(Foto Savino Paolella © 2012)

Aradori in Nazionale 2012 (Foto Savino Paolella © 2012)

FOLGARIA – Prima che la nazionale partisse per Trento per affrontare il primo test dall’inizio del raduno, Pietro Aradori ci ha concesso qualche minuto per parlare della sua esperienza in nazionale e a Siena e del suo approdo a Cantù.

Pietro, dopo questi primi giorni di raduno, quali sono le tue sensazioni?
Be’, sensazioni belle, positive, siamo un bel gruppo, stiamo bene insieme, ed è una cosa che conta in una situazione come questa, in cui siamo a contatto praticamente 24 ore su 24 per quasi due mesi. Ci stiamo allenando bene, stiamo caricando ma abbiamo anche già iniziato a giocare. Direi che non si poteva iniziare in maniera migliore.

Quali sono le prospettive di questa estate azzurra, sia per te che per la squadra?
L’obiettivo, ovviamente, è quello di qualificarsi sul campo, cosa che non era avvenuta due anni fa, anche per dare una spinta alla situazione del basket italiano in generale; e un bel risultato è il modo migliore per farlo. Personalmente, stando a quello che mi ha detto il coach, sarò un punto di riferimento; poi certo, bisognerà vedere come andranno le cose.

Insomma, passi dalla mancata convocazione agli Europei dello scorso anno all’essere un punto di riferimento: un salto non da poco.
Vi spiego: lo scorso anno avevo detto io al coach che preferivo rimanere a Siena a lavorare sui miei difetti e sulle mie carenze. Ne avevo parlato a Siena, prima con il presidente, e poi a Pianigiani, che non ha avuto niente in contrario perché, come mi disse, il mio ruolo in nazionale sarebbe stato marginale, e quindi ho preferito così.

Aradori scherza con Pianigiani durante un allenamento a Folgaria

A proposito di Pianigiani: c’è differenza tra l’allenatore di Siena e il coach della nazionale?
Sì, la principale differenza è che in nazionale prende più in mano la situazione, mentre a Siena lasciava fare molto agli assistenti.

Come mai hai scelto di andare via da Siena, e come mai hai scelto Cantù?
Mah, via da Siena semplicemente perché non rientravo nei piani di coach Banchi, che ne ha parlato con il presidente Minucci, il quale a sua volta l’ha comunicato a me. Dal canto mio, ho scelto Cantù perché son convinto che sia una società di altissimo livello. Io sono contentissimo di questa scelta e non vedo l’ora di cominciare. Voglio rimanere ad alto livello e voglio lo stesso per la società, sia in Italia che, speriamo, anche in Europa, in cui si parte molto presto con le qualificazioni per l’Eurolega e quindi sono carico al massimo per iniziare.

Non hai quindi vissuto come una sorta di “bocciatura” il fatto che Siena, che in un certo senso sta rifondando la squadra, non abbia trattenuto uno dei migliori giovani italiani disponibili?
No, assolutamente; anzi, per me è meglio così. Ricomincio in un ambiente nuovo, in una società che punta tanto su di me e in una piazza favolosa come Cantù: direi che è la situazione migliore per me.

Con Siena che pare avviata a rifondare abbastanza radicalmente e con Milano protagonista di un mercato piuttosto aggressivo, pensi che cambino gli equilibri del campionato?
Io penso che la grande favorita per la prossima stagione sia Milano, per la squadra che ha costruito e per aver dato continuità al progetto iniziato l’anno scorso: sono loro la squadra da battere. Poi però sul campo può succedere di tutto; noi punteremo a mettere i bastoni tra le ruote a Milano in primis, visto che è anche un derby, e in generale a fare un campionato il migliore possibile.

Da ex milanese, hai un po’ il dente avvelenato?
No no, assolutamente. Son passati tanti anni, sono stato molto bene nel mio periodo a Milano e quindi non ho proprio il dente avvelenato. Certamente la sentirò come partita, perché è un derby, ma niente di più.