, i dirigenti mi hanno voluto e cercato. Sul parquet provo a ricambiare in base a quanto loro hanno dato a me, ingaggiandomi due anni fa”.

I biancorossi possono centrare un mini triplete dal sapore calcistico? Per esempio una tripla semifinale: in coppa Italia, in Europa e nei playoff?
“La parola ambizione non deve trarre in inganno, vogliamo arrivare dove possiamo, cercando di vincere ogni partita. Che siano quarti, semifinali o playoff. Serve il massimo dell’energia per 40′, a prescindere”.

La Grissin Bon poi è arrivata in semifinale di coppa Italia, si è aggiudicata l’Eurochallenge, mentre nei playoff è uscita nei quarti con Siena, con grandi rammarichi, per il fischio dell’arbitro Biggi contro Silins, in gara-4.

La federazione ha rinunciato a chiedere la wildcard per i campionati mondiali di basket in Spagna. Da primattore azzurro è deluso?
“Disputare i mondiali a 28 anni sarebbe stato bello. Il presidente Gianni Petrucci ha compiuto una scelta etica, servivano troppi soldi. Sono dispiaciuto, ripartiamo dalle qualificazioni agli europei, magari per qualificarci alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016”.

Daniele Cinciarini (foto F.Stefanini)

Daniele Cinciarini (foto F.Stefanini)

Com’è la sfida al fratello Daniele (appena passato a Pistoia, ndr)?
“Sono stato capitano a Montegranaro per tre stagioni. E’ una gara interessante, sono in vantaggio io per 8-2. Lui ha tre anni in più, è stato in nazionale prima di me, con il ct Carlo Recalcati”.

Quali idoli avete?
“Per me sono Derrick Rose dei Chicago Bulls, Steve Nash dei Los Angeles Lakers. Daniele ha il tiratore Ray Allen (Miami Heat). Abbiamo un buon rapporto”.

Avete mai giocato assieme?
“Solo in Nazionale, cinque anni fa ai giochi del Mediterraneo. Arrivammo quarti appunto con Recalcati, che all’epoca mi impiegò da titolare”.

Rappresenta il totem del basket italiano, in pista ininterrottamente da 51 anni. Da giocatore finì a Parma e poi iniziò subito ad allenare.
“E’ super. Mi ha insegnato a gestire la squadra, a tenerla in mano, tantopiù che anche Charlie era playmaker”.