Joe Ragland, in penetrazione contro Kalnietis (Savino Paolella 2016)

Joe Ragland, in penetrazione contro Kalnietis (Savino Paolella 2016)

Era la finale che buona parte degli addetti ai lavori aveva pronosticato prima ancora che iniziasse la manifestazione. Il perfetto antipasto di quella che potrebbe essere una finale scudetto, se i valori dovessero rimanere invariati. Ma il campionato è ancora lungo e di sorprese ce ne possono essere veramente tante, anche se per certi versi sembra quasi che manchi solo da capire chi sarà la vera avversaria di Milano. Concetto ripetuto diverse volte, soprattutto dagli allenatori avversari, nel corso di questa 3 giorni in cui abbiamo assistito ad una full immersion cestistica come accade di rado. Coach Jasmin Repesa si è trovato a partire da una situazione di difficoltà ad inizio campionato, a causa di infortuni di vario genere e di risultati che solo in parte hanno soddisfatto le aspettative, in uno scenario in cui ora è costretto a decidere chi lasciare fuori per via della profondità della panchina. Anche il concetto di qualità deve essere analizzato. L’Olimpia può schierare diversi quintetti senza perdere di qualità oltre un certo margine, elemento che in pochissimi, se non nessuno, possono vantare.
Per quanto Avellino sia riuscita a fare quel che di buono hanno visto tutti, non è bastato per reggere lo scontro con la squadra che qualche settimana fa sono riusciti a sconfiggere sullo stesso parquet della Final Eight. Vero è anche che la Sidigas, e lo dirà anche Repesa in conferenza stampa, non è abituata a giocare più partite nell’arco di pochi giorni. La qualità degli avversari e il numero di match disputati sono stati una variabile con cui ci si è dovuti confrontare per forza di cose.

Rakim Sanders con la schiacciata, MVP della partita (Savino Paolella 2016)

Rakim Sanders con la schiacciata, MVP della partita (Savino Paolella 2016)

Venezia e Cremona, con tutto il rispetto per queste due squadre, non sono Reggio Emilia e Trento. La Reyer si trova in uno stato di difficoltà molto elevato e Cremona, per quanto possa essere in alto in classifica, ha dei limiti strutturali che sono emersi senza pietà. Diverso il discorso per la Grissin Bon e la Dolomiti Energia, incapaci di superare, rispettivamente, una situazione infortuni complessa e un’incapacità nell’essere pericolosi dalla lunga. Non sono le uniche pecche di queste due squadre, brave a giocarsela fino alla fine contro la squadra di coach Sacripanti, ma questi due limiti sono stati fin troppo evidenti per lasciare tutto al caso.
A livello di parziali, Avellino ha avuto la meglio su Milano nel secondo e nel terzo quarto, ma il gap accumulato nel primo quarto dagli uomini di Repesa è risultato fatale nell’economia della gara. Vittoria di 6 punti, ma manifestazione di potenza sicuramente di maggior portata. Rakim Sanders ha dimostrato di spostare gli equilibri come in pochi sanno fare, utilizzando fisico e tecnica al servizio della squadra. Cinciarini è salito di livello in queste Final Eight, ma è un concetto da non ricondurre solo ed esclusivamente alla percentuale al tiro decisamente più alta rispetto ai suoi standard, bensì alla globalità delle sue prestazioni. Milan Macvan è la vera costante di questo roster, fattore già messo in luce in campionato e nelle competizioni europee. La solidità di Jenkins è uno di quegli elementi che sta funzionando da collante, bravo ad alternare una difesa competente ad una efficacia offensiva sempre di buon livello. Non sono gli unici che si sono contraddistinti in questa tre giorni, sennò non sarebbe bastato per portare a casa un titolo che l’Olimpia desiderava fortemente, ma di sicuro hanno influito molto per il raggiungimento di questo obiettivo.

Riccardo Cervi in appoggio, mentre beffa la difesa di Milano (Savino Paolella 2016)

Riccardo Cervi in appoggio, mentre beffa la difesa di Milano (Savino Paolella 2016)

L’impatto della coppia Cervi-Buva, in alternanza tra di loro, non ha dato gli stessi esiti visti con Trento, ma è qualcosa che si può definire normale. Considerando le assenze di Barac e Batista, significa che Milano è riuscita a contenere i danni che potevano creare loro vicino a canestro. Nunnally ha messo a segno 25 punti e ha portato a casa un 30 di valutazione, dimostrando quanto Avellino necessiti di prestazioni così da lui, ma che senza l’apporto del resto della squadra rischia di avere incidere solo relativamente al raggiungimento del risultato. Anche Leunen è sembrato poco lucido in diversi frangenti, ma questo è un problema che non ha afflitto solo il giocatore che ha deciso con un suo tiro l’incontro di regular season tra queste due squadre. Green e Ragland non hanno interpretato la gara nel migliore dei modi, quando invece sono stati di grande utilità nei quarti ed in semifinale, e Veikalas non può essere sempre il killer visto contro Reggio Emilia nel match del venerdì.

Charles Jenkins, con la tripla dall'angolo (Savino Paolella 2016)

Charles Jenkins, con la tripla dall’angolo (Savino Paolella 2016)

È stato un bellissimo banco di prova per entrambe le formazioni, come lo è stato per le altre sei partecipanti che hanno abbandonato la competizione da sconfitte, chi ai quarti e chi in semifinale. Perché buone parte delle squadre che vi hanno partecipato non si sono poste limiti, com’è giusto che sia, ma hanno dovuto fare i conti con chi aveva più fame di loro e, soprattutto, con chi era meglio attrezzata. Giusti i complimenti di Sacripanti per la forza di Milano e giusti i complimenti di Repesa per l’intelligenza con cui è composto e sviluppato il roster di Avellino. Ma, questa volta, ha avuto la meglio la voglia di riportare il trofeo a Milano, davanti alla propria gente, non dimenticando l’enorme folla accorsa da Avellino per sostenere la squadra irpina. È già tempo di pensare al campionato e agli impegni europei, perché questo sport non regala tempo per godere dei successi, ma pretende che il giorno dopo si ritorni in palestra per dimostrare che ciò che è stato conquistato lo si deve meritare in pieno. Senza sconti.