Valerio Bianchini

Valerio Bianchini, doppio ex, anticipa i temi della sfida di domenica contro Roma

Il mondo del basket non ti chiama “Vate” per niente e non celebra a caso intelligenza e ironia parecchio superiori alla media. Così la battuta di Valerio Bianchini (foto Blitz) arriva tagliente e gelida come il Blizzard, il vento che sta assiderando il nostro Stivale.

«Qui a Roma, ormai, mi manca solo la famosa “Tenda Rossa”, quella dell’altrettanto celebre Generale Nobile perché siamo sepolti sotto una coltre di “ben” cinque centimetri di neve. Evidentemente nella Capitale, dentro e fuori dal basket, è sempre emergenza…».

Alla Cimberio interessa solo quella che riguarda l’Acea e la domanda è d’obbligo: quali, a suo parere, le ragioni dell’ennesima emergenza giallorossa?
«Premessa: in questi anni i responsabili della società romana, se il riferimento è rivolto a investimenti e passione, non hanno lesinato gli sforzi, anzi. Basta dare un’occhiata agli organici delle ultime stagioni per comprendere come alla Virtus siano passati alcuni tra i migliori allenatori d’Europa – Repesa, Pesic, Bucchi, Boniciolli, Caja solo per citare i più noti – e alcune stelle di prima grandezza. Purtroppo, la mancanza di un’ampia progettualità e soprattutto la pochissima pazienza hanno sistematicamente fatto a pezzi i programmi stilati e approvati durante l’estate. Di fronte alle prime difficoltà la Virtus, anziché credere e puntare forte sul lavoro svolto, ha quasi sempre ritenuto fosse meglio cambiar tutto: allenatori, giocatori e strategie ripartendo ogni volta da capo. In altri termini: troppe rivoluzioni e poca chiarezza d’idee, mentre in un basket che già di suo sconta una precarietà fisiologica, sarebbe importante dare solidità e continuità operando, eventualmente, cambiamenti mirati. A Roma, è un dato di fatto, non è mai successo. Eppure…».

Eppure?
«A Roma, piazza che ama la pallacanestro, basterebbe poco per scaldare gli animi. I tifosi capitolini più che nomi e lustrini senz’anima vorrebbero una squadra che lotta, si sbatte, che gioca con cuore e orgoglio per la maglia».

Adesso, invece, che succede?
«Accade che al posto di coach Lardo sia stato piazzato il suo assistente Calvani: una scelta che, quanto meno, significa continuità tecnica. Al nuovo allenatore toccheranno due compiti gravosi. Primo: ricompattare la squadra cercando di mettere al centro del discorso il clima dello spogliatoio. Non facile in una città che per dimensioni agevola la dispersione dei rapporti. Roma è diametralmente opposta a Varese, Cantù, Montegranaro, Biella: realtà piccole, in cui tutti ti riconoscono identificandoti come “quelli della pallacanestro”. Secondo: Calvani dovrà convincere i suoi prodi a darci dentro in difesa, facendo capire al gruppo che l’unico modo per risalire sarà sacrificarsi là dietro. Insomma, vedremo se Calvani sarà in grado di confermare il vecchio adagio: “Scopa nuova, scopa bene”».

Che cosa conosce di Varese?
«Come tutti gli appassionati, sto seguendo con attenzione il nuovo corso societario imboccato dai varesini e – commenta l’ex coach biancorosso – credo che Varese stia proponendo qualcosa di molto interessante e, forse, replicabile su larga scala. Tecnicamente, invece, vedo una squadra quadrata, costruita con idee solide e guidata con mano ferma dal coach Carlo Recalcati che, mi fa piacere sottolinearlo, è l’unico tecnico over 60 del nostro campionato».

Pronostico per domenica?
«Me ne guardo bene dal farlo e, attendendo una partita molto equilibrata, mi limito a dire che Roma dovrà stare attenta alle difese a zona della Cimberio, mentre Varese dovrà limitare l’atletismo e la fisicità dei giocatori romani. Le chiavi del match saranno queste».


Massimo Turconi - La Prealpina